Convegno di Studio “La Santità Oggi”

Promosso dal Dicastero delle Cause dei Santi, 3-6 ottobre 2022

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Conferenza Stampa

Alle ore 11.30 di questa mattina, ha avuto luogo – in diretta streaming dalla Sala Stampa della Santa Sede – la Conferenza Stampa di presentazione del Convegno di Studio “La Santità Oggi” promosso dal Dicastero delle Cause dei Santi, che si svolgerà a Roma, presso Istituto Patristico Augustinianum, dal 3 al 6 ottobre 2022:

Sono intervenuti: l’Em.mo Card. Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi; S.E. Mons. Fabio Fabene, Arcivescovo Segretario del Dicastero delle Cause dei Santi; e la Prof.ssa Cecilia Costa, Docente di Sociologia dei processi culturali e Sociologia dell’educazione, Università degli Studi Roma Tre.

Ne riportiamo di seguito gli interventi:

Intervento dell’Em.mo Card. Marcello Semeraro

Quello della santità è un tema caro a Papa Francesco. Nel suo pontificato cresce sempre più il numero di Santi canonizzati ed egli stesso «sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo» ha scritto nel 2018 l’esortazione apostolica Gaudete et exsultate, proponendosi «di incarnarla nel contesto attuale, con i suoi rischi, le sue sfide e le sue opportunità» (n. 2). Il Convegno “La santità oggi” nasce dall’istanza di mettere in dialogo con il mondo attuale i temi su cui quotidianamente si porta avanti il lavoro per le Cause di beatificazione e canonizzazione. Non si tratta di un momento “alternativo”, né a quello che il Dicastero fa ogni giorno, né ai momenti di scambio e formazione che si organizzano e si tengono internamente. Organizzare un Convegno significa, per il Dicastero, assolvere un compito di indagine e di approfondimento, capace di coinvolgere esperti di teologia e spiritualità, di società e comunicazione, per svolgere in modo più completo il suo «servizio» (cf. Praedicate Evangelium, I,8 e II,1). Già in passato la Congregazione delle Cause dei Santi ha organizzato momenti di riflessione aperti a tutti, colloqui e simposi su temi specifici della santità canonizzata, quali questioni scientifiche – si pensi al Colloquium Medicorum del 1988 – o aspetti più spirituali – ad esempio, Eucaristia, Santità e Santificazione nell’anno 2000. L’intenzione è di rendere ora questi appuntamenti più regolari.

Compito del Dicastero non è quello di “gestire” la santità, ma di riconoscerla mediante specifiche e coordinate fasi di discernimento. Per questo si è scelto che il Convegno di quest’anno si focalizzi su due aspetti essenziali delle Cause di beatificazione e canonizzazione. Primo aspetto è quello della “fama di santità”, che deve essere accertata previamente all’istruzione di ogni Inchiesta diocesana su un Servo di Dio. La “fama di santità” combina insieme due sfumature: da un lato, la convinzione dei fedeli circa la santità di una persona, convinzione che nasce dalla percezione di una eccezionalità ed ha come conseguenza la richiesta di intercessione per le proprie o le necessità altrui; dall’altro, la capacità che tale eccezionalità risvegli nel Popolo di Dio la coscienza di essere tutti chiamati ad essere Santi: quella che il Concilio Vaticano II ha chiamato «universale vocazione alla santità» (LG, cap. V). La santità canonizzata, che propone alla Chiesa intercessori e modelli cui ispirarsi, ha prevalentemente questo fine: attraverso l’individuazione di figure esemplari, che superano il vissuto ordinario, richiamare i battezzati a vivere santamente la loro vita di ogni giorno. San John Henry Newman, nelle sue Preghiere e Meditazioni, proponeva così la sua Breve via di perfezione (27 sett. 1856): «Perfetto è colui, il quale fa in modo perfetto le sue azioni giornaliere, e per trovare la perfezione noi non abbiamo affatto bisogno di oltrepassare questi limiti».

Si collega a questo primo aspetto, il secondo tema su cui il Convegno intende soffermarsi. Si tratta di una riflessione sul senso della «eroicità» cristiana. La Chiesa ha custodito fin dai primi secoli anzitutto la memoria dei suoi martiri e poi anche dei suoi “confessori”, quali veri «eroi» della fede. Ora, si tratta di comprendere cosa significhi oggi eroicità, specialmente in relazione all’esercizio delle virtù, al martirio e all’offerta della vita. Scrive ancora il Concilio Vaticano II: «Nella vita di quelli che, sebbene partecipi della nostra natura umana, sono tuttavia più perfettamente trasformati nell’immagine di Cristo, Dio manifesta agli uomini in una viva luce la sua presenza e il suo volto». In Gaudete et exsultate Papa Francesco spiega che «nei processi di beatificazione e canonizzazione si prendono in considerazione i segni di eroicità nell’esercizio delle virtù, il sacrificio della vita nel martirio e anche i casi nei quali si sia verificata un’offerta della propria vita per gli altri, mantenuta fino alla morte. Questa donazione esprime un’imitazione esemplare di Cristo, ed è degna dell’ammirazione dei fedeli» (n. 5). Facile comprendere che una definizione dell’eroicità cristiana ha una risonanza tutta particolare nell’attuale contesto culturale, dove tanto spesso il relativo sembra prevalere sul vero e l’instabilità avere la meglio su qualsiasi coraggioso progetto di vita.

Auspico, dunque, di vero cuore che il nostro Convegno su “La santità oggi” segni un momento di riflessione importante sulle Cause di beatificazione e canonizzazione e questo non solo per il lavoro che il Dicastero svolge, ma anche per le ricadute che esso inevitabilmente ha per la coscienza credente del Popolo di Dio.

Intervento di S.E. Mons. Fabio Fabene

Il programma del Convengo si articola in quattro giornate, durante le quali sono previsti 11 interventi, 5 comunicazioni e 2 tavole rotonde. Prenderanno la parola, oltre al nostro Cardinale Prefetto e al sottoscritto, gli Ecc.mi Mons. Bruno Forte e Mons. Orazio Francesco Piazza. Interverranno inoltre religiosi e religiose, ma anche docenti universitari e personaggi della comunicazione. La conclusione del Convegno sarà l’Udienza con Papa Francesco, giovedì 6 ottobre.

Nel pomeriggio del 3 ottobre, dopo l’avvio dei lavori da parte di Sua Eminenza il Card. Semeraro, i lavori si concentreranno sul tema della santità e della santità oggi. La prolusione è stata affidata all’Arcivescovo di Chieti-Vasto. Prenderà poi la parola, insieme al Vescovo di Sessa Aurunca, il Dott. Marco Tarquinio, Direttore di Avvenire.

Le giornate seguenti si concentreranno sui due aspetti dell’eroicità cristiana (il 4 ottobre) e della fama di santità (il giorno 5).

Nella mattinata del primo giorno sono stati invitati ad intervenire 4 religiosi, tutti docenti universitari. Parleranno di come i Santi non si possano relegare al passato, ma siano una presenza costante nella vita della Chiesa; di come la santità sia una chiamata sempre urgente e una proposta decisiva per l’uomo di ogni epoca. Nello stesso tempo, si porrà l’attenzione sulle Beatitudini, così come ha fatto il Santo Padre dedicando una cospicua parte della Gaudete et exsultate ad una rilettura delle beatitudini secondo Matteo. Scrive Papa Francesco: «Le Beatitudini in nessun modo sono qualcosa di leggero o di superficiale; al contrario, possiamo viverle solamente se lo Spirito Santo ci pervade con tutta la sua potenza e ci libera dalla debolezza dell’egoismo, della pigrizia, dell’orgoglio» (n. 65).


La sessione pomeridiana prevederà tre momenti. Nel primo si indagherà il rapporto fra chiamata universale alla santità e santità canonizzabile. Nel secondo ci sarà un confronto fra la santità e due paradigmi culturali, cultura della vita e cultura dello scarto; di quest’ultimo tema si occuperà il Prof. Andrea Riccardi, Fondatore della Comunità di Sant’Egidio. Infine il Prof. Francesco Giorgino, docente di comunicazione alla LUISS Guido Carli di Roma, modererà la tavola rotonda con alcuni degli intervenuti.

Mercoledì 5 ottobre la giornata sarà dedicata ad approfondire il tema della fama di santità, con uno sguardo particolare alle nuove tecnologie e alle forme più attuali della comunicazione sociale. Non si può parlare oggi di “fama di santità” senza tenere conto del potenziale divulgativo dei nuovi strumenti, che sono diventati non solo disponibili ma anche sempre più popolari. Se da un lato essi possono artificiosamente creare una “fama”, per cui è necessario un attento discernimento, dall’altra parte conosciamo il contributo che, ad esempio, i social hanno nel diffondere idee, proporre modelli e suggerire ideali di vita. Lo sapeva un giovane come Carlo Acutis, divenuto Beato nel 2020, che ha messo al servizio del Vangelo la sua passione per i mezzi moderni di comunicazione; non a caso, si tratta di uno dei giovani Beati più famosi in tutto il mondo, conosciuto e venerato ovunque.

Al mattino saremo accompagnati dalle riflessioni della Prof.ssa Cecilia Costa, di Padre Federico Lombardi, S.J., già Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, e del Prof. Mario Morcellini.

Nel pomeriggio un teologo, un giornalista e la direttrice dei Musei Vaticani offriranno, ognuno per la propria specificità, tre diversi volti della fama di santità oggi. Seguirà quindi la tavola rotonda, moderata da Mons. Dario Viganò.

Si tratta di un programma intenso, che vorremmo non tanto esaurisse l’argomento, ma offrisse spunti per portare avanti lo studio e la riflessione su queste tematiche, che guidano il lavoro del Dicastero delle Cause dei Santi. Se dovessi cogliere un elemento trasversale di tutto il Convegno, mi pare che sia decisivo proprio il tema della cultura. La sfida è quella di trovare vie per le quali Chiesa e mondo possano condividere un codice religioso ed etico, di concetti e di esperienze. Mi viene sempre in mente una frase che San Paolo VI scrisse nell’Esortazione Apostolica Evangelii Nuntiandi al n. 20: «La rottura tra Vangelo e cultura è senza dubbio il dramma della nostra epoca». I Santi del nostro tempo, con la concretezza della loro testimonianza, di fatto contribuiscono a superare proprio quel drammatico divario. Il Dicastero delle Cause dei Santi, col suo lavoro quotidiano e con l’organizzazione di questo Convegno, vuole fare sua questa certezza.

Intervento della Prof.ssa Cecilia Costa

Ogni epoca ha proposto le proprie interpretazioni sulla vita e sulla morte, sul bene e sul male, sull’eternità e sulla verità. Ogni contesto storico ha generato i propri santi. Anche nella nostra modernità avanzata caratterizzata da una continua metamorfosi, da un’anoressia di significati, da un’eccedenza della tecnica e da un’accelerazione storica, c’è spazio per la santità. Un’epoca, la nostra, che, da un lato, offre ampie possibilità comunicative, tecnologiche e, dall’altro lato, produce delle disfunzioni socio-antropologiche, simbolico-valoriali, tanto che: la felicità si è contratta in mitologia del consumo; la fede è divenuta preferenza personale non vincolante; il tempo si riassume in un’unica dimensione a-crona, del qui ed ora; la libertà è intesa a ribasso come “diritto” di superare ogni limite, obbligo, regola.

Però, proprio nell’odierna crisi culturale, in cui si assiste alla scomposizione di ogni canone, assunto e verità, si rifà strada “l’anelito di infinito” (Card. Bergoglio); si è in ricerca di una speranza al di là del tempo e si ha bisogno di testimoni della fede, che manifestino questa speranza che va “oltre” l’orizzonte immanente (Spe salvi). Oggi, più che mai, c’è la necessità di santi, − che sono stati guerrieri, martiri, iniziatori di ordini monastici, vescovi, papi e, nella post-modernità, sono persone “della porta accanto” −, perché l’esempio della loro “pienezza di vita” può aiutare l’umanità contemporanea a riconciliare la secolarità del mondo con la radicalità del Vangelo (parafrasando S. Tommaso). Propria nella nostra complessità storica, arresa ad un umanesimo autosufficiente, si avverte l’importanza della presenza dei santi, perché essi sono gli interpreti autentici dell’amore che salva.

La realtà contemporanea ha necessità della speranza, dell’amore, dell’energia e del coraggio della santità perché, come scrive papa Francesco nella Gaudete et exsultate, i santi testimoniano un vissuto “controcorrente” rispetto alla logica del momento. Basti pensare a Teresa d’Avila che nel suo testo, Il Castello interiore, è stata capace di dare una risposta sia all’angoscia esistenziale degli uomini del suo tempo sia alle vertigini di senso dell’umanità moderna. Oppure, basti ricordare Pier Giorgio Frassati che, rispondendo con convinzione alla con-vocazione d’amore di Dio, riuscì nella sua breve esistenza a combinare lo straordinario con l’ordinario. O, ancora, Carlo Acutis che ha spiegato ai suoi coetanei, i millennials, come l’amore per Gesù possa convivere con la passione per internet.

I santi non sono un retaggio del passato, ma un progetto per il futuro, perché essi sono da sempre gli “eroi” dell’amore altruistico e creativo che, come sottolineava Sorokin, ha come “suo sublime modello il Sermone della Montagna”.

I santi sono nella storia ma fanno anche storia e la loro “storia santa” può rendere possibile una “conversione” culturale, sociale, individuale, dall’egoismo all’altruismo in grado di riportare armonia, solidarietà, fratellanza e bontà nel mondo.

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