INTERVISTA ESCLUSIVA: Arcivescovo Gomez (Los Angeles): il diritto alla vita è il fondamento di tutti i diritti umani

Conversazione con il Presidente dei Vescovi Americani

Archivio foto Onelife LA (foto scattata prima della pandemia di Covid) – Per gentile concessione dell’Arcivescovo Gomez e Onelife LA
Archivio foto Onelife LA (foto scattata prima della pandemia di Covid) – Per gentile concessione dell’Arcivescovo Gomez e Onelife LA

L’arcivescovo di Los Angeles (USA) afferma che il diritto alla vita è il fondamento di tutti gli altri diritti umani, e che senza di esso non è possibile garantire tutti gli altri diritti.

In un’intervista esclusiva a tutto campo con Exaudi, il presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti mette in luce questo rifacendosi all’appello di Papa Francesco per la vita, accanto a numerose altre esortazioni, nell’annuale discorso dell’8 febbraio scorso agli ambasciatori accreditati in Vaticano.

Nell’intervista il presule statunitense riflette non solo sul costruire una cultura della vita, ma anche sugli appelli del Pontefice per la libertà di culto. L’arcivescovo californiano, discutendo la sua esperienza personale di aver avuto a che fare con tentativi avvenuti in California di violare la libertà di religione, la chiama un “fondamentale diritto”, oltre a riaffermare l’urgente bisogno di fraternità e spiegando in dettaglio come essa concretamente si mostra.

L’arcivescovo Gomez riflette inoltre su come vivere in pienezza di significato, e senza perdere la speranza, questa seconda quaresima in tempo di pandemia, e affronta il tema delle divisioni tra i cattolici americani e di come lavorare per l’unità a dispetto delle differenze.

Segue la conversazione di Deborah Castellano Lubov con l’Arcivescovo Gomez.

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EXAUDI: Eccellenza, è appena iniziata la seconda quaresima della pandemia di Covid. Secondo lei, qual è il miglior modo di vivere questa quaresima, in un tempo così duro?

Arcivescovo José Horacio Gómez: Qui nell’Arcidiocesi di Los Angeles abbiamo dedicato la quaresima 2021 alla riflessione sul tema della “Fiducia nel Signore”. Credo che tutti capiamo che questa pandemia ha scosso la fede della gente. Nonostante le cose vadano un po’ alla volta sempre meglio negli Stati Uniti, grazie alle vaccinazioni, la pandemia ha provocato ferite spirituali ed emotive che ancora neppure abbiamo iniziato a riconoscere.

Per quasi un anno la gente non ha potuto lavorare, o andare a scuola, o persino andare in chiesa. Ancora oggi molte persone non possono vedere la propria famiglia. Molti sono stati malati o han perso i loro cari. Il fatto per me più doloroso in questi mesi è stato sapere che così tanta gente è stato impedito di stare coi loro cari proprio mentre erano malati e stavano morendo. E questa per tanta gente è stata una sofferenza, una prova severa per la loro fede. Noi sentiamo loro domandano: Come fa Dio a permettere che accada questo? Dio ha dimenticato il suo amore per noi?

Queste sono domande profonde che la gente avverte, dunque penso sia importante in questo momento proclamare questa bella verità della Provvidenze divina e aiutare i nostri fratelli e sorelle a imparare di nuovo la fiducia in Dio.

Dobbiamo aiutarli a capire che il progetto di Dio per la sua creazione è un progetto di amore, e che Dio è sempre all’opera per realizzare i suoi propositi amorevoli nella storia e nell’animo di ogni uomo. Dobbiamo aiutarli a vedere che il mondo è sempre nelle tenere mani del nostro amorevole Padre, e che anche nelle asperità e nella tristezza i suoi disegni sono disegni di amore, lui ascolta le nostre preghiere e guida le nostre vite.

E questa bella verità dell’amore di Dio non la proclamiamo soltanto a parole, ma ancora di più tramite le nostre azioni. Tutti noi dobbiamo allargare il cerchio dell’amore attorno a noi, a cominciare dal modo in cui ci amiamo e ci trattiamo a vicenda nelle nostre famiglie e case. E questo cerchio d’amore deve essere sempre in crescita. Il vero amore è andare sempre oltre le nostre ristrette preoccupazioni e aprirci ai bisogni degli altri. E così col nostro amore – da come serviamo i nostri vicini, da come ci prendiamo cura gli uni degli altri, specialmente i deboli e vulnerabili – possiamo aiutare anche loro a conoscere e confidare nell’amore di Dio in questo momento difficile. Questi sono tutti buoni temi su cui riflettere durante questa seconda Quaresima di pandemia!

EXAUDI: Papa Francesco di recente ha ricevuto in udienza gli ambasciatori accreditati in Vaticano e ha detto loro che “non si può ritenere la dimensione spirituale e morale della persona come secondaria rispetto alla salute fisica”. E allora fino a che punto, secondo lei, può uno Stato limitare la libertà di culto per motivi legati alla pandemia?

Arcivescovo Gómez: La leadership del Santo Padre durante questa pandemia è stata davvero stimolante. Lui ha ragione a dire che la pandemia ha evidenziato la crisi della persona. Nelle nostre società occidentali stiamo smarrendo la verità che la persona umana è una creatura fatta di corpo e di anima, che siamo creati per le relazioni l’uno con l’altro e con nostro Creatore, e che abbiamo un destino trascendente che va oltre la nostra vita fisica su questa terra.

Questa pandemia ci ha costretti a confrontarci con la verità che la vita umana è preziosa e fragile, che la malattia e la morte fanno parte della vita. Non è possibile dimenticare che la nostra salute di esseri umani è più della semplice “nuda vita”, è più che godere di salute nei nostri corpi. Quanto al controllo sociali e alle limitazioni al culto attuati dai governi, è importante ricordare che Papa Francesco e i vescovi di tutto il mondo hanno chiuso le chiese e scuole non perché il governo ce lo aveva detto. Abbiamo chiuso le nostre chiese per amore delle anime affidate alle nostre cure, soprattutto gli anziani e vulnerabili. Abbiamo tutti cooperato con ragionevoli sforzi compiuti dalle nostre autorità civili per rallentare la diffusione del virus, che è mortale.

Ma è anche vero che ora vediamo, in tutta la nostra società, i gravosi costi umani di misure che pure erano state decise con le migliori intenzioni, per preservare la vita umana, compresi l’estremo isolamento sociale, lo stop alla attività economiche e l’interruzione delle funzioni religiose.

La sofferenza umana e la malattia mentale causate da queste misure sono un altro riflesso della verità che gli esseri umani hanno uno spirito trascendente che va nutrito anch’esso, per la salute propria e per il benessere della società. Dobbiamo prenderci cura della nostra anima tanto quanto ci prendiamo cura del corpo.

EXAUDI: Riguardo a questo tema, in California è appena stata vinta una causa sulla libertà di culto. La Corte suprema si è pronunciata contro un divieto che avrebbe impedito lo svolgimento di molte funzioni religiose al chiuso. Perché questa vittoria è così significativa, anche per il futuro?


Arcivescovo Gómez: Come ho detto, la Chiesa cattolica in California ha supportato e cooperato con gli sforzi delle pubbliche autorità per contenere la diffusione di questa infezione mortale, comprese la chiusura delle scuole e la sospensione di pubbliche funzioni religiose. Abbiamo compiuto questi passi non perché c’era un ordine del governo, ma perché il nostro Dio è amore e ci chiama ad amare chi è vicino a noi. Questo comporta lavorare per il bene comune e proteggere la santità e la dignità della vita umana, prendendosi speciale cura soprattutto dei poveri e degli anziani, dei malati e dei vulnerabili.

Ora la Corte Suprema ha appena riconosciuto che il totale divieto dello Stato a funzioni religiose al chiuso non era una risposta ragionevole alla situazione della salute pubblica, specie se si considera che lo stesso Stato permette altri fitti assembramenti per ragioni di ordine non religioso, come ad esempio lo shopping. Questa decisione per noi è incoraggiante, perché riconosce che la libertà di culto è un basilare diritto umano, penso anche che essa riconosca che la religione e gli atti di culto sono essenziali per il vero benessere e la prosperità dell’essere umano.

Le nostre chiese continueranno ad agire con prudenza e con cautela, attenendosi alla guida delle pubbliche autorità sanitarie. La nostra gente viene in chiesa indossando mascherine e mantenendo le distanze sociali. Abbiamo apportato cambiamenti al culto e abbiamo implementato nuove misure di carattere sanitario. Stiamo facendo tutto il possibile per assicurare la salute e la sicurezza della nostra gente e di chi ci sta vicino.

EXAUDI: Nello stesso discorso agli ambasciatori già citato, Francesco ha pronunciato dichiarazioni forti per la vita, rammentando “il valore della vita, di ogni singola vita umana e della sua dignità, in ogni istante del suo itinerario terreno, dal concepimento nel grembo materno fino alla sua fine naturale”. Il Papa è arrivato a lamentare quanto sia doloroso “constatare che, con il pretesto di garantire presunti diritti soggettivi, un numero crescente di legislazioni nel mondo appare allontanarsi dal dovere imprescindibile di tutelare la vita umana in ogni sua fase”. Di fronte alla crescita dei movimenti pro-aborto nel mondo intero, come per esempio in Polonia o in Argentina, che stanno guadagnando sempre più terreno, lei è preoccupato? E che tipo di risposta lei ritiene necessario dare?

Arcivescovo Gómez: Nel discorso a cui le fa riferimento, il Papa ha detto anche che se non proteggiamo il diritto alla vita dei nostri fratelli più deboli e vulnerabili, allora neppure possiamo garantir pienamente alcun altro diritto umano. Come dire che il diritto alla vita è il fondamento di ogni diritto.

Non è facile parlare di aborto, perché è un tema che suscita emozioni e solleva questioni complicate. È emotivo e le questioni sono complicate. Ma come dice Papa Francesco, non possiamo tacere quando così tante vite non nate vengono scartate con l’aborto.

Dobbiamo parlare in favore di qualunque persona, nella nostra società, non possa difendersi da sé: e la vita non ancora nata è veramente la più innocente e la più vulnerabile della nostra società. E dobbiamo anche continuare a lavorare alla costruzione di una società dove una nuova vita sia vista non come un penso, ma come un bel dono. Questo significa aiutare donne in crisi per la gravidanza, promuovere l’adozione, incentivare l’assistenza, dare supporto ai bambini e rafforzare i matrimoni e le famiglie. Tutto questo vuol dire costruire una cultura della vita.

EXAUDI: In concreto, la sua arcidiocesi di Los Angeles ha continuato la tradizione dell’annuale “OneLifeLA”, anche se per quest’anno in modalità virtuale. Ci può dire qualcosa di più su di essa e sui frutti che lei spera che porti?

Arcivescovo Gómez: “OneLifeLA” è sempre stato più di un evento. È una visione, un movimento, al di là dell’essere semplicemente una processione, un raduno che si tiene una volta all’anno. Quel che cerchiamo di fare con “OneLifeLA” è costruire una cultura della coscienza, della compassione, della cura. È qualcosa di spirituale più che di politico. Noi crediamo che Dio è un Dio di amore, e crediamo che ci ha creati per amare e per essere amati. Per noi “OneLifeLA” vuol dire promuovere e proteggere la santità e la dignità di ogni persona, che è amata da Dio con un amore personale per lui. E I frutti si vedono, nel costruire rapporti di partnership nella comunità, nel mettere le persone insieme ad affrontare questioni con un approccio positivo…

EXAUDI: La fraternità è un tema ricorrente negli insegnamenti di papa Francesco. Anche agli ambasciatori ha suggerito che contro la pandemia abbiamo bisogno di fraternità tanto quanto dei vaccini. Lei cove interpreta questa raccomandazione?

Arcivescovo Gómez: Di nuovo, l’insegnamento del Papa su questo punto è importante. Quel che accade nelle nostre società occidentali è che abbiamo smarrito la verità e il significato della vita umana. Quello che il Papa riconosce è che se non crediamo di avere un Padre in cielo, allora non c’è ragione necessaria di trattarci a vicenda come fratelli e sorelle, qui sulla terra. Senza credere in un Dio che ha creato l’uomo a sua immagine, noi perdiamo il fondamento di tutti i nobili principi e obiettivi che ci siamo dati nella nostra società. Così non abbiamo più un solido fondamento per il nostro impegno per la dignità umana, la libertà, l’uguaglianza, la fraternità. Per fronteggiare la pandemia – e in qualunque altra situazione della vita, quello di cui abbiamo bisogno è più fraternità. E la fraternità deriva dal capire che Dio è nostro Padre e noi siamo suoi figli, e che lui ci chiama a vivere insieme amandoci come fratelli e sorelle.

EXAUDI: Parlando al Catholic News Service per il loro centenario, Francesco ha lamentato la polarizzazione della Chiesa americana, avvertendo che “la strada della divisione non porta da nessuna parte”. Il Papa ha incoraggiato gli americani ricordando loro la preghiera di Gesù, “che siano una sola cosa”. Ma “l’unità”, ha aggiunto anche, “non è uniformità, no. Unità con differenze, ma un solo cuore. Io la penso così, tu la pensi così. Possiamo discuterne, ma con lo stesso cuore”. Come presidente dei vescovi americani, lei come ha accolto queste parole del Santo Padre?

Arcivescovo Gómez: Non è un segreto che stiamo affrontando un momento difficile in America. Vediamo le cose ovvie: la polarizzazione, la mancanza di carità e di educazione nel modo in cui parliamo delle nostre differenze. Vediamo le lotte che i nostri leader politici sembrano affrontare nel lavorare insieme e nello scendere a compromessi per il bene comune.

E sì, la distinzione che il Santo Padre sta facendo qui è importante. Unità significa non che non vi siano differenze, ma che le comprendiamo alla luce di ciò che ci unisce. E ciò che ci unisce è che siamo figli di Dio. Ciò vuol dire che dobbiamo considerarci come fratelli e sorelle, ascoltare con pazienza chi è in disaccordo con noi, amare i nostri nemici e benedire chi si oppone a noi, e trattare gli altri con la stessa compassione che desideriamo per noi stessi.

Nessuno di noi ha tutte le risposte. Abbiamo bisogno l’uno dell’altro. Nella nostra vita politica in America, dovremmo anche essere uniti nel comune impegno per I sacri scopi del nostro paese: essere una nazione sotto Dio, devota alla verità che tutti gli uomini e le donne sono creati uguali; che ogni persona gode di diritti dati da Dio e che siamo fatti per vivere in libertà e verità.

Quindi è per questo che preghiamo, preghiamo per l’unità e la pace nel nostro paese e per un nuovo spirito di autentico patriottismo. Durante la pandemia, noi vescovi statunitensi abbiamo rinnovato la consacrazione del nostro Paese alla Beata Vergine Maria. Perciò preghiamo in special modo per la sua intercessione, come nostra patrona e come “Regina della Pace” e “Specchio di Giustizia”.