Con “l’odore di pecora”
Un omaggio all'eredità di Papa Francesco e una riflessione sul profilo del nuovo Pontefice di cui il mondo ha bisogno: umile, accessibile e pieno di speranza

Per volere dell’amato Papa Francesco, la Chiesa cattolica è immersa nella celebrazione dell’Anno Santo o Anno Giubilare, dedicato alla riflessione, alla presa di decisioni e alle azioni concrete per la SPERANZA, in un mondo che si trova ad affrontare sfide serie.
Quest’anno è un’occasione propizia perché i credenti in Cristo, come Chiesa, siano “luce e sale” per il mondo, testimoniando la speranza, la Speranza che non delude e non muore mai: la nostra speranza, che è in Dio stesso, nel Dio della vita e della misericordia rivelato da Gesù e predicato – con gesti e parole – da Papa Francesco.
E quest’anno la SPERANZA chiama tutta la Chiesa a due eventi inaspettati: innanzitutto, la fine del pontificato e l’addio alla casa del padre di Papa Francesco, con un’eredità che riempie di speranza la Chiesa e il mondo.
In secondo luogo, un altro motivo che ci riempie di speranza è la riunione dei cardinali della Chiesa per l’elezione del nuovo Papa, capo politico dello Stato del Vaticano o Santa Sede, ma soprattutto guida nella fede dei cattolici del mondo e guida spirituale dell’umanità.
Il prossimo 7 maggio inizieranno le sessioni elettive ha porte chiuse per la nomina del successore di Francesco sulla Sede di Pietro e come Vescovo di Roma.
In questo tempo di scommesse e speculazioni su quale cardinale sarà designato come nuovo Papa, permettetemi di ricordare e sottolineare alcuni tratti che – a mio avviso – il nuovo Papa e il suo ministero petrino dovrebbero possedere, come condizioni per contribuire alla costruzione di spazi e tempi di speranza per la Chiesa e per il mondo.
Si tratta di aspetti delineati o condizionati fondamentalmente da tre istanze:
- La prima è l’identità e la permanenza che ogni pastore nella Chiesa deve avere con gli stessi tratti di Gesù, il Buon Pastore.
- La seconda, le sfide che il mondo pone al compito evangelizzatore della Chiesa.
- E in terzo luogo, i tratti che la Chiesa stessa, e soprattutto a partire dal Concilio Ecumenico Vaticano II, nel Decreto Christus Dominus (sul ministero pastorale dei vescovi), è andata delineando come profilo che deve avere la personalità e la missione di un vescovo nella Chiesa.
Una sintesi dei tratti che l’abbondante insegnamento della Chiesa sui vescovi degli ultimi decenni chiede ai vescovi, e il Papa è Vescovo di Roma, considera che: il vescovo – con i fatti e con le parole – deve essere un autentico discepolo del Vangelo che è Cristo stesso, padre e pastore, maestro, servitore del popolo di Dio, modello, testimone ed esempio di santità nella comunità di fede che presiede, promotore di unità, misericordioso e attento alle necessità di tutti, specie dei più bisognosi, capace di ascolto e di dialogo, capace di fortezza, pazienza e discernimento della volontà di Dio nei segni dei tempi.
Le recenti, imponenti manifestazioni di affetto e gratitudine che hanno accompagnato in tutto il mondo i funerali di Papa Francesco dimostrano che il mondo e la Chiesa hanno trovato nel pontificato del primo Papa gesuita e latinoamericano i tratti sopra descritti, in piena identità con Gesù Cristo stesso.
L’eredità di Papa Francesco, con la quale ha restituito credibilità all’essere e all’operare della Chiesa nella società e per la quale passa alla storia come un grande uomo, un santo cristiano e un grande pastore universale, è stata caratterizzata dalla sua umiltà naturale e spontanea e da una semplicità senza pose, dalla sua vicinanza a tutti, dalla sua compassione e dal suo speciale interesse per i più deboli e gli “scartati dalla società” (specialmente migranti, bambini, anziani, carcerati, ecc.), dal suo speciale senso dell’umorismo e dalla sua totale apertura al dialogo ecumenico con tutti, costruendo ponti, sempre alla ricerca della concordia, della fratellanza universale e della pace.
Francesco si preoccupò e focalizzò il suo ministero petrino sulle riforme interne alla Chiesa, con un’enfasi sulla missione e l’annuncio del Vangelo nelle periferie geografiche, umane e sociali, ricercando sempre l’inclusione e la sinodalità all’interno della Chiesa, per rispondere – ragionevolmente – alle sfide del mondo contemporaneo.
Questi tratti richiesti dal Magistero di ogni vescovo, tratti vissuti nel suo personalissimo stile e approccio da Papa Francesco, corrispondono alle sfide che la Chiesa si trova ad affrontare oggi da un mondo che ha urgente bisogno di leader autorevoli, con coerenza tra ciò che predicano e ciò che vivono, con coerenza tra fatti e parole.
Un mondo che ha urgente bisogno di segni di fratellanza e solidarietà, di compassione e misericordia, di potenza intesa come servizio. Un mondo che ha urgente bisogno di giustizia, equità e pace. Il mondo ha urgente bisogno di verità e vita in abbondanza. Un mondo che, tra progressi e conquiste tecnologiche ed economiche, deve prendersi cura in modo particolare dei più poveri. Un mondo, insomma, che ha urgente bisogno di segnali che ci riempiano di ragioni per continuare a credere, ad amare e a sperare.
La nostra speranza è riposta in Dio e nel suo Spirito Santo. Preghiamo affinché il prossimo Papa, custodendo la grande eredità di Francesco e “avendo il profumo delle pecore”, come lui stesso ha vissuto e pregato, possa guidare la barca di Pietro, in mezzo alle tempeste, lungo sentieri di verità e di unità, e possa essere un segno di speranza per tutta l’umanità.
Mario J. Paredes è il segretario della Fondazione Dr. Ramón Tallaj. La Fondazione Dr. Ramón Tallaj è un istituto senza scopo di lucro che fornisce borse di studio a studenti provenienti da famiglie a basso reddito ma con ottimi risultati accademici che desiderano intraprendere una carriera nel campo sanitario.
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