Il Papa a Malta: “Dall’oriente sono giunte le tenebre della guerra”

Iniziato il 36° viaggio apostolico del Pontefice: il discorso al Corpo diplomatico

Malta
(C) Vatican Media

Papa Francesco è arrivato a Malta, dando inizio al 36º viaggio apostolico, rimandato nel 2019 a causa della pandemia. Allora pensato nel segno dell’accoglienza e dell’assistenza a quanti al Mediterraneo affidano le loro vite, ora si svolge in un contesto completamente diverso.

Oggi in primo piano c’è la guerra in Europa, la Russia ha invaso – violando tutte le norme del diritto internazionale – l’Ucraina, che resiste a uno degli eserciti più potenti del mondo. Una strage, con circa tre milioni di donne, anziani e bambini, che in un mese si sono rifugiati nei paesi confinanti.

Questo però non deve far dimenticare altre guerre, e altre stragi, basti pensare che solo in Sud Sudan – meta del prossimo viaggio in Africa del Papa – si contano 2,3 milioni di rifugiati. Per non parlare della Siria, con circa 4 milioni di sfollati, la metà dei quali bambini.

Crocevia del Mediterraneo

Al Corpo diplomatico e alle autorità di Malta il Papa ha ricordato che per la sua posizione l’Isola è “un crocevia” che “può essere definita il cuore del Mediterraneo”, non solo per la posizione ma anche per “l’intreccio di avvenimenti storici e l’incontro di popolazioni” che fanno dell’isola “un centro di cultura, di spiritualità e di bellezza”.

Ricordando la ‘Rosa dei venti’ che viene disegnata nelle antiche mappe vicino a Malta, il Santo Padre indica che dal Nord, “la casa europea si impegna nel promuovere i valori della giustizia e dell’equità sociale, ed è anche in prima linea per la salvaguardia più ampia della casa del creato”, ricordando però, che la terra “va custodita della avidità vorace, dall’ingordigia del denaro e dalla speculazione edilizia che compromette non solo il paesaggio, ma il futuro”.

Colonizzazioni ideologiche

Dall’Ovest arriva il pensiero europeo, con “i valori della libertà e della democrazia” ma – avverte Francesco – anche con i rischi delle “colonizzazioni ideologiche”. Si deve vigilare “perché la brama del progresso non porti a staccarsi dalle radici” e incoraggiare a difendere la vita dall’inizio fino al suo termine naturale.


Dal Sud, “giungono tanti fratelli e sorelle in cerca di speranza”, ricorda ancora il Pontefice, mettendo in guardia dai timori creati dalle “narrazione dell’invasione”, e invitando a “non vedere il migrante come una minaccia”, a “non cedere alla tentazione di innalzare ponti levatoi e a non erigere muri”.

Anacronistiche pretese nazionaliste

“Dall’oriente, dove sorge prima la luce, sono giunte le tenebre della guerra” indica il Pontefice. “Pensavamo che invasioni di altri Paesi, brutali combattimenti nelle strade e minacce atomiche fossero ricordi oscuri di un passato lontano”. Invece “ancora una volta, qualche potente, tristemente rinchiuso nelle anacronistiche pretese di interessi nazionalisti, provoca e fomenta conflitti, la gente comune avverte il bisogno di costruire un futuro che, o sarà insieme o non sarà”.

“Serve una misura umana davanti all’aggressività infantile e distruttiva che ci minaccia, di fronte al rischio di una nuova guerra fredda allargata, che può soffocare la vita di interi popoli e generazioni” ha aggiunto.

Il Papa non dimentica il Medio Oriente, il Libano, la Siria, lo Yemen che hanno bisogno di avere “la capacità dei maltesi di generare benefiche convivenze, in una sorta di convivialità delle differenze”.

“Malta, cuore del Mediterraneo, continui a far pulsare il battito della speranza, la cura per la vita, l’accoglienza dell’altro, l’anelito di pace, con l’aiuto di Dio, il cui nome è pace”.

(C) Vatican Media

Al termine dell’incontro, il S. Padre si è affacciato dal balcone del palazzo del Gran Maestro con il Presidente della Repubblica e la Consorte, il Primo Ministro e la Consorte, il Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, il segretario generale del Sinodo dei Vescovi, Card. Mario Grech, l’arcivescovo di Malta, mons. Charles J. Scicluna, e il vescovo di Gozo, mons. Anthony Teuma,  per salutare i presenti in piazza.