12 Luglio, 2025

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Leone XIV: Il Papa disarmato

È passato un mese dalla sua elezione

Leone XIV: Il Papa disarmato

Durante i giorni di tensione del Conclave seguiti alla morte di Papa Francesco, molti furono sopraffatti dallo scetticismo. Circolarono battute sinistre, come quella che faceva riferimento alla famosa favola di Esopo: “La montagna ha partorito un topo”. Il timore di un’elezione noiosa o radicalizzata aleggiava su Roma. Ma la storia, come spesso accade, prese una piega inaspettata con l’azione dello Spirito Santo: ciò che il Conclave diede alla luce l’8 maggio fu un leone.

E non un leone qualunque, ma uno dal volto sereno, dal sorriso genuino e dallo spirito profondamente evangelico. La Chiesa, commossa ma fiduciosa, ha accolto come successore di Pietro un uomo dalla pace disarmante, arguto, lucido nel giudizio, saggio per esperienza, missionario per vocazione e pastore d’anime. Un uomo che lascia un profumo ovunque vada e un’impronta ovunque calpesti.

Il suo nome: Robert Francis Prevost, cardinale nato a Chicago nel 1955 e naturalizzato peruviano nel 2015. Il suo nome papale: Leone XIV.

Un profilo inaspettato

L’elezione, avvenuta un mese fa, lo ha colto tra archivi, relazioni e discernimenti, mentre ricopriva il ruolo di Prefetto della Congregazione per i Vescovi. Prevost non era un nome che appariva nei sondaggi più popolari, ma la sua carriera era impossibile da ignorare.

Dagli anni trascorsi come giovane agostiniano, passando per il periodo trascorso come missionario nel nord del Perù, fino al raggiungimento delle più alte cariche nel governo della Chiesa, il suo cammino è stato segnato da una dedizione silenziosa, da una gioia costante e da una fedeltà incrollabile.

“È nato negli Stati Uniti, ma si è formato in Perù”, era un’espressione che divenne popolare nei primi giorni del suo pontificato. Il Perù non era solo la sua missione, ma anche la sua casa spirituale. Lì scoprì la natura radicale del Vangelo. Lì imparò ad ascoltare in quechua e a percorrere sentieri polverosi per raggiungere comunità dimenticate. Lì – dicono molti – nacque il cuore pastorale che ora batte da Roma.

Immagini che raccontano una storia

Poco dopo la sua elezione, iniziarono a circolare immagini del suo passato: il giovane seminarista dai capelli lunghi; il prete scherzoso tra amici; il professore entusiasta in aula; il vescovo circondato dalla gente; il conduttore di canti natalizi… In tutti, un tratto inconfondibile: il suo sorriso. Un sorriso sempre genuino, spontaneo, mai forzato.

Quella gioia interiore, così coerente con la “Gioia del Vangelo” promossa dal suo predecessore, fu anche il suo tratto distintivo come vescovo di Chiclayo, la diocesi peruviana alla quale fu inviato dopo aver svolto due mandati come superiore generale degli Agostiniani.

Lì è stato visto servire i pasti nelle mense dei poveri della Caritas, camminare tra le vittime delle inondazioni con i suoi stivali di gomma e visitare le comunità rurali a cavallo.

Lo si è anche sentito alzare la sua voce profetica contro la corruzione e l’indifferenza delle autorità politiche, con un tono che non è mai aggressivo, ma fermo, chiaro ed evangelico.

In un video particolarmente toccante, lo si vede parlare a un gruppo di giovani credenti confermati, avvertendoli con tenerezza e determinazione che dovrebbero prepararsi alla “beffa del mondo”, incoraggiandoli a essere coraggiosi, protagonisti e non spettatori di un periodo difficile.

Un pontificato diverso

Papa Leone XIV arrivò senza promettere rotture o rivoluzioni. La sua sola presenza è un rinnovamento. Si mostra profondamente umano, parla diverse lingue, ama la musica, conserva il suo amore per la matematica, va allo stadio, si allena regolarmente in palestra e ha solide basi di diritto canonico.

Possiede qualità affascinanti, come il suo predecessore, ma i due sono diversi. I tentativi di identificarlo come “il successore di Francesco” si sono esauriti con la stessa rapidità con cui erano iniziati. E se lo fosse stato? Continuare il cammino di un pontificato che ha riportato il Vangelo al centro sarebbe riprovevole?

Il Santo Padre Leone XIV non è salito sul soglio di Pietro con clamori o slogan. È arrivato con convinzione e serenità. Non ha polarizzato né fomentato tensioni interne. Al contrario, fin dalla sua prima benedizione da papa, ha invocato l’unità, il dialogo e la costruzione di quella che lui stesso definisce una “pace disarmante”: un modo di essere che sconcerta i violenti, smantella la xenofobia, disarma il revanscismo e scioglie l’arroganza dei potenti.

La foto ufficiale del suo pontificato lo ritrae con un mezzo sorriso sereno. Sembra dirci, senza parole, che vuole costruire – con tutti – una Chiesa più gioiosa, più festosa, più coinvolgente. Una comunità missionaria che annuncia la Buona Novella con convinzione ed è sempre “in cammino”.

José Antonio Varela

Lima, 1967. Presbítero diocesano y periodista colegiado con ejercicio de la profesión desde 1989. Titulado en periodismo por la Universidad Jaime Bausate y Meza en Lima (Perú). Estudios complementarios en periodismo religioso, new media y en comunicación pastoral e intercultural-misionera; así como en pastoral urbana, doctrina social de la Iglesia, misionología, comunicación institucional y coaching, desarrollados indistintamente en Lima, Quito, Bogotá, Roma, Madrid, Miami, y Washington DC. Ex jefe de oficinas de comunicación institucional y prensa en el sector público y eclesial. Asimismo, fue gerente de televisión de un canal y director de dos revistas impresas. Es articulista en publicaciones católicas de su país y del extranjero, entre ellas Exaudi.