21 Giugno, 2025

Seguici su

Distributismo e piccola proprietà a Chesterton

Distributismo e piccola proprietà a Chesterton

Distributismo e piccola proprietà a Chesterton

Dale Ahlquist afferma che “G. K. Chesterton, Hilaire Belloc e altri ripresero gli insegnamenti di Papa Leone XIII e svilupparono un movimento sociale ed economico noto come distributismo, qualcosa di diverso dal socialismo e dal capitalismo (…), basato sui diritti della famiglia e sull’idea che una società e la sua economia debbano servire a proteggere, nutrire e promuovere questa istituzione primaria” (The Complete Thinker: The Marvelous Mind of G.K. Chesterton, p. 168). Chesterton, infatti, raccolse molti dei suoi scritti sociali nel libro I limiti della sanità mentale. Distributismo e questione sociale (El Buey Mudo, 2010), in cui sviluppa le sue idee sulla piccola proprietà ampiamente distribuita tra i cittadini comuni.

Per Chesterton la piccola proprietà è bella e, inoltre, è la condizione pratica per l’esercizio della libertà, quella che consente all’uomo comune di essere indipendente e di non dipendere da uno Stato centralizzatore o da un sistema commerciale altrettanto centralizzato e burocratico. Consideriamo un libero mercato che consenta lo sviluppo di piccole imprese e la più ampia distribuzione della proprietà immobiliare tra i cittadini, in modo che i salari consentano loro di passare alla proprietà. Invece delle grandi multinazionali, egli preferisce una società che faciliti l’esistenza e la vitalità delle piccole imprese. Qualcosa di simile a ciò che ora si incoraggia con il ritorno alla natura: agricoltura biologica, uova allevate all’aperto, turismo esperienziale. Spazi che privilegiano i piccoli produttori piuttosto che i grandi rivenditori. Come sostiene lui stesso, è importante promuovere modelli di scambio che avvicinino la mucca e il latte al consumatore finale, in modo che il volto del produttore, spesso nascosto dai meccanismi del marketing, diventi visibile.

Il distributismo si ispira alla dottrina sociale della Chiesa, ma non è l’unico modo per metterla in pratica. In questo Chesterton, amante della libertà, era stato chiaro. Non intendeva che la società diventasse distributista, né offrì la formula perfetta per l’organizzazione sociale; ha proposto la proporzione. “Vogliamo”, disse, “correggere le proporzioni dello Stato moderno; ma la proporzione è data tra cose diverse, e una proporzione non è quasi mai uno stampo (…). Non proponiamo che in una società sana tutto il territorio debba essere occupato allo stesso modo, né che tutte le proprietà debbano essere possedute alle stesse condizioni, né che tutti i cittadini debbano avere lo stesso rapporto con la città. Tutto ciò che sosteniamo è che il potere centrale ha bisogno di poteri minori per controbilanciarlo e limitarlo, e che questi debbano essere di vario tipo: alcuni individuali, altri comunitari, altri ufficiali, ecc.”. La loro proposta sociale, come si può osservare, è sinfonica e policromatica, ben lontana dalle modalità unificanti di alcuni modelli di organizzazione economica.

Un elemento chiave del distributismo è il principio di sussidiarietà nella dottrina sociale della Chiesa: ciò che la persona o la società più piccola può e dovrebbe fare per se stessa, la società più grande non può farlo. Un invito a esercitare ciò che è legittimamente un diritto degli esseri umani o di unità naturali come la famiglia. Risveglia inoltre il senso di responsabilità nell’assumere gli obblighi derivanti dai talenti ricevuti. Una sussidiarietà, dunque, estranea alla mentalità collettivista che porta all’abbandono di diritti e doveri, pretendendo che sia lo Stato a risolvere tutto. Certamente, il distributismo e la sussidiarietà promuovono lo spirito imprenditoriale con tutto ciò che ciò comporta in termini di realizzazione, iniziativa, creatività e servizio.

E che dire della tecnologia, delle macchine? Lasciateli venire e prendere il loro posto: il loro ruolo è quello di essere mezzi, strumenti che favoriscono la buona vita. “L’umanità”, sostiene Chesterton, “ha il diritto di rinunciare alla macchina e vivere della terra se davvero le fa più comodo, proprio come chiunque ha il diritto di vendere la sua vecchia bicicletta e viaggiare a piedi se gli fa più comodo. Ovviamente, la marcia sarà più lenta, ma non è loro dovere essere più veloci”.

Per una società come la nostra, in cui efficacia, efficienza, produttività e massimizzazione del profitto dettano il ritmo della vita, una proposta come il distributismo è scioccante e utopica, ma ciò non la rende meno impossibile; Inoltre, potrebbe rappresentare una via verso la creazione di piccole oasi di aria fresca e acqua limpida in mezzo alle pressioni della nostra società di massa, un contrappeso agli eccessi della tecnologia e all’iperattività.

Francisco Bobadilla

Francisco Bobadilla es profesor principal de la Universidad de Piura, donde dicta clases para el pre-grado y posgrado. Interesado en las Humanidades y en la dimensión ética de la conducta humana. Lector habitual, de cuyas lecturas se nutre en gran parte este blog. Es autor, entre otros, de los libros “Pasión por la Excelencia”, “Empresas con alma”, «Progreso económico y desarrollo humano», «El Código da Vinci: de la ficción a la realidad»; «La disponibilidad de los derechos de la personalidad». Abogado y Master en Derecho Civil por la PUCP, doctor en Derecho por la Universidad de Zaragoza; Licenciado en Ciencias de la Información por la Universidad de Piura. Sus temas: pensamiento político y social, ética y cultura, derechos de la persona.