21 Giugno, 2025

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Papa Leone XIV: Unità, Perdono e Dialogo

Papa Leone XIV ha tenuto oggi tre incontri significativi che dimostrano il suo impegno per l'unità ecclesiale, lo slancio missionario e il dialogo con le autorità civili

Papa Leone XIV: Unità, Perdono e Dialogo

Incontro con i moderatori, i leader internazionali e i delegati degli aggregati ecclesiali

Il primo incontro ha riunito i moderatori, i leader internazionali e i delegati di diversi aggregati ecclesiali. Durante questa udienza, il Papa ha prestato particolare attenzione all’importanza di queste entità ecclesiali per il rafforzamento della comunione e della vita della Chiesa nel mondo. Ha sottolineato la loro responsabilità di coordinare e accompagnare i propri membri, nonché di promuovere la partecipazione attiva alla missione della Chiesa.

Questo dialogo con i rappresentanti degli aggregati dimostra la volontà del Pontefice di mantenere un rapporto stretto e di sostegno con i movimenti e le comunità, che sono espressione viva della diversità carismatica nella Chiesa universale.

DISCORSO DEL SANTO PADRE LEONE XIV
AI MODERATORI DELLE ASSOCIAZIONI DI FEDELI,
DEI MOVIMENTI ECCLESIALI E DELLE NUOVE COMUNITÀ 

Sala Clementina
Venerdì, 6 giugno 2025

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Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

La pace sia con voi!

Signor Cardinale,
cari fratelli nell’episcopato, cari fratelli e sorelle!

Sono lieto di accogliervi in occasione dell’incontro annuale organizzato dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita con voi, moderatori, responsabili internazionali e delegati delle aggregazioni ecclesiali riconosciute o erette dalla Santa Sede.

Voi rappresentate migliaia di persone che vivono la loro esperienza di fede e il loro apostolato all’interno di associazioni, movimenti e comunità. Perciò desidero anzitutto ringraziarvi per il servizio di guida e di animazione che svolgete. Sostenere e incoraggiare i fratelli nel cammino cristiano comporta responsabilità, impegno, spesso anche difficoltà e incomprensioni, ma è un compito indispensabile e di grande valore. La Chiesa vi è grata per tutto il bene che fate.

Il dono della vita associativa e dei carismi

Le realtà aggregative a cui appartenete sono molto diverse tra loro, per natura e per storia, e tutte sono importanti per la Chiesa. Alcune sono nate per condividere uno scopo apostolico, caritativo, di culto, o per sostenere la testimonianza cristiana in ambienti sociali specifici. Altre, invece, hanno preso origine da una ispirazione carismatica, un carisma iniziale che ha dato vita a un movimento, a una nuova forma di spiritualità e di evangelizzazione.

Nella volontà di associarsi, che ha dato origine al primo tipo di aggregazioni, troviamo una caratteristica essenziale: nessuno è cristiano da solo! Siamo parte di un popolo, di un corpo che il Signore ha costituito. Sant’Agostino, parlando dei primi discepoli di Gesù, dice: «Erano diventati certamente tempio di Dio, e non lo erano diventati solo come singoli ma tutt’insieme erano diventati tempio di Dio» (En. in Ps. 131, 5). La vita cristiana non si vive nell’isolamento, come se fosse un’avventura intellettuale o sentimentale, confinata nella nostra mente e nel nostro cuore. Si vive con gli altri, in un gruppo, in una comunità, perché Cristo risorto si rende presente fra i discepoli riuniti nel suo nome.

L’apostolato associato dei fedeli è stato vivamente incoraggiato dal Concilio Vaticano II, in particolare con il Decreto sull’apostolato dei laici, dove, tra l’altro, si afferma che esso «è di grande importanza anche perché sia nelle comunità ecclesiali, sia nei vari ambienti, spesso richiede di essere esercitato con azione comune. Infatti le associazioni erette per un’attività apostolica in comune sono di sostegno ai propri membri e li formano all’apostolato, ordinano e guidano la loro azione apostolica, così che possono sperarsi frutti molto più abbondanti che non se i singoli operassero separatamente» (n. 18).

Ci sono poi le realtà nate da un carisma: il carisma di un fondatore o di un gruppo di iniziatori, oppure il carisma che si ispira a quello di un istituto religioso. Anche questa è una dimensione essenziale nella Chiesa. Vorrei invitarvi a considerare i carismi in riferimento alla grazia, al dono dello Spirito. Nella Lettera Iuvenescit Ecclesia, che voi conoscete bene, si dice che la gerarchia ecclesiastica e il sacramento dell’Ordine esistono perché rimanga sempre viva fra i fedeli «l’offerta obiettiva della grazia» che viene donata attraverso «i Sacramenti, l’annuncio normativo della Parola e la cura pastorale» (n. 14). I carismi, invece, «sono distribuiti liberamente dallo Spirito Santo affinché la grazia sacramentale porti frutto nella vita cristiana in modo diversificato e a tutti i suoi livelli» (n. 15).

Dunque, tutto nella Chiesa si comprende in riferimento alla grazia: l’istituzione esiste perché sia sempre offerta la grazia, i carismi sono suscitati perché questa grazia sia accolta e porti frutto. Senza i carismi, c’è il rischio che la grazia di Cristo, offerta in abbondanza, non trovi il terreno buono per riceverla! Ecco perché Dio suscita i carismi, perché questi risveglino nei cuori il desiderio dell’incontro con Cristo, la sete della vita divina che Lui ci offre, in una parola, la grazia!

Con questo voglio ribadire, sulla scia dei miei Predecessori e con il Magistero della Chiesa, soprattutto a partire dal Concilio Vaticano II, che i doni gerarchici e i doni carismatici «sono coessenziali alla costituzione divina della Chiesa fondata da Gesù» (S. Giovanni Paolo II, Messaggio al Congresso mondiale dei movimenti ecclesiali, 27 maggio 1998). Grazie ai carismi che hanno dato origine ai vostri movimenti e alle vostre comunità, tante persone si sono avvicinate a Cristo, hanno ritrovato speranza nella vita, hanno scoperto la maternità della Chiesa, e desiderano essere aiutate a crescere nella fede, nella vita comunitaria, nelle opere di carità, e portare agli altri, con l’evangelizzazione, il dono che hanno ricevuto.

Unità e missione, in unione con il Papa

Unità e missione sono due cardini della vita della Chiesa, e due priorità nel ministero petrino. Pertanto, invito tutte le associazioni e i movimenti ecclesiali a collaborare fedelmente e generosamente con il Papa soprattutto in questi due ambiti.

Anzitutto nell’essere lievito di unità. Tutti voi fate continuamente l’esperienza della comunione spirituale che vi lega. È la comunione che lo Spirito Santo crea nella Chiesa. È un’unità che ha il suo fondamento in Cristo: Lui ci attrae, ci attrae a sé e così ci unisce anche fra noi. Così ne parlava San Paolino di Nola scrivendo a Sant’Agostino: «Abbiamo un unico capo, unica è la grazia che ci inonda, viviamo di un unico pane, camminiamo su un’unica strada, abitiamo nella medesima casa. […] Noi siamo una cosa sola, tanto nello spirito che nel corpo del Signore, per evitare di essere nulla se ci separiamo da quell’Uno» (Lettera 30, 2).

Questa unità, che voi vivete nei gruppi e nelle comunità, estendetela ovunque: nella comunione con i Pastori della Chiesa, nella vicinanza con le altre realtà ecclesiali, facendovi prossimi alle persone che incontrate, in modo che i vostri carismi rimangano sempre a servizio dell’unità della Chiesa e siano essi stessi “lievito di unità, di comunione e di fraternità” (cfr Omelia, 18 maggio 2025) nel mondo così lacerato dalla discordia e dalla violenza.

In secondo luogo, la missione. La missione ha segnato la mia esperienza pastorale e ha plasmato la mia vita spirituale. Anche voi avete sperimentato questo cammino. Dall’incontro con il Signore, dalla nuova vita che ha invaso il vostro cuore, è nato il desiderio di farlo conoscere ad altri. E avete coinvolto tante persone, dedicato molto tempo, entusiasmo, energie per far conoscere il Vangelo nei posti più lontani, negli ambienti più difficili, sopportando difficoltà e fallimenti. Tenete sempre vivo tra voi questo slancio missionario: i movimenti anche oggi hanno un ruolo fondamentale per l’evangelizzazione. Tra voi ci sono persone generose, ben formate, con esperienza “sul campo”. Si tratta di un patrimonio da far fruttificare, rimanendo in ascolto della realtà odierna con le sue nuove sfide. Mettete i vostri talenti a servizio della missione, sia nei luoghi di prima evangelizzazione sia nelle parrocchie e nelle strutture ecclesiali locali, per raggiungere tanti che sono lontani e, a volte senza saperlo, attendono la Parola di vita.

Conclusione

Carissimi, sono felice di incontrarvi oggi per questa prima volta. Se Dio vorrà avremo altre occasioni per conoscerci meglio, ma intanto vi incoraggio a proseguire il cammino. Tenete sempre al centro il Signore Gesù! Questo è l’essenziale, e i carismi stessi servono a questo. Il carisma è funzionale all’incontro con Cristo, alla crescita e alla maturazione umana e spirituale delle persone, all’edificazione della Chiesa. In questo senso, tutti siamo chiamati a imitare Cristo, che spogliò sé stesso per arricchire noi (cfr Fil 2,7). Così, chiunque persegue con altri una finalità apostolica o chiunque è portatore di un carisma è chiamato ad arricchire gli altri, spogliandosi di sé. E questo è fonte di libertà e di grande gioia.

Grazie per ciò che siete e anche per ciò che fate! Vi affido alla protezione di Maria Madre della Chiesa e di cuore benedico voi e tutti coloro che rappresentate. Grazie!

In un secondo incontro, il Papa ha incontrato i partecipanti ai Capitoli Generali di tre importanti istituti e ordini ecclesiastici: la Società delle Missioni Africane, il Terz’Ordine di San Francesco e i Formatori dei Servi del Paraclito.

Con loro, il Santo Padre ha discusso degli orientamenti e delle sfide presenti e future che queste comunità devono affrontare. L’incontro con la Società delle Missioni Africane ha evidenziato l’impegno missionario e il servizio di evangelizzazione che caratterizzano la loro opera. La presenza del Terz’Ordine di San Francesco ha messo in luce la spiritualità francescana e l’incontro con i Formatori dei Servi del Paraclito ha sottolineato l’importanza della formazione e dell’accompagnamento nei rispettivi ministeri.

Questo evento è stato fondamentale per rafforzare la comunione all’interno di queste comunità e condividere orientamenti pastorali che ne promuovano la missione e la testimonianza.

Testo integrale:

DISCORSO DEL SANTO PADRE LEONE XIV
AI CAPITOLI GENERALI DELLA SOCIETÀ DELLE MISSIONI AFRICANE
E DEL TERZ’ORDINE REGOLARE DI S. FRANCESCO
E AI FORMATORI DEI SERVI DEL PARACLITO

Sala del Concistoro
Venerdì, 6 giugno 2025

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Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

La pace sia con voi!

Cari fratelli e sorelle, benvenuti!

Saluto i Superiori Generali presenti, specialmente chi è stato appena eletto, i membri degli organi di governo e tutti voi, appartenenti al Terz’Ordine Regolare di San Francesco – chi è il nuovo Generale? Già rieletto?… Ah, non ancora, bene – poi alla Società delle Missioni Africane e all’Istituto dei Servi del Paraclito.

Molti di voi vengono a questo incontro nel contesto del Capitolo Generale, in un momento importante per la vostra vita e per quella di tutta la Chiesa. Preghiamo dunque prima di tutto il Signore per i vostri Istituti e per tutte le persone consacrate, perché «avendo di mira unicamente e sopra ogni cosa Dio, uniscano la contemplazione, con cui aderiscono a Dio con la mente e col cuore, e l’ardore apostolico, con cui si sforzano di collaborare all’opera della redenzione» (Conc. Ecum. Vat. II, Decr. Perfectae caritatis, 5).

Voi qui rappresentate tre realtà carismatiche nate in momenti diversi della storia della Chiesa, in risposta ad esigenze contingenti di varia natura, ma unite e complementari nella bellezza armonica del Corpo mistico di Cristo (cfr Id., Cost. dogm. Lumen gentium, 7).

La fondazione più antica, tra quelle qui presenti, è quella del Terzo Ordine Regolare di San Francesco, i cui inizi risalgono allo stesso Santo di Assisi, salva poi l’elevazione a Ordine avvenuta in seguito ad opera di Papa Niccolò V (cfr Bolla Pastoralis officii, 20 luglio 1447). I temi che affrontate nel 113° Capitolo Generale – vita comune, formazione e vocazioni – riguardano un po’ tutta la grande Famiglia di Dio. È però importante che, come dice il titolo che avete dato ai vostri lavori, voi li affrontiate alla luce del vostro carisma “penitenziale”. Questo infatti ci ricorda che – secondo le parole stesse di San Francesco – solo attraverso un costante cammino di conversione possiamo offrire ai fratelli «le fragranti parole del Signore nostro Gesù Cristo» (Prima lettera ai fedeli, 19).

Di datazione più recente è la Società delle Missioni Africane, fondata l’8 dicembre 1856 dal Venerabile Vescovo Melchior de Marion Brésillac, segno di quella missionarietà che è al cuore stesso della vita della Chiesa (cfr Francesco, Esort. Ap. Evangelii gaudium, 273). La storia del vostro Istituto, cari fratelli, ben testimonia questa verità: la fedeltà alla missione, infatti, facendovi superare nel tempo mille difficoltà interne ed esterne alle vostre comunità, vi ha permesso di crescere, traendo anzi dalle avversità occasione e ispirazione per partire verso nuovi orizzonti apostolici in Africa e poi in altre parti del mondo. È bellissima, in proposito, l’esortazione lasciatavi dal Fondatore a mantenervi fedeli, nell’annuncio, alla semplicità della predicazione apostolica e, al tempo stesso, sempre pronti ad abbracciare la “follia della Croce” (cfr 1Cor 1,17-25): semplici e tranquilli, anche di fronte alle incomprensioni e alle derisioni del mondo. Liberi da qualsiasi condizionamento perché “ripieni” di Cristo, e capaci di portare i fratelli all’incontro con Lui perché animati da un’unica aspirazione: annunciare a tutto il mondo il suo Vangelo (cfr Fil 1,12-14.21). Che grande segno per tutta la Chiesa e per tutto il mondo!

E veniamo all’Istituto di fondazione più recente: i Servi del Paraclito. Servi di quello Spirito che abita in noi (cfr Rm 8,9) per il dono del Battesimo e che guarisce “quod est saucium” – cioè ciò che è ferito – come canteremo tra pochi giorni nella Sequenza di Pentecoste. Servi dello Spirito che guarisce: tali vi ha voluto padre Gerald Fitzgerald, che nel 1942 ha dato inizio alla vostra opera per la cura dei sacerdoti in difficoltà, “Pro Christo sacerdote”, come dice il vostro motto (cfr Costituzioni, 4,4). Da allora svolgete, in varie parti del mondo, il vostro ministero di prossimità umile, paziente, delicata e discreta nei confronti di persone ferite nel profondo, proponendo loro cammini terapeutici che ad una semplice e intensa vita spirituale, personale e comunitaria, affiancano un’assistenza professionale altamente qualificata, differenziata a seconda dei bisogni. Anche la vostra presenza ci ricorda una cosa importante: e cioè che tutti noi, pur chiamati ad essere per i fratelli e le sorelle ministri di Cristo, medico delle anime (cfr Lc 5,31-32), siamo prima di tutto a nostra volta malati bisognosi di guarigione. Come dice Sant’Agostino, usando l’immagine di una barca, tutti noi «in questa vita abbiamo come delle fenditure proprie della mortalità e fragilità nostra, per le quali entra il peccato dai flutti di questo secolo» (Discorso 278, 13,13). E il Santo Vescovo di Ippona propone un rimedio al male: «Per vuotarci e non andare a fondo – dice –, diamo mano … a questa esortazione… Perdoniamo!» (ibid.). Perdoniamo, perché ovunque, «nelle nostre parrocchie, nelle comunità, nelle associazioni e nei movimenti, insomma, dovunque vi sono dei cristiani, chiunque […] [possa] trovare un’oasi di misericordia» (Francesco, Bolla Misericordiae Vultus, 11 aprile 2015, 12).

Carissimi, grazie per la vostra visita, che oggi in questa sala ci mostra la Chiesa in tre dimensioni luminose della sua bellezza: l’impegno della conversione, l’entusiasmo della missione e il calore della misericordia. Grazie per il tanto lavoro che fate, in tutto il mondo. Vi benedico e prego per voi, in questa novena della Pentecoste, perché possiate essere sempre più strumenti docili dello Spirito Santo secondo i progetti di Dio. Grazie.

Incontro con il Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella

Infine, Papa Leone XIV ha incontrato il Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella. Questo incontro istituzionale rappresenta l’importanza del dialogo tra Chiesa e Stato nell’affrontare questioni di interesse comune e promuovere la collaborazione a beneficio della società.

L’incontro con il Presidente Mattarella simboleggia l’apertura della Chiesa alle autorità civili e sottolinea il suo ruolo di attore impegnato nello sviluppo del bene comune e nella promozione della dignità umana.

 

Exaudi Redazione

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