Cantalamessa: “Il significato della conversione”

Il cardinale ha tenuto nell’Aula Paolo VI la prima delle quattro prediche di Quaresima destinate ai membri della Curia romana. Assente il Pontefice, impegnato negli esercizi quaresimali

Padre Raniero Cantalamessa
©️ Vatican Media

Il predicatore della Casa Pontificia, cardinale Raniero Cantalamessa, ha tenuto nell’Aula Paolo VI, per consentire il distanziamento imposto dalle restrizioni anti Covid, la prima Predica di Quaresima alla Curia Romana. Il tema scelto per le meditazioni quaresimali di quest’anno trae ispirazione da un versetto di Matteo: “Voi che dite che io sia? – Il dogma cristologico, fonte di luce e ispirazione”. Una riflessione profonda sul significato della conversione.

Come riferisce Vatican News, il cardinale cappuccino si è soffermato sul significato della frase che “inaugura” il periodo di preparazione alla Pasqua: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo”. Se prima di Gesù convertirsi significava “tornare indietro”, con Gesù il significato cambia e “non perché egli si diverta a cambiare i significati delle parole, ma perché, con la sua venuta, sono cambiate le cose. Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è venuto! Convertirsi, allora, non significa più tornare all’antica alleanza e all’osservanza della legge, ma significa piuttosto fare un balzo in avanti ed entrare nel Regno, afferrare la salvezza che è venuta agli uomini gratuitamente, per libera e sovrana iniziativa di Dio”.

Secondo Cantalamessa sono tre gli inviti evangelici a “una vera ‘conversione’, un cambiamento profondo nel modo di concepire i nostri rapporti con Dio”. Il primo esige “di passare dall’idea di un Dio che chiede, che ordina, che minaccia, alla idea di un Dio che viene a mani piene per darci lui tutto. È la conversione dalla ‘legge’ alla ‘grazia’ che stava tanto a cuore a S. Paolo”.

Poi il porporato si è soffermato sull’invito di Gesù a convertirsi e a diventare come bambini altrimenti “non entrerete nel regno dei cieli”. In questo caso occorre davvero tornare indietro. “Questa – osserva Cantalamessa – è la conversione di chi è entrato già nel regno, ha creduto al Vangelo, è da tempo al servizio di Cristo. È la nostra conversione!”. Bisogna “decentrarsi da se stessi e ricentrarsi su Cristo”. Significa “tornare al momento in cui scoprimmo di essere chiamati, al momento dell’ordinazione sacerdotale, della professione religiosa, o del primo vero incontro personale con Gesù. Quando dicevamo: ‘Dio solo basta!’ e ci credevamo”.

Il terzo invito alla conversione è quello contenuto nelle lettere dell’Apocalisse alle sette Chiese, legato in particolare al rischio della tiepidezza che emerge nel duro rimprovero alla Chiesa di Laodicea.

La conversione, tuttavia non è possibile da soli. Il predicatore pontificio ha così segnalato l’esortazione di S. Paolo: “Siate ferventi nello Spirito”. “Noi siamo eredi di una spiritualità che concepiva il cammino di perfezione secondo le tre tappe classiche: via purgativa, via illuminativa e via unitiva. In altre parole, bisogna esercitarsi a lungo nella rinuncia e nella mortificazione, prima di poter sperimentare il fervore”. Questo è ancora valido, afferma il cardinale, ma è anche indispensabile “il fervore dello Spirito per giungere alla mortificazione”.


Cantalamessa si chiede “come fare per riprendere questo ideale della sobria ebbrezza” spirituale frutto della Pentecoste “e incarnarlo nella presente situazione storica ed ecclesiale?”. Certamente sono indispensabili l’Eucaristia e le Scritture ma c’è una terza possibilità: il battesimo nello Spirito.

Il cardinale ha spiegato che si tratta di un rito compiuto all’interno del Rinnovamento Carismatico Cattolico, “che non ha nulla di esoterico, ma è fatto piuttosto di gesti di grande semplicità, calma e gioia, accompagnati da atteggiamenti di umiltà, di pentimento, di disponibilità a diventare bambini. L’interessato vi si prepara oltre che attraverso una buona confessione, partecipando a incontri di catechesi nei quali è rimesso in un contatto vivo e gioioso con le principali verità e realtà della fede”.

In questo modo è possibile riscoprire “che cosa significa avere ‘un rapporto personale’ con Gesù risorto e vivo”. Ma non è certo l’unica strada possibile: tanti arrivano a riscoprire il fervore grazie a un ritiro spirituale, a un incontro, a una lettura. “Il segreto è dire una volta ‘Vieni, Santo Spirito’, ma dirlo con tutto il cuore, lasciando libero lo Spirito di venire nel modo che vuole lui”.

Alla predica hanno assistito molti membri della Curia ma non il S. Padre, impegnato negli esercizi spirituali che quest’anno, causa pandemia, non si sono svolti ad Ariccia ma in Vaticano. Le successive prediche di Quaresima si terranno venerdì 5, 12, e 26 marzo.