19 Maggio, 2025

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Parole che illuminano le nostre croci

Le ultime parole di Gesù come faro di significato e speranza in mezzo alla sofferenza umana

Parole che illuminano le nostre croci
Unsplash . Michael Fortsch

Con i suoi gesti e le sue parole, Gesù ci rivela una logica, un criterio, un’assiologia distinta dalla logica della nostra società. Il Vangelo di Gesù contiene una logica contraria a quella di questo cambiamento d’epoca e di questa “cultura della morte”, governata, caratterizzata e condizionata dalle tendenze “leggere” del postmoderno.

Così, mentre il mondo in cui viviamo ci invita, con tutti i mezzi e in mille modi, all’attaccamento, all’ambizione e all’avidità per i beni materiali, alla paura, all’odio, alla violenza, al risentimento, all’adulazione, alla menzogna, all’ipocrisia, al servilismo, all’individualismo, al consumismo, all’edonismo, all’intolleranza e alla discriminazione, all’ingiustizia e all’emarginazione, alla corruzione, all’ambizione di potere schiacciante, all’apparenza, all’esteriorità, al rumore, all’ostentazione, all’orgoglio, ecc., Gesù di Nazareth vive, disegna e ci insegna un nuovo stile di vita e di essere umani. Lui stesso è il modello dell’uomo che Dio ha per ogni uomo.

Logica, stile di vita e modo di essere umano, secondo la volontà di Dio Creatore e Padre, che si sintetizza negli eventi che – liturgicamente – commemoriamo nel Triduo pasquale della Settimana Santa o Settimana Maggiore per i cattolici e si condensa soprattutto in due tradizioni del popolo cristiano per il Venerdì Santo: la “VIA CRUCIS” e “LE SETTE PAROLE”.

Nelle righe che seguono farò riferimento a queste due devozioni in modo molto succinto. Con la certezza che il messaggio che contengono, come tutto il Vangelo – che è Gesù stesso – ha tutto da dire a ogni uomo e a ogni donna, a tutta l’umanità, senza distinzioni di credo, di cultura o di luogo di provenienza.

Vale a dire che, come tutti i gesti e le parole di Gesù, la passione e la morte di Gesù che contempliamo il VENERDÌ SANTO hanno un messaggio di portata universale. Perché in Gesù si illumina il mistero della vita di ogni essere umano (cfr D.V. 2), poiché Egli ha preso su di sé tutte le nostre gioie e le nostre sofferenze, tutti i nostri trionfi e i nostri fallimenti, tutti i nostri più grandi desideri di felicità e di un mondo migliore, il nostro anelito alla verità, alla giustizia, alla libertà e alla pace.

Così, durante il suo cammino verso la Croce o VIA CRUCIS, Gesù fu – ingiustamente – CONDANNATO A MORTE, SPOGLIE DELLE VESTI E INCHIODATO ALLA CROCE (Stazioni 1, 10 e 11). Anche oggi milioni di innocenti sono condannati a morte, spogliati, denudati e inchiodati alla croce in molti modi, e in loro si perpetua e si attualizza la condanna a morte di Gesù. Ci sono milioni di persone perseguitate, esiliate, isolate, torturate e fatte sparire, che gridano per una giustizia non manipolata e non corrotta, per la dignità e i diritti. Essi gridano contro i sistemi politici ed economici ingiusti e iniqui e contro coloro che giustificano l’abuso dei più deboli come un mezzo per proteggere la società, quando in realtà si tratta di difendere i loro privilegi.

Come Gesù di Nazareth, oggi ci sono milioni di esseri umani che – in ogni angolo della terra – PORTANO CROCI (Stazione 2), crudeli e pesanti, imposte da altri, frutto di relazioni non fraterne e di condizioni sociali ingiuste e disumanizzanti, nelle quali – fratricidamente – alcuni schiacciano gli altri.

GESÙ CADE, una, due e tre volte (Stazioni 3, 7 e 9): come milioni di uomini e donne caduti e sconfitti sotto il peso dell’ingiustizia. È la storia della caduta di milioni di vittime e oppressi che non è stata registrata nella storia scritta dai vincitori. Ma Gesù si alza e continua.

GESÙ INCONTRA MARIA, SUA MADRE, E LE DONNE DI GERUSALEMME (Stazioni 4 e 8). La logica di Dio, cantata da Maria nel “Magnificat”, secondo la quale il Dio di Gesù ricolma di abbondanza gli affamati e rimanda a mani vuote i sazi, consola tutti coloro che – come Gesù e con Lui – soffrono e gridano speranza.

SIMONE DI CIRENE AIUTA A PORTARE LA CROCE E VERONICA ASCIUGA IL VOLTO DI GESÙ (Stazioni 5 e 6). Sono gli impoveriti, gli ultimi, gli “scartati” del mondo a giudicare le nostre coscienze. Ero affamato, assetato, solo, malato, imprigionato, nudo, trascurato, senza casa, senza opportunità: mi hai aiutato? C’è il male e il dolore, ma ci sono anche i Cirenei e le Veroniche che si umiliano per guardare, incontrare, servire, donarsi e alleviare il peso di tanti fratelli e sorelle nel bisogno.

GESÙ MUORE SULLA CROCE (Stazione 12). La lotta per la verità, la libertà, la pace e la giustizia ha ottenuto pochi successi. Ci sono milioni di condannati, espropriati, crocifissi e morti che non vivono abbastanza per vedere il trionfo delle cause per le quali si sono dedicati.

GESÙ VIENE DEPOSTO DALLA CROCE E DEPOSITATO NEL SEPOLCRO (Stazioni 13 e 14). Nel giusto morto Gesù sono tutti i morti della terra. Ci sono uomini e donne che lottano per scendere dalla croce e per far scendere gli altri dalla croce. Perché i desideri più profondi dell’uomo e i migliori ideali per un mondo migliore non vengono sepolti insieme ai cadaveri. Coloro che sono morti ingiustamente e coloro che sono morti per la verità e la giustizia diventano un chicco di grano che, se muore e viene sepolto, porta molto frutto.

Ogni volta che la verità e la giustizia trionfano nel mondo, ogni volta che costruiamo fratellanza e vita abbondante per tutti, ogni volta che siamo capaci di amore e perdono, ogni volta che siamo capaci di compassione e servizio, speranza, nuova vita, trasformazione, avviene la RESURREZIONE DI GESÙ CRISTO (Stazione 15).

Il silenzio è morte e la parola – come nella creazione biblica – è vita. Con la sua morte in croce, la Parola, che è Gesù stesso, non è stata messa a tacere e, nelle sue ULTIME SETTE PAROLE SULLA CROCE, Gesù dona la vita e ci invita al perdono. Perché senza perdono non possiamo sopportare – come Gesù – le sofferenze della vita, e il perdono di Gesù salva tutti i crocifissi con Lui e tutti i malfattori della storia. “PERDONATE LORO PERCHÉ NON SANNO QUELLO CHE FANNO” (Luca 23:34)

Ci invita alla felicità, al paradiso a cui tutti aneliamo e che può essere costruito solo sulla solidarietà fraterna, attraverso l’amore. «OGGI SARAI CON ME IN PARADISO» (Luca 23:43).

Costruire il mondo come un’unica grande famiglia, un’unica grande tavola, dove tutti trovano posto e tutti mangiano: la famiglia dei figli di Dio. «DONNA, ECCO TUO FIGLIO, ECCO TUA MADRE» (Gv 19,26-27)

Avere fiducia che – nonostante tutto – Dio è presente. “DIO MIO, DIO MIO, PERCHÉ MI HAI ABBANDONATO?” (Mc 15,34)

Sperimentare che Dio ha sete del nostro amore per gli altri, ha sete che noi compiamo la sua volontà, e sperimentare, nello stesso tempo, la nostra sete di compimento, sete di Dio. «HO SETE» (Gv 19,28)

Quando iniziamo ad amare, a perdonare, a servire, iniziamo a essere perfetti come Dio è perfetto, come Dio è buono, compassionevole e misericordioso. E allora, con Gesù, possiamo dire: «È COMPIUTO» (Gv 19,30).

Le paure ci paralizzano. Vivere nella paura non è vivere. L’attesa e il riposo in Dio, solo in Dio – come Dio stesso nel settimo giorno della Genesi – è il culmine della creazione, della nostra esistenza e della nostra storia. «PADRE, NELLE TUE MANI CONSEGNO IL MIO SPIRITO» (Lc 23,46)

Mario J. Paredes

Presidente ejecutivo de SOMOS Community Care, una red de 2,600 médicos independientes -en su mayoría de atención primaria- que atienden a cerca de un millón de los pacientes más vulnerables del Medicaid de la Ciudad de Nueva York