“All’Italia serve un Presidente che sappia unire il Paese”

Il comunicato finale del Consiglio permanente della Cei presentato dal segretario mons. Russo. I timori per l’Ucraina. L’attenzione ai giovani

Presidente
I lavori del Consiglio permanente della Cei Ph: Cristian Gennari/Siciliani

La crisi in Ucraina e l’elezione del Presidente della Repubblica, la situazione dei giovani e la pandemia, il prossimo convegno di Firenze sul Mediterraneo e il cammino sinodale. Non sono certamente mancati i temi al Consiglio Episcopale Permanente della Cei. I lavori si sono svolti a Roma, dal 24 al 26 gennaio, sotto la guida del cardinale Bassetti, arcivescovo di Perugia e presidente della Cei.

Il segretario generale mons. Stefano Russo ha illustrato in conferenza stampa i contenuti del comunicato finale. Aderendo all’invito del Santo Padre, che ha indetto per il 26 gennaio una Giornata di preghiera perché prevalgano le ragioni del dialogo e il bene supremo della pace sia salvaguardato, i Vescovi hanno aperto l’ultima giornata dei lavori con la celebrazione della Santa Messa per la pace nell’amata terra ucraina.

L’angoscia per l’Ucraina

Il cardinale presidente è tornato a esprimere la sua angoscia per i “rumori di guerra che echeggiano intorno a noi” e per l’ipotesi avanzata dai governanti di imboccare “strade senza ritorno”. “Uniti a Papa Francesco, che domenica scorsa ha fatto sentire forte la sua voce perché il Signore ci salvi dalla guerra e doni ai reggitori dei popoli la forza di scegliere la via della collaborazione, anche noi – ha affermato – invochiamo il Signore nostro Gesù Cristo, principe della pace, e la Vergine Santissima, particolarmente venerata in Ucraina nella Basilica della Madre di Dio di Zarvanytsia, perché ci sia risparmiato un terribile flagello”.

L’elezione del Presidente

La sessione invernale del Consiglio Permanente è coincisa con l’avvio delle votazioni per eleggere il Presidente della Repubblica. I vescovi hanno espresso l’auspicio che il Parlamento sappia cogliere il desiderio di unità espresso dal Paese. L’esempio di Sergio Mattarella, come uomo e statista, è un punto di riferimento nelle scelte che devono essere compiute alla luce della Costituzione. Rispondendo a una domanda su questo argomento, mons. Russo ha affermato che l’identikit del candidato ideale è quello tracciato dal cardinale Bassetti nell’introduzione, ovvero “una figura di garanzia, che in questo tempo particolare, ma non solo, sia capace, come Mattarella, di favorire e lavorare per l’unità del paese perché è un tempo in cui abbiamo bisogno di camminare insieme”.

I giovani

Durante i lavori, i Vescovi si sono concentrati sull’analisi della realtà odierna. In questa delicata fase per la vita sociale del Paese, ma anche di fermento per le comunità ecclesiali, “appare decisivo non risparmiare le energie e la creatività per creare un coinvolgimento più ampio possibile. Un ruolo decisivo possono giocarlo i giovani e i laici”. In quest’ottica, il Consiglio Permanente si è confrontato sulla specificità dei ministeri del lettorato, dell’accolitato e del catechista.


Parlando del “ritiro sociale” dei giovani dalla vita anche delle parrocchie, mons. Russo ha parlato delle “difficoltà delle famiglie nel mettere in sicurezza i figli con tutto ciò che ne deriva”. Considera “apprezzabile lo sforzo a livello generale di cercare di mantenere in presenza momenti di confronto e dialogo, a partire dalla scuola”. Per quanto riguarda la vita della Chiesa, ha riconosciuto che le difficoltà non nascono con la pandemia. Tuttavia, “c’è un tempo di ripresa, si stanno vivendo esperienze significative e dove viene messa in campo attenzione, vediamo risposte positive dei giovani, che hanno voglia di ritrovarsi e sentirsi protagonisti”. Va in questa direzione l’incontro “del Lunedì dell’Angelo con il Papa in piazza S. Pietro”.

Eutanasia e abusi

Ancora una volta i vescovi hanno espresso preoccupazione per l’iniziativa referendaria che punta a liberalizzare l’omicidio del consenziente. Ribadito l’impegno a implementare e rafforzare l’azione di tutela contro la piaga degli abusi. Russo ha risposto a chi chiedeva come mai la Chiesa italiana non abbia fatto alcuna indagine sul modello di quella francese o della diocesi di Monaco. “La Chiesa italiana sta facendo un lavoro molto serio nella costituzione di una rete che metta al primo posto l’attenzione alla persona, in particolare alle vittime”.

Una rete sul territorio che vede un vescovo delegato, incaricati diocesani e in ogni diocesi un centro di ascolto. Questo significa “prossimità alle vittime. In Italia ci sono 227 diocesi e oltre 25.500 parrocchie, qualora i vescovi dovessero decidere di realizzare un’indagine faranno in modo che sia significativa. Ci interessa puntare alla qualità, se ci fosse necessitò di dati vogliamo che siano più attendibili possibile”.

L’incontro di Firenze

Per quanto riguarda il convegno di Firenze “Mediterraneo frontiera di pace”, in programma dal 23 al 27 febbraio, ci sarà prossimamente una conferenza stampa di presentazione. Per ora hanno aderito una cinquantina di vescovi. Russo ha affermato che prelati e sindaci si confronteranno su una serie di temi prima separatamente e poi insieme.