“La tratta di persone è violenza!”

Il videomessaggio del Papa per la Giornata mondiale contro un fenomeno che coinvolge migliaia di donne e bambine

tratta

“La tratta di persone è violenza! La violenza sofferta da ogni donna e da ogni bambina è una ferita aperta nel corpo di Cristo, nel corpo dell’umanità intera”. La voce del Papa si è levata ancora una volta in difesa della dignità della persona, soprattutto delle donne, nel giorno dedicato alla preghiera e alla riflessione su un fenomeno che provoca migliaia di vittime. Ecco il testo del S. Padre:

Care sorelle e cari fratelli! Rivolgo il mio saluto e il mio ringraziamento agli organizzatori della Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone, promossa dall’Unione Internazionale delle Superiore Generali e dall’Unione dei Superiori Generali. Un grazie speciale al gruppo Talitha Kum che coordina l’iniziativa in collaborazione con tante organizzazioni locali e internazionali.

La forza della cura

Il tema di quest’anno è: “La forza della cura. Donne, economia e tratta di persone”. Esso ci invita a considerare la condizione delle donne e delle bambine, sottoposte a molteplici forme di sfruttamento, anche attraverso matrimoni forzati, schiavitù domestica e lavorativa. Le migliaia di donne e bambine che ogni anno vengono trafficate denunciano le drammatiche conseguenze di modelli relazionali fondati sulla discriminazione e la sottomissione. E non è un’esagerazione: migliaia!

L’organizzazione delle società in tutto il mondo è ancora lontana dal rispecchiare con chiarezza il fatto che le donne hanno la stessa dignità e gli stessi diritti degli uomini. Si constata purtroppo che «doppiamente povere sono le donne che soffrono situazioni di esclusione, maltrattamento e violenza, perché spesso si trovano con minori possibilità di difendere i loro diritti».

Una ferita nel corpo di Cristo

La tratta di persone, attraverso lo sfruttamento domestico e quello sessuale, riconsegna con violenza le donne e le bambine al loro supposto ruolo di subordinate alla prestazione di servizi domestici e di servizi sessuali, alla loro figura di erogatrici di cura e dispensatrici di piacere, che ripropone uno schema di rapporti improntati al potere del genere maschile su quello femminile. Ancora oggi, e ad alto livello. La tratta di persone è violenza! La violenza sofferta da ogni donna e da ogni bambina è una ferita aperta nel corpo di Cristo, nel corpo dell’umanità intera, è una ferita profonda che riguarda anche ognuno di noi.


Sono tante le donne che hanno il coraggio di ribellarsi alla violenza. Anche noi uomini siamo chiamati a farlo, a dire no ad ogni violenza, inclusa quella contro le donne e le bambine. E insieme possiamo e dobbiamo lottare perché i diritti umani siano declinati in forma specifica, nel rispetto delle diversità e nel riconoscimento della dignità di ogni persona, avendo a cuore in modo particolare chi è leso nei suoi diritti fondamentali

Riconoscere la dignità

Santa Bakhita ci indica la via per la trasformazione. La sua vita racconta che il cambiamento è possibile quando ci si lascia trasformare dalla cura che Dio ha per ciascuno di noi. È la cura della misericordia, è la cura dell’amore che ci cambia nel profondo e ci rende capaci di accogliere gli altri come fratelli e sorelle. Riconoscere la dignità di ogni persona è il primo atto di cura. È il primo atto di cura: riconoscere la dignità! E il prendersi cura fa bene a tutti, a chi dà e a chi riceve, perché non è un’azione unidirezionale ma genera reciprocità.

Dio si è preso cura di Giuseppina Bakhita, l’ha accompagnata nel processo di guarigione delle ferite causate dalla schiavitù fino a rendere il suo cuore, la sua mente e le sue viscere capaci di riconciliazione, di libertà e di tenerezza. Incoraggio ogni donna e ogni ragazza che si impegna per la trasformazione e la cura, nella scuola, in famiglia, nella società.

Prenderci cura insieme

Incoraggio ogni uomo e ogni ragazzo a non rimanere fuori da questo processo di trasformazione, ricordando l’esempio del Buon Samaritano: un uomo che non si vergogna di chinarsi sul fratello e di prendersi cura di lui. Prendersi cura è l’agire di Dio nella storia, nella nostra storia personale e nella nostra storia comunitaria. Dio si è preso cura e si prende cura di noi continuamente. Prenderci cura, insieme, uomini e donne, è l’appello di questa Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta: insieme possiamo far crescere un’economia della cura e contrastare con tutte le forze ogni forma di sfruttamento della tratta di persone.

Care sorelle e cari fratelli, so che siete in tanti a partecipare a questa Giornata di preghiera e riflessione, di vari Paesi e di diverse tradizioni religiose. A tutti esprimo la mia gratitudine e il mio incoraggiamento: andiamo avanti nella lotta contro la tratta di persone e ogni forma di schiavitù e di sfruttamento. Vi invito tutti a tenere viva l’indignazione – tenere viva l’indignazione! – e a trovare ogni giorno la forza di impegnarvi con determinazione su questo fronte. Non abbiate paura davanti all’arroganza della violenza, no; non arrendetevi alla corruzione del denaro e del potere. Grazie a tutti e avanti, non scoraggiatevi! Che Dio benedica voi e il vostro lavoro. Grazie!