12 Luglio, 2025

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Dio è Amore: Celebriamo il Mistero della Santissima Trinità

La solennità della Trinità non è un enigma incomprensibile, ma una fonte inesauribile di luce, amore e significato per la nostra vita

Dio è Amore: Celebriamo il Mistero della Santissima Trinità
The New York Public Library . Unsplash

Questa settimana celebriamo la  solennità della Santissima Trinità, e spesso ci avviciniamo a questa data in punta di piedi, come se fosse un mistero inaccessibile, impossibile da comprendere o applicare alla nostra vita. Invece, è vero esattamente il contrario: questo mistero è fondamentale per comprendere noi stessi, il mondo e Dio.

Mistero o problema?

Un  mistero  non è un problema da risolvere, ma una realtà che  ci travolge, che ci avvolge e che, lungi dall’essere assurda,  ci illumina. Non è che non possa essere compreso affatto, ma che  la sua comprensione non si esaurisce mai. Come disse il filosofo Gabriel Marcel, “Un problema è qualcosa che ho davanti a me; un mistero è qualcosa in cui sono coinvolto”.

La Trinità non è un enigma matematico, ma  una realtà viva  che ci parla di un Dio che non è solitudine, ma comunione, che non è fredda potenza, ma  relazione d’amore.

Rivelazione progressiva nel Vangelo

Gesù non spiega la Trinità teoricamente.  La rivela vivendo. Nel Vangelo, vediamo come  gli apostoli percepiscono la sua autorità divina, come placa le tempeste, perdona i peccati e risuscita i morti. Ma allo stesso tempo,  lo sentono chiamare Dio “Padre”  – ben 170 volte! – non come un titolo simbolico, ma come espressione di radicale intimità: “Padre mio”, “Abbà”, “Papà”.

Pietro, a nome dei Dodici, confessa: «Tu sei il Figlio di Dio». Un’affermazione impensabile per la mentalità ebraica, che non aveva mai conosciuto un «Figlio di Dio» letterale. Era qualcosa di nuovo, incomprensibile e allo stesso tempo evidente per chi viveva vicino a Gesù.

Dall’esperienza apostolica alla riflessione teologica

Già nei primi secoli del cristianesimo,  la Chiesa cominciò ad approfondire  questo mistero. Le Lettere di San Paolo e la liturgia del battesimo (con la sua triplice domanda: “Credi in Dio Padre, in Dio Figlio, in Dio Spirito Santo?”) mostrano come la Trinità non sia stata una costruzione successiva, ma un’esperienza originaria dei cristiani.

Tra persecuzioni e concili, la Chiesa difese questa verità dalle eresie che cercavano di semplificare il mistero. Alcuni (i  modalisti ) sostenevano che il Padre, il Figlio e lo Spirito fossero semplicemente “volti” dell’unico Dio. Altri (come  Ario) negavano la divinità del Figlio e dello Spirito. Entrambe le posizioni diluivano il mistero e lo trasformavano in un problema.

I Concili di Nicea (325) e di Costantinopoli (381) formularono chiaramente la fede trinitaria:  un solo Dio in tre Persone. A tal fine, utilizzarono i concetti di “natura” (che cos’è?) e di “persona” (chi è?). Così, proclamarono:  una sola natura divina e tre distinte persone: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.

Dio è relazione. Dio è amore.

Lungi dall’essere assurda, questa verità è profondamente trasformativa.  Dio non è un’eterna solitudine, ma un’eterna comunione d’amore. Come afferma San Giovanni nella sua Prima Lettera:  “Dio è amore “. Non un amore qualsiasi, ma un amore donato, ricevuto e condiviso da tutta l’eternità. Per questo diciamo che la Trinità  non è solo un mistero da comprendere, ma da adorare, da vivere, da imitare.

La famiglia, la comunità cristiana, la Chiesa stessa sono chiamate a riflettere questa  unità nella diversità, questo  amore che si dona senza misura, questo  mistero che ci spiega più di quanto noi possiamo spiegare.

Celebrando la solennità della  Santissima Trinità, non cerchiamo di risolvere un enigma.  Ci lasciamo abbracciare dall’Amore che sostiene l’universo. Un Amore che ha un volto, un nome e una vita:  il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Amen.

Luis Herrera Campo

Nací en Burgos, donde vivo. Soy sacerdote del Opus Dei.