L’alleanza tra amicizia, riconoscimento degli altri e tecnologia
«Sottomarino» (1928)

Il film “Sottomarino” (1928), diretto dal giovane Frank Capra, offre una riflessione insolita sul connubio tra progresso tecnico e legami umani. In questa analisi, Gracia Prats-Arolas e José-Alfredo Peris-Cancio svelano come questo film pionieristico anticipi le attuali questioni sulla dignità, l’amicizia e la responsabilità morale in un’epoca dominata dalla tecnologia.
Il primo capitolo di una trilogia?
Sottomarino (1928) è considerato dagli studiosi dell’opera di Capra[1] come il primo di una trilogia che si sarebbe completata con Il volo (1929) e Il dirigibile (1931). Tutti concordano sul fatto che ci sono valide ragioni per studiare i tre film insieme, come se facessero parte di una piccola serie. Questi argomenti sarebbero:
a) In tutti e tre i film vediamo gli stessi attori nei ruoli dei protagonisti maschili: Jack Holt (1888-1951) e Ralph Graves (1900-1977).
b) Analogamente in tutti e tre, la trama ruota in gran parte attorno alla concessione di un ruolo fondamentale a un avanzato
tecnologico, a una macchina o a un dispositivo, che viene presentato come un grande progresso al servizio dell’uomo – nel primo caso, il sottomarino e le tute da sub; Nel secondo, gli aeroplani e nel terzo le mongolfiere, in particolare i dirigibili.
c) In terzo luogo, tutti i film presentano come l’alleanza tra lo sforzo umano e il coraggio dei protagonisti, con i progressi tecnologici, contribuirà alla soluzione dei problemi sollevati nella trama, dando origine a un climax emotivo fortemente sottolineato alla fine dei tre film;
d) In quarto luogo, presentano un’amicizia tra i personaggi di Holt e Graves, la cui forza sarà messa a dura prova poiché entrambi si sono invariabilmente innamorati della stessa donna, che caratterizzano in modo molto diverso in ognuno dei film;
e) La diversa presentazione della protagonista femminile mostrerà sempre più chiaramente l’importanza del volto femminile e del matrimonio per sottolineare realmente l’uguaglianza e la complementarietà tra uomini e donne.
f) Infine, la serie sembrerebbe essere debitrice del successo del primo film a vincere un Oscar, Wings (1927), anche se, come sottolinea giustamente Raymond Carney:
… Ciò che differenzia Submarine, Flight e, soprattutto, Dirigible da Wings e rende riconoscibile la mano di Capra è la complessità della coscienza che egli crea nel rapporto tra i due colleghi protagonisti di ciascuno di questi tre film[2].
La richiesta di uno studio individualizzato del Sottomarino (1928)
Tuttavia, e senza negare le numerose verità racchiuse in queste tesi, per il nostro studio da una prospettiva bioetica potrebbe essere più opportuno non anticipare questa considerazione iniziale di trilogia a Submarine e studiarlo a sé stante, nella sua individualità.Ci sono anche valide ragioni per farlo:
a) Si tratta del primo film di serie A che Capra ha diretto alla Columbia, dopo aver girato, come già riportato sullo stesso sito, cinque film rapidi[3], di serie B, più veloci, come ha raccontato lo stesso regista nella sua autobiografia[4].
b) Capra dovette accettare un progetto originariamente destinato a un altro regista, Irving Willat (1890-1976), il cui lavoro non convinse il proprietario della Columbia, Harry Cohn (1891-1958), così infuse il suo stile nel film di un progetto già esistente in precedenza.
c) Furono infatti le scelte di Capra di conferire al film un maggiore realismo nella descrizione del personaggio (personalismo) a contribuire al successo del film, da cui si poté concepire Il volo e il dirigibile come suo seguito. Non c’era quindi inizialmente alcuna intenzione di girare una serie. È stato un esercizio di tentativi ed errori. Come sottolinea Carmen Sofía Brenes riflettendo sul processo creativo nel cinema:
… Dobbiamo ricordare che l’autore non è come l’uomo che ha nascosto un tesoro e poi va a cercarlo esattamente dove lo ha messo, fingendo di averlo scoperto. Egli è, al contrario, un vero esploratore che giunge a vedere il senso della storia che egli stesso ha creato solo dopo averla ripensata e riscritta più volte.[5]
d) Infine – ed è questa la ragione più convincente per cui si è optato per questa trattazione differenziata con cui si è deciso di studiare Submarine individualmente – tra questo primo film del 1927 e Flight del 1929, Frank Capra ne girò altri tre[6], di cui i primi due, The Power of the Press (1928) e The Youngest Generation (1929), sono molto rilevanti per una riflessione sulla tecnologia e sul progresso. Tra Flight and Dirigible (1931), Capra diresse Ladies of Leisure (1930) e Rain or Shine (1930), nei quali la sua intuizione nella comprensione della condizione femminile rese possibile la creazione di un personaggio femminile molto più adatto alla natura unica e irripetibile del suo essere. In breve, “l’apprendimento cinematografico in azione” di Frank Capra non si limitò ai film della trilogia in sé, ma trasse beneficio dalla sua intera produzione, sviluppandosi progressivamente film dopo film.
Una proposta che unisce amicizia e tecnologia
Il termine “sottomarino” può essere inteso al meglio come una proposta che unisce amicizia e tecnologia. Per dirla senza mezzi termini: il film di Capra dimostra che i progressi tecnologici
Non sostituiranno il ruolo umano, il loro eroismo. Al contrario, data la sua potenza, la tecnologia può presentare nuovi rischi che possono essere risolti solo attraverso l’eroismo personale che crea legami di amicizia.
E ancora una volta, una buona alleanza tra storia del cinema e tecnologia ci consente di estrarre la prova, questo significato più profondo del film. Infatti, l’edizione Blu-ray pubblicata dalla Columbia nel 2024 contiene una ricostruzione della colonna sonora a partire dai materiali originali. Ciò dimostra che Submarine ha incorporato non solo suoni (colpi, scivolamenti, bolle…) ma anche due canzoni completamente diegetiche. Il primo di questi è “Pals, Just Pals” di Herman Ruby e Drave Dreyer. Il testo della canzone viene ripetuto più volte nel corso del film e la musica accompagna costantemente il film.
È molto istruttivo prenderne nota del testo, poiché in qualche modo riassume il messaggio del film:
Oddio, come prego. // Saremo sempre amici.
Solo amici.// Non importa quando ci allontaniamo.
Resteremo amici. // Solo amici.
Ci siamo divertiti parecchio. // Abbiamo lottato per le ragazze.
Ma dopotutto. // Siamo sempre gli stessi vecchi amici.
E quando verrà il momento di separarci.// Ce ne andremo come amici.
Solo amici.
Una storia di amicizia che va oltre i protagonisti.
La trama di Submarine può essere riassunta in modo schematico: il palombaro della marina Jack Dorgan (Jack Holt) e il collega con cui comunica durante le immersioni (Bob Mason (Ralph Graves)) stringono una grande amicizia; il primo è goffo con le ragazze, il secondo un
conquistatore; Dopo un periodo di lontananza dovuto a problemi di servizio, Jack sposa una giovane e frivola Bessie (Dorothy Revier); Jack ha una missione per la quale sarà assente per una settimana, Bob va a trovarlo durante quel periodo e per divertirsi flirta con una ragazza che si scopre essere Bessie senza che lei sappia che è sposata e che è la moglie di un suo amico; Quando Jack ritorna, presenta Bessie a Bob e rimangono entrambi sbalorditi; Ancora una volta Jack deve andare a presentarsi allo Stato Maggiore e, al suo ritorno, li trova quasi abbracciati, cosa che lui interpreta come un abuso da parte dell’amico e lo caccia indignato da casa, quando in realtà stava resistendo alla seduzione di Bessie; Bob parte quindi per una missione a bordo di un sottomarino, che si schianta e cade in una fossa dove solo un sub come Jack può salvarli; Lui rifiuta per dispetto verso Bob, finché sua moglie non confessa di essere stata lei a prendere l’iniziativa senza che la sua amica sapesse chi fosse, una settimana prima che Jack li presentasse; Il sub si precipita nel luogo in cui è affondato il sottomarino e riesce a immergersi a una profondità tale da portare loro ossigeno e salvarli.
Tuttavia, una trama raccontata in questo modo ha un limite, che spesso può rappresentare un problema quando si studia questo film, ovvero che non riflette altri aspetti della vera amicizia che esiste tra i marinai dei dragamine che condividono una missione comune. Fin dalle prime scene, li vediamo lavorare in squadra, farsi scherzi a vicenda e coinvolgere così se stessi e tutti gli altri in un compito rischioso. Guarda la scena in cui Jack rimane impigliato nella corda della bomba lanciata per far esplodere una nave affondata. In pochi secondi di tensione, Bob si tuffa in acqua per romperla e salvare il sub. E lo fa con la presenza attiva dei suoi compagni di squadra che vibrano insieme all’azione come se la stessero compiendo loro stessi.
Un’implicazione che arriva alle lacrime
Questo tipo di relazione appare ancora più intensamente nella seconda parte del film, incentrata sul sottomarino affondato in cerca di soccorso. Lì Bob Mason si assume la responsabilità di incoraggiare i suoi compagni, seguendo gli ordini del comandante del sottomarino (Clarence Burton). Fa scherzi, li distrae con giochi di carte, ma si offre persino di sacrificarsi per gli altri quando sembra non esserci via d’uscita. Il coinvolgimento raggiunge un punto molto delicato quando assiste alla morte del marinaio più giovane, rimasto gravemente ferito nella collisione del sottomarino con il cacciatorpediniere. Non può fare a meno di piangere quando “il ragazzo” (Arthur Rankin) muore tra le sue braccia. E a sua volta conforterà il Comandante e lo abbraccerà quando, alla fine del film, Jack riuscirà a raggiungere il sottomarino e a consegnargli l’ossigeno. Il suo superiore versava lacrime perché pochi secondi prima stava per sparargli nel tentativo di liberare i suoi colleghi dalle loro sofferenze…
In una storia come questa non viene resa giustizia nemmeno al personaggio di Bessie, vista come una femme fatale, la cui frivolezza rovina l’amicizia dei protagonisti. È molto più sfumato. Da un lato, la giovane donna è espressione dello stile di vita dei ruggenti anni Venti, che aspirava al divertimento senza impegno. Una seconda canzone che appare diegeticamente nel film presenta il locale jazz in cui incontra e seduce Jack come una specie di paradiso. E nella scena finale, quando Jack si è allontanato dalla moglie, Bessie appare senza remore con un nuovo marinaio. Più che una donna perversa, Capra la presenta come la controparte femminile di un tipo di relazione in cui i marinai trattano le donne come un passatempo nei loro giorni liberi. Persino Jack, che ha preso sul serio Bessie e le ha chiesto di sposarlo, non riesce a vederla come una persona che ha un progetto personale per raggiungere la libertà. Piuttosto, lo vede come un piccolo giocattolo che dovrebbe rallegrargli la vita. E trova questo tipo di relazione insopportabile. In Submarine, Capra propone già un argomento a favore della pari dignità delle donne che svilupperà sempre più compiutamente nel corso della sua filmografia, come abbiamo già iniziato a vedere nei suoi B-movie [7].
Submarine sottolinea che le sfide della tecnologia sono quelle di una società del futuro, in cui lo sviluppo accelerato di processi meccanizzati di risoluzione dei problemi, lungi dal richiedere un tipo di persona indifferente agli altri, richiede una maggiore disponibilità a dare agli altri. Nei nostri giorni di dibattito sull’intelligenza artificiale, il film del 1928 segna una via sicura per un vero progresso: a fronte di un uso sempre più sofisticato della tecnologia, deve corrispondere una crescita morale delle persone, nel riconoscimento della loro dignità, non solo nei fini buoni ricercati, ma nella capacità di creare ambienti di lavoro umani, nei quali sia possibile un’amicizia che migliori tutto. Non c’è vera amicizia, non c’è matrimonio autentico, non c’è autentica comunità umana senza il riconoscimento dell’altro, soprattutto senza il riconoscimento dell’altro più vulnerabile che dipende dalla nostra risposta generosa.
Conclusione
Riguardo all’importanza del riconoscimento dell’altro, è opportuno concludere oggi questo contributo rendendo omaggio a Papa Francesco, recentemente scomparso, anche come voce che si è espressa profeticamente contro la “globalizzazione dell’indifferenza”. Lo riconobbe all’epoca anche il sociologo Zygmunt Bauman, che riecheggiò le parole del Papa durante la sua visita a Lampedusa. Bauman ne descrive il significato come un invito ineludibile a sradicare l’indifferenza dai nostri cuori. Per riuscirci, il primo passo è saper piangere per tanta crudeltà.
Papa Francesco ci invita a «estirpare dai nostri cuori quella parte di Erode che pulsa in essi; preghiamo il Signore che ci dia la grazia di piangere per la nostra indifferenza, di piangere per la crudeltà del nostro mondo, dei nostri cuori e di tutti coloro che, dall’anonimato, prendono decisioni sociali ed economiche che aprono la porta a situazioni tragiche come questa». E, detto questo, si chiede: «Qualcuno ha pianto?». Qualcuno ha pianto nel nostro mondo oggi? [8]
I film che ci fanno ridere spesso ci fanno piangere, e in quelle lacrime può esserci qualcosa di redentore. Li abbiamo visti nei personaggi di Submarine.La pensatrice Catherine Chalier lo ha espresso in un modo quasi insuperabile, con parole che confermano la saggezza dell’uomo che è stato, fino a poco tempo fa, il nostro Santo Padre.
Quando le lacrime degli uomini aspettano, in modo del tutto irrazionale su scala umana, che la vita sia liberata dai fardelli amari e fatali che la tengono prigioniera in se stessa o nell’altro, come in ogni creatura, non giungono forse sempre solitarie e invincibili, con la speranza di una gioia ancora indicibile, quella di un ricongiungimento definitivo? Certamente accade molto spesso che gli uomini piangano senza sapere cosa si aspettano o addirittura lo respingano con tutta la loro forza emotiva e intellettuale. Capita anche che la parola di speranza sia più indecente della parola di semplice compassione, quando la sventura colpisce un altro. Ma non gioiscono tutti quando scoprono l’acqua della rugiada mattutina, tradizionalmente associata al risveglio e alla resurrezione? Questa debole felicità, questo brivido di fronte alla speranza della vita, nella sua pura nudità, è sperimentata talvolta dalle lacrime umane[9].
Gracia Prats-Arolas – Professoressa e ricercatrice in Filosofia e Cinema – Università Cattolica di Valencia
José Alfredo Peris-Cancio – Professore e ricercatore in Filosofia e Cinema – Membro dell’Osservatorio di Bioetica – Università Cattolica di Valencia
***
[1] Ad esempio, Carney, R. (1986). Visione americana. I film di Frank Capra. Cambridge, Londra, New York, New Rochelle, Melbourne, Sydney.: Cambridge University Press, pp. 101-112; Girona, R. (2008). Frank Capra. Presidente: Madrid, pp.126-141 o Sanmartín Esplugues, J., & Peris-Cancio, J.-A. (2017b). Quaderni di filosofia e cinema 02. Principi personalisti nella filmografia di Frank Capra. Valencia: Università Cattolica di Valencia, San Vicente Mártir, pp. 75-93.
[2] Carney, R., cit., p. 103.
[3] I quattro conservati sono già presenti in questo stesso sito: “L’economia morale come criterio di bioetica in “That Certain Thing” (“Come tagliare il prosciutto”, 1928) di Frank Capra”; “La bellezza del volto umano e l’umanizzazione della tecnologia in “So This Is Love” (1928) di Frank Capra”; “Il contrasto tra volto e maschera e la sua importanza per la bioetica in «The Matinee Idol» («Minnie’s Theater», 1938)”, https://www.observatoriobioetica.org/2025/02/la-contraposicion-entre-rostro-y-mascara-y-su-importancia-para-la-bioetica-en-the-matinee-idol-el-teatro-de-minnie-1938/10003428; “La disumanizzazione del volto umano come sfida per la bioetica in “La via dei forti” (1928)”, https://www.observatoriobioetica.org/2025/03/la-deshumanizacion-del-rostro-humano-como-desafio-para-la-bioetica-en-the-way-of-the-strong-1928/10003837
[4] Capra, F., Il nome prima del titolo, Madrid, T&B Editores, 20027, pp. 116-126.
[5] Brenes, C.-S. (2011). Il lavoro dello spettatore cinematografico. In E. Fuster e J. García-Noblejas, Ripensare la narrativa: il male morale sugli schermi: bisogni drammatici e patologie industriali (pp. 63-74). Roma: EDUSC, p. 65.
[6] Se Dio vuole, intendiamo studiare il suo rapporto con la bioetica su questo stesso sito web.
[7] Vedi nota.
[8] Bauman, Z. (2016). Sconosciuti che bussano alla porta. Barcellona: Paidós, p. 14.
[9] Chalier, C. (2007). Trattato sulle lacrime. Salamanca: Seguimi, pp. 223-224.
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