Papa Francesco nel suo messaggio pasquale invoca la pace globale
Dal Vaticano, il Pontefice esorta alla fine dei conflitti armati e al disarmo globale nella sua tradizionale benedizione "Urbi et Orbi"

In una luminosa mattina di Pasqua, segnata dalla speranza che scaturisce dall’annuncio della Resurrezione, Papa Francesco si è rivolto al mondo intero con un messaggio pieno di compassione, umanità e fermezza. Nonostante i recenti problemi di salute, che lo hanno costretto a riposo a causa di una polmonite, il Santo Padre ha voluto essere spiritualmente presente a uno dei momenti più significativi dell’anno liturgico: la benedizione “Urbi et Orbi”.
Dal balcone centrale della Basilica di San Pietro si è udita la voce del Papa attraverso il suo messaggio, letto a suo nome da monsignor Diego Ravelli. L’assenza fisica del Papa non ha diminuito la forza o la profondità delle sue parole, che risuonavano con urgenza in un mondo ferito dal dolore di tante guerre e divisioni.
Francesco ha incentrato la sua riflessione pasquale sul grido universale di pace. Con voce profetica lanciò il suo appello: “Basta rumore di armi!” Si trattava di un invito chiaro e diretto ai responsabili delle nazioni a dare priorità al dialogo, alla comprensione e alla diplomazia rispetto alla violenza e alla distruzione. Il Papa ha denunciato l’assurdità di un mondo che continua ad alimentare l’industria delle armi mentre milioni di persone soffrono la fame, la persecuzione e sono costrette a spostarsi.
In particolare, ha espresso la sua solidarietà per le sofferenze della popolazione di Gaza, chiedendo con insistenza un cessate il fuoco immediato, il rilascio di coloro che sono ancora tenuti in ostaggio e un accesso umanitario senza restrizioni per alleviare la tragedia di così tante famiglie intrappolate nel conflitto. Ha ricordato con dolore anche la prolungata guerra in Ucraina e ha rinnovato la speranza che si possa procedere al più presto allo scambio di prigionieri, come gesto concreto di umanità.
Ma il suo sguardo non si fermò lì. Ha menzionato le numerose ferite aperte in Africa, con particolare attenzione al Sudan, al Sud Sudan e alla Repubblica Democratica del Congo. Ha ricordato anche la situazione in Siria, Yemen e nella regione del Caucaso, dove le tensioni tra Armenia e Azerbaigian continuano a causare sofferenze. In ogni caso, il Papa ha insistito sul fatto che solo un autentico impegno per la giustizia e il rispetto reciproco possono aprire la strada a una pace duratura.
Il messaggio del Papa non era solo geopolitico. Francesco parlava anche al cuore di ogni persona. Ha invitato tutti i cristiani e gli uomini e le donne di buona volontà a essere seminatori di pace nei loro ambienti più immediati: in famiglia, al lavoro, sui social media e nella vita di tutti i giorni. La Pasqua, ha ricordato, è un momento in cui la luce vince le tenebre e in cui la speranza può rinascere anche nei contesti più odiosi e amari.
Con questo messaggio, Papa Francesco ha riposizionato la Chiesa in una posizione di servizio al mondo, come voce per chi non ha voce, come consolazione per chi soffre e come guida per coloro che aspirano a un futuro più umano e fraterno. La Pasqua del 2025, sotto il suo pontificato, non è stata solo una celebrazione liturgica: è stata un vero grido di pace che attraversa i confini e tocca le coscienze.
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