Dio è Amore: Celebriamo il Mistero della Santissima Trinità
La solennità della Trinità non è un enigma incomprensibile, ma una fonte inesauribile di luce, amore e significato per la nostra vita

Questa settimana celebriamo la solennità della Santissima Trinità, e spesso ci avviciniamo a questa data in punta di piedi, come se fosse un mistero inaccessibile, impossibile da comprendere o applicare alla nostra vita. Invece, è vero esattamente il contrario: questo mistero è fondamentale per comprendere noi stessi, il mondo e Dio.
Mistero o problema?
Un mistero non è un problema da risolvere, ma una realtà che ci travolge, che ci avvolge e che, lungi dall’essere assurda, ci illumina. Non è che non possa essere compreso affatto, ma che la sua comprensione non si esaurisce mai. Come disse il filosofo Gabriel Marcel, “Un problema è qualcosa che ho davanti a me; un mistero è qualcosa in cui sono coinvolto”.
La Trinità non è un enigma matematico, ma una realtà viva che ci parla di un Dio che non è solitudine, ma comunione, che non è fredda potenza, ma relazione d’amore.
Rivelazione progressiva nel Vangelo
Gesù non spiega la Trinità teoricamente. La rivela vivendo. Nel Vangelo, vediamo come gli apostoli percepiscono la sua autorità divina, come placa le tempeste, perdona i peccati e risuscita i morti. Ma allo stesso tempo, lo sentono chiamare Dio “Padre” – ben 170 volte! – non come un titolo simbolico, ma come espressione di radicale intimità: “Padre mio”, “Abbà”, “Papà”.
Pietro, a nome dei Dodici, confessa: «Tu sei il Figlio di Dio». Un’affermazione impensabile per la mentalità ebraica, che non aveva mai conosciuto un «Figlio di Dio» letterale. Era qualcosa di nuovo, incomprensibile e allo stesso tempo evidente per chi viveva vicino a Gesù.
Dall’esperienza apostolica alla riflessione teologica
Già nei primi secoli del cristianesimo, la Chiesa cominciò ad approfondire questo mistero. Le Lettere di San Paolo e la liturgia del battesimo (con la sua triplice domanda: “Credi in Dio Padre, in Dio Figlio, in Dio Spirito Santo?”) mostrano come la Trinità non sia stata una costruzione successiva, ma un’esperienza originaria dei cristiani.
Tra persecuzioni e concili, la Chiesa difese questa verità dalle eresie che cercavano di semplificare il mistero. Alcuni (i modalisti ) sostenevano che il Padre, il Figlio e lo Spirito fossero semplicemente “volti” dell’unico Dio. Altri (come Ario) negavano la divinità del Figlio e dello Spirito. Entrambe le posizioni diluivano il mistero e lo trasformavano in un problema.
I Concili di Nicea (325) e di Costantinopoli (381) formularono chiaramente la fede trinitaria: un solo Dio in tre Persone. A tal fine, utilizzarono i concetti di “natura” (che cos’è?) e di “persona” (chi è?). Così, proclamarono: una sola natura divina e tre distinte persone: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
Dio è relazione. Dio è amore.
Lungi dall’essere assurda, questa verità è profondamente trasformativa. Dio non è un’eterna solitudine, ma un’eterna comunione d’amore. Come afferma San Giovanni nella sua Prima Lettera: “Dio è amore “. Non un amore qualsiasi, ma un amore donato, ricevuto e condiviso da tutta l’eternità. Per questo diciamo che la Trinità non è solo un mistero da comprendere, ma da adorare, da vivere, da imitare.
La famiglia, la comunità cristiana, la Chiesa stessa sono chiamate a riflettere questa unità nella diversità, questo amore che si dona senza misura, questo mistero che ci spiega più di quanto noi possiamo spiegare.
Celebrando la solennità della Santissima Trinità, non cerchiamo di risolvere un enigma. Ci lasciamo abbracciare dall’Amore che sostiene l’universo. Un Amore che ha un volto, un nome e una vita: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Amen.
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