L’arcivescovo di Atene: Il Papa in Grecia sarà una finestra aperta sul mondo

Monsignor Kontidis: “Francesco ci farà sentire più uniti alla chiesa universale”

Grecia
(C) Vatican Media

“Noi cattolici greci siamo una piccola comunità, è facile sentirsi isolati”, racconta monsignor Theodoros Kontidis, gesuita, arcivescovo di Atene, in questa intervista esclusiva ad Exaudi in vista del viaggio papale in Grecia, che il direttore editoriale di Exaudi seguirà viaggiando sul volo papale con la stampa al seguito.

Ecco perché, aggiunge monsignor Kontidis, la presenza di Francesco “sarà un’occasione di sperimentare una unione più forte, nella fede, con la chiesa universale”.

Sarà lui ad accogliere il Papa in arrivo da Cipro il 4 dicembre, all’aeroporto della capitale, venti anni dopo lo storico viaggio di san Giovanni Paolo II. Quella volta non mancarono proteste di alcuni gruppi della chiesa ortodossa (a cui appartiene la stragrande maggioranza dei greci) contro la presenza del papa ad Atene. Oggi, racconta l’arcivescovo, “siamo lontani dalle opposizioni di venti anni fa”; il viaggio papale di Bergoglio sarà “un passo di avvicinamento al mondo ortodosso, che di fronte alle sfide della secolarizzazione è un alleato per la Chiesa cattolica”.

Ma anche se l’accoglienza della maggioranza dei greci per Francesco sarà “benevola”, monsignor Kontidis non nasconde le difficoltà delle relazioni ecumeniche in Grecia. Da un lato, spiega, “le chiese ortodosse resistono meglio alla corrente della secolarizzazione”; dall’altro, aggiunge, “tutto ciò che potrebbe minacciare la tradizione viene respinto”. E al di là dell’amicizia personale, che comunque è possibile, “nessun vescovo ortodosso rischierebbe delle fratture interne per creare legami più stretti con i cattolici”.

Perciò Kontidis spera in conclusione che la visita di Francesco lasci in eredità a tutti i greci “un interessa maggiore verso chi è diverso da me”.

Arcivescovo Kontidis, se lei dovessi definire l’importanza e il significato di questo viaggio di Papa Francesco in Grecia, cosa direbbe?

Direi che si tratta di un passo di avvicinamento al mondo ortodosso. Oggi nel mondo, specialmente in Occidente, sono molte le sfide per la Chiesa cattolica. Ma se cattolici e ortodossi saranno più uniti tra loro, allora la testimonianza cristiana diventerà più forte e anche più profonda. Le chiese ortodosse, e direi la tradizione ortodossa in genere, resistono meglio alla corrente della secolarizzazione. Gli ortodossi nutrono grande rispetto per la propria tradizione spirituale, non la rigettano. Anche chi non è vicino alla Chiesa si identifica comunque nella tradizione spirituale del proprio paese e della propria comunità.

Di fronte alla sfida della secolarizzazione, l’ortodossia è un alleato per i cattolici. E per quanto riguarda la Grecia in particolare, la presenza del papa sarà come una finestra aperta sul mondo esterno. La società greca è una società molto omogenea, almeno fino ad oggi. Spesso il nostro sguardo è limitato al nostro spazio, alla nostra piccola casa, e non si apre abbastanza al mondo di cui facciamo parte.

E per i cattolici in particolare, cosa significa accogliere il papa in Grecia?

Poi per la comunità cattolica la presenza del papa deve essere vista come una chiamata alla fede in Cristo e nel Vangelo. Nello stesso tempo sarà un’occasione di sperimentare una unione più forte, nella fede, con la chiesa universale. Come comunità piccola, facilmente noi cattolici greci ci sentiamo isolati. Il papa ci fa sentire più uniti alla chiesa universale.

Quale accoglienza troverà Francesco in Grecia?

Dalla maggioranza della popolazione sarà accolto con benevolenza. Papa Francesco è conosciuto per la sua sensibilità ai poveri e per la sua semplicità evangelica. Ma ci sono anche le minoranze o alcuni movimenti attaccati in modo sbagliato alla propria identità e tradizione. Costoro non vogliono nessun influsso dall’esterno e nessuna presenza estranea, perché li vedono come una minaccia. In ogni paese ci sono gruppi del genere, e anche dunque nella Chiesa ortodossa. Anche alcuni vescovi ne fanno parte. Ma anche se sanno come farsi notare, non bisogna sovrastimare la loro reale influenza.

Quando Giovanni Paolo II visitò la Grecia nel 2001, ci furono anche alcuni settori della Chiesa ortodossa che inscenarono proteste in piazza contro l’arrivo del Papa. Il clima secondo lei è cambiato da allora o no?


Anche venti anni fa, quando Giovanni Paolo arrivò in Grecia, il clima dell’accoglienza cambiò in positivo da un giorno all’altro. Tutti videro che era una persona che cercava il dialogo con gli ortodossi, benevola, non certo una minaccia per la Grecia. Adesso quei gruppi di opposizione sono molto più piccoli, direi quasi insignificanti. Però la chiesa ortodossa, vale a dire anche la gerarchia, non può non tenere conto delle diverse sensibilità dell’insieme del clero e dei fedeli, deve mantenere certi equilibri. Perciò sarà cauta. Gli ortodossi non vogliono preghiere comuni o celebrazioni comuni. Questo genere di eventi non ci sarà. Ma siamo lontano dalle opposizioni di venti anni fa.

Il popolo greco come vede Francesco? Cosa scrivono di lui in genere i giornali?

Qui non è che si parli del papa ogni giorno. Lui rimane comunque un personaggio conosciuto, seppure estraneo. Gli ortodossi non capiscono cosa significhi il papa per i cattolici. Vedono il papato come un risultato storico di una lotta di potere. Ma il mondo in genere non capisce chi è il papa. Questo è prevedibile non è una sorpresa. Per noi cattolici, seguire il papa è una questione anzitutto di spiritualità, di universalità della Chiesa, aldilà di qualsiasi frontiera politica, etnica o ideologica. La chiesa ortodossa invece è strutturata in Chiese le cui frontiere corrispondono a quelle della nazione, e questa è la differenza coi cattolici. L’ortodossia è composta da tante chiese nazionali. Per i cattolici invece la Chiesa è universale e il papa è il garante della sua unità.

Detto questo, l’immagine che i greci hanno di Francesco è positiva, è quella di un uomo semplice, vicino alla gente e sensibile ai problemi dell’umanità.

Quanti sono i cattolici Grecia? Sono stranieri o originari del luogo? E come descriverebbe la vita e le sfide pastorali di una chiesa cattolica che è piccola minoranza?

I Greci cattolici sono meno di 1% della popolazione nazionale. Negli ultimi 30 anni nuove comunità cattoliche sono arrivate in Grecia da diverse provenienze e hanno molto modificato il volto della nostra Chiesa: polacchi, albanesi, filippini, iracheni, africani eccetera. Fare l’unità tra tante comunità diverse è una sfida, ma anche un bel compito!

A che punto è in Grecia il dialogo ecumenico tra cattolici e ortodossi? E quale impulso darà secondo lei a questo dialogo papa Francesco?

La risposta dipende se parliamo di ecumenismo a livello ufficiale, formale, o di rapporti personali. A livello di rapporti personali possiamo davvero essere amici, discutiamo liberamente, riconosciamo le ricchezze l’uno dell’altro. Ma se parliamo di ecumenismo a livello formale ufficiale, la risposta è l’esatto contrario: niente si muove e le differenze sembrano ostacoli insormontabili. La Chiesa ortodossa vuole difendere la sua unità. Nessun vescovo ortodosso rischierebbe delle fratture interne per creare legami più stretti con i cattolici. E’ la tradizione che realizza l’unità della chiesa ortodossa. E’ per questo motivo che tutto ciò che potrebbe minacciare la tradizione viene respinto. La vicinanza con la chiesa cattolica mette in circolo nuove idee, e questo sembra una minaccia a molti ortodossi.

Francesco compirà anche una seconda breve visita a Lesbo, dopo quella del 2016. Spesso il papa ha accusato l’Europa di non essere accogliente verso profughi e rifugiati, erigendo muri alle proprie frontiere per tenerli lontani. La Grecia è un punto di passaggio fondamentale per chi dal Medioriente vuole raggiungere i paesi europei del nord. Cosa dovrebbe fare di più la Grecia in favore di queste persone?

Non saprei rispondere a questa questione, trattandosi di una questione complicata a livello sia sociale che politico. Penso che il gesto del papa sarà fatto per l Europa e per il mondo intero. Dobbiamo riconoscere che condividere è necessario per gli altri e per noi stessi.

Lei cosa spera che lascerà il Papa in Grecia?

Io spero un interesse maggiore per chi è diverso da me.

Grazie di cuore!