Il Papa ai detenuti di Civitavecchia: “Lavatevi i piedi l’un l’altro”

Ha celebrato la Messa in Coena Domini e a braccio ha parlato di servizio e perdono

Civitavecchia
La lavanda dei piedi del Papa ad alcuni detenuti di Civitavecchia (C) Vatican Media

Dopo due anni in cui la pandemia glielo aveva impedito, Papa Francesco è tornato a celebrare la Messa in Coena Domini del Giovedì Santo in un carcere. Questa volta ha scelto il penitenziario di Borgata Aurelia a Civitavecchia. Il Papa, che in mattinata aveva celebrato a S. Pietro la Messa Crismale, è partito da Casa S. Marta alle 15 ed è arrivato dopo circa un’ora nel Nuovo Complesso Penitenziario. Come ha reso noto il direttore della Sala Stampa vaticana, Matteo Bruni, è stato accolto dalle autorità del carcere. Poi il Papa si è recato nella Cappella, dove ha presieduto la Messa. Insieme ad alcuni detenuti, erano presenti una rappresentanza degli agenti e del personale della Casa Circondariale e alcune autorità, tra cui il Ministro della Giustizia italiano.

Servire

Durante la liturgia il Papa ha pronunciato a braccio la sua omelia, dopo le letture del giorno, parlando del segno della Lavanda dei piedi, “cosa strana” in questo mondo: “Gesù che lava i piedi al traditore, quello che lo vende”. Papa Francesco ha aggiunto “Gesù ci insegna questo, semplicemente: fra voi dovete lavarvi i piedi […]  uno serve l’altro, senza interesse: che bello sarebbe se questo fosse possibile farlo tutti i giorni e a tutta la gente”.

(C) Vatican Media

Servire – ha continuato il Papa – è Gesù che al traditore dice “amico”, lo aspetta fino alla fine, perdona tutto: “Dio perdona tutto e Dio perdona sempre! Siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdono”. Ognuno di noi – ha detto il Papa – ha qualche cosa che porta da tempo nel cuore, “ma, chiedete perdono a Gesù”. E ha ricordato “C’è un Signore che giudica, ma è un giudizio strano: il Signore giudica e perdona”. E ha concluso esortando a seguire, con “la voglia di servire e perdonarci”.

Al termine dell’omelia, come è consueto, Papa Francesco ha ripetuto il gesto di Gesù durante l’Ultima Cena, quando il Signore lavò i piedi ai suoi discepoli in segno di amore spinto fino al servizio e all’umiliazione, nei confronti di 12 detenuti, uomini e donne, tra cui persone di età diversa e di diversa nazionalità.

Il dono della Direttrice

Al termine della Messa, la Direttrice del Carcere ha rivolto alcune parole di ringraziamento al Santo Padre e offerto in dono una stampa del porto antico di Civitavecchia, alcuni prodotti dell’orto coltivato dai detenuti e alcune opere fatte dal personale e dai detenuti.

Civitavecchia
Il dono della direttrice del carcere (C) Vatican Media

Dopo la celebrazione il Papa si è recato nella Sala dei colloqui dove ha salutato brevemente una cinquantina di persone, in rappresentanza dei detenuti, degli agenti e del personale della Casa Circondariale. In serata è rientrato a Casa Santa Marta.

L’omelia

Questo il testo integrale dell’omelia, diffusa dalla Sala Stampa:


Tutti i Giovedì Santo leggiamo questo brano del Vangelo: è una cosa semplice. Gesù, con i suoi amici, i suoi discepoli è a cena, la cena della Pasqua; Gesù che lava i piedi ai suoi discepoli – cosa strana quella che ha fatto: a quel tempo i piedi li lavavano gli schiavi all’entrata della casa. E poi, Gesù – con un gesto che anche tocca il cuore – lava i piedi al traditore, quello che lo vende. Così è Gesù e ci insegna questo, semplicemente: fra voi, dovete lavare i piedi. È il simbolo: tra voi, dovete servirvi; uno serve l’altro, senza interessi. Che bello sarebbe se questo fosse possibile farlo tutti i giorni e a tutta la gente: ma sempre c’è l’interesse, che è come una serpe che entra.

E noi ci scandalizziamo quando diciamo: “Sono andato a quell’ufficio pubblico, mi hanno fatto pagare una mancia”. Questo fa male, perché non è buono. E noi, tante volte, nella vita cerchiamo il nostro interesse, come se noi facessimo pagare una mancia tra noi. È importante invece fare tutto senza interesse: uno serve l’altro, uno è fratello dell’altro, uno fa crescere l’altro, uno corregge l’altro, e così bisogna fare andare avanti le cose. Servire!

Chiedete perdono a Gesù

E poi, il cuore di Gesù, che al traditore dice: “Amico” e anche lo aspetta, fino alla fine: perdona tutto. Questo vorrei metterlo oggi nel cuore di tutti noi, anche nel mio: Dio perdona tutto e Dio perdona sempre! Siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdono. E ognuno di noi, forse, ha qualche cosa lì al cuore, che porta da tempo, che gli fa “ron-ron”, qualche scheletrino nascosto nell’armadio. Ma, chiedete perdono a Gesù: Lui perdona tutto. Soltanto vuole la fiducia nostra di chiedere perdono. Tu lo puoi fare quando stai da solo, quando stai con altri compagni, quando stai con il sacerdote.

Questa è una bella preghiera per il giorno di oggi: “Ma, Signore, perdonami. Io cercherò di servire gli altri, ma Tu servi me con il Tuo perdono”. Lui ha pagato così con il perdono. Questo è il pensiero che vorrei lasciarvi. Servire, aiutarci l’un l’altro ed essere sicuri che il Signore perdona. E quanto perdona? Tutto! E fino a dove? Sempre! Non si stanca di perdonare: siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdono.

E adesso, io cercherò di fare lo stesso gesto che ha fatto Gesù: lavare i piedi. Lo faccio di cuore perché noi sacerdoti dovremmo essere i primi a servire gli altri, non sfruttare gli altri. Il clericalismo alle volte ci porta su questa strada. Ma dobbiamo servire. Questo è un segno, anche un segno di amore per questi fratelli e sorelle e per tutti voi, qui; un segno che vuol dire: “Io non giudico nessuno. Io cerco di servire tutti”. C’è Uno che giudica, ma è un Giudice un po’ strano, il Signore: giudica e perdona. Seguiamo questa cerimonia con la voglia di servire e perdonarci.