06 Maggio, 2025

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Agustín Ortega

Voci

02 Maggio, 2025

7 min

La santità e l’eredità di Francesco, in memoriam

Una grata rivisitazione della vita, degli insegnamenti e della testimonianza di Papa Francesco, la cui eredità di santità segnerà le generazioni

La santità e l’eredità di Francesco, in memoriam

Negli ultimi giorni, in seguito alla scomparsa del nostro amato Papa Francesco, sono state pubblicate numerose analisi e valutazioni sul suo ministero petrino, ma non sempre sono vere o accurate a volte venato di ignoranza, ideologizzazioni, ecc. In questo articolo, cercheremo di presentare ed esplorare la realtà di Francesco, il suo insegnamento, il suo lavoro, la sua testimonianza e la sua eredità, ricordando con gratitudine e gioia la sua vita e l’eredità che ci lascia.

Riteniamo, oggettivamente, che se una parola può definire e riassumere l’eredità di Francesco, questa sarebbe santità, seguendo così lo spirito e la lettera del Concilio Vaticano II, che, come tutti i Papi, Francesco ha cercato di trasmettere e attualizzare. In verità, non c’è nulla di più importante nella fede e nella Chiesa della vocazione universale alla santità, alla quale siamo tutti chiamati per il dono (la Grazia) di Dio Padre, rivelato e donato in Gesù Cristo con il suo Spirito. È essere Chiesa come popolo fedele e santo di Dio, comunità battesimale ed eucaristica in cammino sinodale, che cammina insieme responsabilmente nella storia, cercando il Regno di Dio che ci dona la sua salvezza liberatrice e integrale.

In Francesco, continuando la tradizione della fede e della Chiesa con i suoi Papi, c’è una chiamata costante ad accogliere la gioia, la bellezza e la verità del Vangelo con il suo Kerygma, con la Grazia dell’amore di Dio, manifestato nel cuore stesso di Gesù Crocifisso e Risorto e della nostra fede. Questo dono di Dio in Cristo e il suo Regno di amore, infatti, ci conducono alla conversione missionaria e pastorale al servizio di questo Regno di Dio che ci dona vita, pace, misericordia e giustizia che ci libera dal male, da ogni peccato e ingiustizia; e culmina nella vita eterna e piena, nella nuova terra e nel nuovo cielo. La santità è radicata in questo amore e in questa comunione fedele con Dio, con la Chiesa e con gli altri, preferibilmente con i poveri della terra.

La santità si realizza, dunque, in questa sequela di Gesù, del suo Spirito, della Grazia increata, dei suoi discepoli e missionari, come comunità e Chiesa in cammino, verso le periferie, annunciando, celebrando e servendo il Regno di Dio che è Amore. Per tutto questo, la fede insieme alla missione deve essere compresa e vissuta in modo integrale, con quella unità inscindibile di: santità e militanza per il Regno di Dio con la sua giustizia, amore a Dio e carità universale-amore per tutta l’umanità con l’opzione per i poveri, preghiera e impegno morale per il bene comune più universale; contemplazione e lotta (azione) non violenta per la giustizia, celebrazione della fede con i sacramenti e promozione sociale e integrale di tutti i popoli, escatologia e sviluppo umano integrale, mito e politica, perdono misericordioso e verità, ecc.

La santità si realizza in questa pienezza di amore, dono di Dio, che conduce a una comunione di fede, di vita, di affetti, di beni e di azione per la giustizia, avendo i poveri come protagonisti del loro sviluppo e della loro promozione integrale. Seguendo Gesù e la sua buona novella del Regno con le sue beatitudini, la santità si vive in questa umiltà, dedizione e povertà spirituale (evangelica), come Chiesa povera con i poveri, che implica la condivisione dell’esistenza, dei beni e dell’impegno per la giustizia con gli impoveriti; e liberarci così dal peccato, dall’egoismo e dai suoi idoli di ricchezza – essere ricchi – potere e violenza. È la dimensione sociale e pubblica costitutiva della grazia con la sua vita teologale di fede, speranza e amore. Vale a dire, la carità politica che cerca il bene comune più universale, la giustizia verso i poveri e la civiltà dell’amore, che affronta le cause dei problemi e delle ingiustizie, trasformando il peccato personale e strutturale, le strutture del peccato e dell’ingiustizia.

Questa carità politica è propria più propria dei laici, che formano il fondamento battesimale della Chiesa, popolo santo e fedele di Dio, la cui vocazione specifica, per la sua natura secolare, è la gestione e la trasformazione più diretta e immediata del mondo. I laici sviluppano la loro santità attraverso questa responsabilità e impegno nel trasformare le realtà sociali e storiche, come la famiglia, la cultura, l’economia e la politica, affinché possano adattarsi al Regno di Dio. A tal fine, la spiritualità e la missione dei laici sono guidate dalla dottrina morale e sociale della Chiesa (DSI), che è inerente all’antropologia, alla fede e alla missione evangelizzatrice della Chiesa.

La fede e la Chiesa vivono dunque di questo amore misericordioso di Dio, con la sua spiritualità ed etica samaritana, che si realizza in questa fraternità cordiale, affettuosa e solidale; che si realizza in questa misericordia compassionevole, assumendo la sofferenza, il male e l’ingiustizia patiti dalle vittime, dai crocifissi e dai poveri della storia. Tutto questo costituisce l’identità della fede e dei figli di Dio. Per questo la fede e la Chiesa, nella loro continua conversione missionaria e pastorale, devono esercitare discernimento in questa realtà umana, sociale e storica, scrutando i segni dei tempi. Vale a dire, ovunque trovino tutti questi semi e realtà dello Spirito, di promozione della fede, della spiritualità, della cultura e della moralità, della vita, della dignità, della pace e della giustizia per i poveri. Soprattutto tutta quella religiosità popolare e spiritualità del santo popolo fedele di Dio, con le sue tradizioni spirituali, culturali, etiche e sociali. Qui vale la pena sottolineare l’essenziale dialogo e incontro tra fede, ragione e scienza, tra diverse culture (interculturalità), religioni e Chiese (ecumenismo globale); tra la società civile, le organizzazioni sociali, i movimenti popolari, sociali e storici, i movimenti dei lavoratori, delle donne, degli indigeni, dei giovani e dei bambini, dei migranti, degli ambientalisti, i movimenti pacifici… che cercano un altro mondo possibile e necessario come Dio vuole. Questi movimenti popolari incarnano i sogni delle vittime e dei poveri, come soggetti trasformativi della storia, alla ricerca di diritti umani e sociali come le tre T: terra, riparo e lavoro: la rivoluzione della tenerezza.

In questa linea, il DSI, in quanto intrinseco alla fede e alla Chiesa, trasmette l’ecologia integrale che ascolta il grido dei poveri e il grido della terra, con la sua bioetica globale che si prende cura della vita in tutte le sue fasi, dimensioni e aspetti. L’ecologia umana, che protegge la vita dal suo inizio con il concepimento fino alla sua morte naturale, come ci mostra la scienza, e la famiglia con quell’amore fedele (sessualità-affettività reale) dell’uomo per la donna e fecondo per i figli, con la solidarietà e il bene comune. Una famiglia missionaria, evangelizzatrice, solidale, militante e povera che lotta pacificamente per la giustizia per le famiglie povere e i poveri della terra. Ecologia sociale che promuove i principi della destinazione universale dei beni, che ha priorità sulla proprietà, e del lavoro dignitoso (dignitoso) che viene prima del capitale, con i suoi diritti come un salario equo; con un’economia etica e un’impresa al servizio della vita, dei bisogni, delle capacità e dello sviluppo umano integrale delle persone.

Ecologia ambientale nel rispetto e nella cura della natura, creazione di Dio, di quella casa comune che è il nostro pianeta Terra, opera del Creatore, dove intravediamo l’esistenza, l’intelligenza e la bellezza creatrice di Dio stesso. Come profonda sintesi, l’ecologia spirituale che prega, che contempla tutta la bellezza della liturgia e del cosmo creato da Dio, sperimenta tutta questa vita teologica di fede, speranza e carità con la sua intrinseca dimensione politica di amore civile e sociale. L’ecologia spirituale e integrale sperimenta che tutto è connesso, con quell’unità amorevole e inseparabile di Dio con l’umanità e con la natura-creazione. L’intero universo-cosmo vive in questa reciproca interconnessione con il Dio della Vita.

In conclusione, Francesco ci ha comunicato e lasciato in eredità il progetto di Dio sulla vita, il significato e la felicità dell’esistenza umana. Quella pienezza di ogni persona che si consuma nella gioia e nella bellezza della fede, con la sua trascendenza, la sua vita eterna, la sua verità e il suo amore che, nella Pasqua di Gesù Cristo crocifisso e risorto, vince definitivamente ogni male, peccato, morte e ingiustizia. Papa Francesco ha quindi presentato vari santi e figure di fede come modelli di questa vita gioiosa, felice e compiuta in Dio, di autentico umanesimo etico, spirituale e integrale.

Agustín Ortega

Nacido en Las Palmas de Gran Canaria, España. Agente de Desarrollo Local (ADL), Animación Sociocultural y Habilidades Sociales. trabajador social, experto en Intervención Social Integral y doctor en la rama de Ciencias Sociales (Dpto. de Psicología y Sociología, Formación del profesorado, ULPGC). Ha cursado asimismo los estudios de licenciatura y posgrado-máster en Filosofía (Magister Universitario Cum Laude, IVCH) y Teología (ISTIC), Experto Universitario en Moral (Ética Filosófica y Teológica) y Derecho (UNED), doctor en Humanidades y Teología (Cum Laude, UM). Profesor e investigador en diversas universidades e instituciones académicas latinoamericanas, pontificias, católicas y seminarios mayores diocesanos. Investigador asociado de la Universidad Anáhuac (México). Es miembro de la Sociedad Peruana de Filosofía. Autor de numerosas publicaciones, artículos y libros.