Insieme per il Libano: l’incontro voluto dal S. Padre

Presentati il programma e i partecipanti all’incontro del 1° luglio in Vaticano

Insieme per il Libano
Il Papa con una bandiera del Libano © Vatican Media

“La presenza dei cristiani in Libano è essenziale” per il futuro del Paese. Con queste parole, con le quali ha tracciato il contesto dell’incontro e l’importanza del valore e dell’identità cristiana del Paese dei Cedri, il Segretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Paul Richard Gallagher, ha introdotto la presentazione della Giornata di riflessione e di preghiera per il Libano. Si terrà in Vaticano il 1° luglio con la partecipazione dei principali responsabili delle comunità cristiane presenti nel Paese mediorientale. Il titolo scelto è “Insieme per il Libano”, preceduto da una citazione del profeta Geremia “Il Signore Dio ha progetti di pace”.

L’incontro in Vaticano, ha detto il “ministro degli Esteri” della S. Sede, servirà a “dare ai leader cristiani la possibilità di condividere con il S. Padre le preoccupazioni, le prospettive delle sfide attuali, di individuare sentieri di collaborazione, di diventare simboli per i politici libanesi perché si assumano la loro responsabilità e di ricordare alle potenze mondiali l’urgenza di aiutare il Libano”.

L’attenzione dei Pontefici

L’attenzione per il Libano è stata una costante almeno degli ultimi tre pontificati, come ha ricordato il cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali. Dall’assemblea speciale del Sinodo dei vescovi convocata nel 1991 da San Giovanni Paolo II e celebrata nel 1995, al successivo viaggio del 1997. Poi Benedetto XVI “scelse la stessa terra per firmare e consegnare il Documento a conclusione del Sinodo Speciale per il Medio Oriente, nel settembre 2012, Ecclesia in Medio Oriente”. Nello stesso solco si inserisce l’iniziativa promossa da Papa Francesco.

“Trent’anni fa la situazione era drammatica – ha ricordato Sandri – ma sembra di leggere una cronaca dei nostri giorni. La comunità cristiana, in tutte le sue componenti, si interroga, riflette e prega: lo fa nelle persone dei Capi delle rispettive Chiese e Comunità ecclesiali, che vengono a Roma non portando soltanto se stessi, ma il grido di un popolo, che certamente li accompagna in preghiera”.

Il programma di “Insieme per il Libano”

Il cardinale ha spiegato alcuni punti del programma di “Insieme per il Libano”, che inizierà con l’accoglienza a S. Marta alle 8.30, proseguirà con un momento di preghiera nella Basilica Vaticana, e sarà diviso in tre sessioni a porte chiuse nella Sala Clementina. Alle 18, preghiera ecumenica conclusiva a S. Pietro.

“Vedrete in più di un’occasione – ha spiegato Sandri – il Santo Padre e i Capi delle Chiese e Comunità Ecclesiali “camminare insieme”: lo faranno per recarsi dalla Domus Sancta Martha alla Basilica Vaticana, all’inizio della giornata, dopo il momento di accoglienza e saluto nella hall della residenza che li vedrà tutti insieme ospiti dalla sera del 30 giugno alla mattina del 2 luglio. Dopo la preghiera del Padre nostro scenderanno le scale della Confessione dell’Apostolo Pietro, e ciascuno porrà una candela come segno della preghiera che arde chiedendo l’intercessione dell’Apostolo”.

I partecipanti cattolici

I lavori si terranno intorno a un tavolo rotondo, come nella Basilica di San Nicola a Bari, il 7 luglio 2018. Oltre al Papa, vi prenderanno parte “il Nunzio Apostolico in Libano, mons. Joseph Spiteri, che fungerà da moderatore, e i dieci Capi delle comunità cristiane: per parte cattolica, il Patriarca Maronita Card. Bechara Boutros Raï, quello Siro-Cattolico Ignace Youssef III Younan, quello Melkita Youssef Absi, il Vescovo Caldeo Michel Kassarj e il Vicario Apostolico latino mons. Cesar Essayan”.

Il 22 giugno è iniziato il Sinodo per eleggere il successore del Patriarca Gregorio Pietro XX Ghabroyan, deceduto il 25 maggio scorso: “In base agli esiti delle votazioni – ha detto Sandri – potrà essere o meno inviato un Delegato di quella Chiesa Patriarcale”. Alla preghiera ecumenica conclusiva sono stati invitati i rappresentanti diplomatici accreditati presso la S. Sede e tutte le comunità religiose maschili e femminili, oltre ai fedeli laici libanesi presenti a Roma.

“Come al mattino, il Santo Padre e i Capi delle Chiese cammineranno insieme, in processione, seguendo il sacerdote che porterà il Vangelo – ha detto il cardinale – Il testo della preghiera ecumenica per la pace vedrà la proclamazione di alcuni brani della Parola di Dio, alternati con preghiere di invocazione e canti delle diverse tradizioni rituali presenti in Libano, con testi in arabo, siriaco, armeno, caldeo.

Lampade di speranza

Verso la fine della celebrazione, il segno della pace non sarà scambiato nel modo tradizionale – nel rispetto delle normative legate alla pandemia – ma alcuni giovani consegneranno ai leaders cristiani una lampada accesa, che verrà poi collocata su un candelabro: è la speranza di pace che le giovani generazioni consegnano chiedendo l’aiuto perché essa non venga spenta dalle tribolazioni del presente. Al termine il Santo Padre rivolgerà una parola conclusiva e prima del congedo donerà una formella a ricordo della giornata recante il logo di Insieme per il Libano”.

Il logo

Il logo della Giornata

Un logo che rappresenta la statua della Madonna di Harissa, che veglia sul Libano ed è riconoscibile arrivando dal mare, con alle spalle un cedro del Libano e un sole che rievoca “le parole di speranza del grande poeta libanese Kahil Gibran: oltre la nera cortina della notte c’è un’alba nuova che ci aspetta”. Il profilo rosso richiama la bandiera libanese.

I partecipanti non cattolici

Mons. Brian Farrell, segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, ha spiegato quali Chiese non cattoliche parteciperanno all’incontro. “La Chiesa greco-ortodossa del Patriarcato di Antiochia, di tradizione bizantina, guidata dal Patriarca Youhanna X Yazigi. La sede principale è a Damasco, ma ha molte diocesi in Libano, dove dispone anche di una importante facoltà teologica a Balamand”. Una Chiesa “di grande importanza storica, sociale e culturale in Medio-oriente” i cui fedeli “sono generalmente di origine e di lingua araba”.


Farrell ha ricordato l’importante ruolo ecumenico del Patriarcato “la stretta collaborazione avuta in passato con il fratello del Patriarca Youhanna, il Metropolita Paul Yazigi, rapito nel 2013 dal così detto Stato Islamico, insieme al Metropolita siro ortodosso Mor Gregorios Yohanna Ibrahim, arcivescovo Siro di Aleppo” di cui non si sono più avute notizie.

Poi il “Catholicossato della Chiesa Armena Apostolica di Cilicia, guidata dal Catholicos Aram I. Sostanzialmente, la presenza della comunità armena in Libano risale al tempo del genocidio armeno agli inizi del XX secolo. L’attuale Catholicos di Cilicia, Sua Santità Aram, è una personalità di spicco del movimento ecumenico”. In diverse occasioni ha incontrato i vari Pontefici, da Giovanni Paolo II in poi. Ha incontrato Papa Francesco nel 2014, nel 2016, e nel 2018 ha partecipato all’inaugurazione della statua di San Gregorio di Nareg nei giardini Vaticani.

La vicinanza della Chiesa Siro-ortodossa

Ci sarà anche “la Chiesa Siro-ortodossa, con a capo, dal 2014, il Patriarca Ignazio Aphrem II”.  Una Chiesa “erede della grande tradizione siriaca, poco conosciuta in Occidente ma molto importante nella storia del cristianesimo, nella teologia e nella liturgia, e nell’espansione missionaria in Oriente”.

Tra la Chiesa siro-ortodossa e la Chiesa cattolica “ci sono importanti accordi comuni sulla dottrina cristologica e su questioni pastorali – ha detto Farrell – Sulla cristologia, per esempio, il Patriarca Ignatius Zakka I Iwas e Papa Giovanni Paolo II nel 1984 dissero: “non troviamo oggi nessuna base reale per le tristi divisioni e per gli scismi che avvennero tra di noi circa la dottrina dall’incarnazione”.

Le Chiese riformate

Infine, le Chiese riformate. “Sarà presente The Supreme Council of the Evangelical Community in Syria and Lebanon, cioè il Consiglio Supremo della Comunità evangelica, rappresentato dal presidente, reverendo Joseph Kassabhas. La vita ecclesiale in Libano è fraterna e solidale, data la storia comune dei vari riti cristiani, il numero elevato dei matrimoni misti, la partecipazione attiva dei giovani che sempre più aderiscono ai movimenti parrocchiali ed ecclesiali, che spesso operano ecumenicamente”.