22 Maggio, 2025

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Polonia: don Streich – un’altra vittima del comunismo sarà beatificata

Il sacerdote polacco Stanislao Kostka Streich, ucciso in odio alla fede nel 1938, sarà beatificato come martire del comunismo

Polonia: don Streich – un’altra vittima del comunismo sarà beatificata

Sabato 24 maggio 2025 la beatificazione del Venerabile Servo di Dio don Stanislao Kostka Streich avrà luogo nella piazza della cattedrale di Poznań (Polonia). La beatificazione sarà presieduta dal card. Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi. Alla Santa Messa parteciperà l’Arcivescovo Metropolita di Poznań Zbigniew Zieliński e l’Arcivescovo emerito Stanisław Gądecki, oltre al card. Stanisław Dziwisz, l’Arcivescovo emerito di Cracovia, all’Arcivescovo Tadeusz Wojda, Presidente della Conferenza Episcopale Polacca, al Primate di Polonia mons. Wojciech Polak, all’Arcivescovo Metropolita di Cracovia Marek Jędraszewski. Don Streich è un’altra vittima del comunismo che sarà beatificata.

Nel 1917 nella Russia zarista scoppiò la rivoluzione che rovesciò lo zar e avviò il processo di nascita di uno stato comunista. Ma i comunisti russi guidati da Lenin volevano espandere la loro ideologia in tutto il mondo cominciando con la conquista dell’Europa. Ma come proclamava il comandante sovietico Michail Tuchačevskij: “La via della rivoluzione mondiale passa sul cadavere della Polonia Bianca. Sulle nostre baionette porteremo la felicità e la pace alle masse lavoratrici. Mettiamoci in marcia verso l’Occidente!” La Polonia che riconquistò la sua sovranità nazionale il 18 novembre 1918, dopo 123 anni di spartizioni, fu subito minacciata dalla Russia comunista. Nell’estate del 1920 l’Armata Rossa avanzò minacciosamente verso il fiume Vistola, fino alle porte della capitale polacca, Varsavia. In Polonia ci fu una grande mobilitazione della popolazione: tutti coloro che erano idonei si arruolavano nell’esercito polacco guidato dal maresciallo Jozef Piłsudski che si rendeva conto del pericolo mortale che il comunismo era per l’Europa: difendendo la patria, difendeva la civiltà europea. Malgrado la superiorità numerica dei russi, l’esercito polacco riportò alle porte di Varsavia una grande vittoria che fu chiamata subito il «miracolo sulla Vistola».

In quel drammatico periodo della minaccia comunista un ruolo importantissimo svolse il nunzio apostolico a Varsavia mons. Achille Ratti. Il 25 aprile 1918 Benedetto XV nominò l’allora prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana, visitatore apostolico per la Polonia. L’anno successivo mons. Ratti divenne ufficialmente il primo nunzio apostolico nella Polonia rinata. Nei mesi terribili dell’estate 1920, con i bolscevichi a pochi chilometri da Varsavia, mons. Achille Ratti rimase nella Nunziatura: fu, infatti, l’unico diplomatico che nell’agosto del 1920 non lasciò la capitale, mentre gli altri ambasciatori fuggivano spaventati.

E proprio Achille Ratti che divenne Papa Pio XI pubblicò un’enciclica di condanna dell’ideologia comunista, Divini Redemptoris sul «‘comunismo bolscevico’ ed ateo che mira a capovolgere l’ordinamento sociale e a scalzare gli stessi fondamenti della civiltà cristiana». Nella sua Enciclica il Papa, tra le altre cose, spiegava le cause della violenza esercitata dai comunisti. «Insistendo sull’aspetto dialettico del loro materialismo, i comunisti pretendono che il conflitto, che porta il mondo verso la sintesi finale, può essere accelerato dagli uomini. Quindi si sforzano di rendere più acuti gli antagonismi che sorgono fra le diverse classi della società; e la lotta di classe, con i suoi odi e le sue distruzioni, prende l’aspetto d’una crociata per il progresso dell’umanità. Invece, tutte le forze, quali che esse siano, che resistono a quelle violenze sistematiche, debbono essere annientate come nemiche del genere umano» – scriveva Pio XI.

Anche se la Russia comunista non riuscì a conquistare militarmente l’Europa, grazie alla Polonia, l’ideologia comunista conquistò larghe fasce delle società in vari Paesi. Anche in Polonia furono attivi i militanti comunisti che, come denunciava Pio XI, mettevano in pratica la di classe “con i suoi odii e le sue distruzioni”. Anche la Chiesa e i suoi sacerdoti, che venivano chiamati “il clero reazionario”, furono vittime dell’odio comunista. Una di queste vittime fu don Stanislao Kostka Streich, sacerdote diocesano ucciso in odio alla fede il 27 febbraio 1938 a Luboń (Polonia).

Il futuro beato nacque il 27 agosto 1902 a Bydgoszcz: i suoi genitori erano Franciszek Streich, impiegato di una compagnia di assicurazioni, e Władysława Birzyńska. Nel 1912, dopo aver compiuto i tre anni della scuola dell’obbligo, frequentò per otto anni il ginnasio di Scienze umane fino al 1920. Lo stesso anno fu ammesso al Seminario di Poznań. Successivamente studiò a Gniezno e fu ordinato sacerdote il 6 giugno 1925. Dopo l’ordinazione, negli anni 1925-1928 studiò filosofia classica all’Università di Poznań. Negli anni successivi lavorava come vicario presso varie parrocchie e insegnava religione al seminario.

Nel 1933 assunse la funzione di parroco nella località Zabikowo nel territorio del comune di Lubon. Nel paese mancava una vera chiesa: da chiesa fungeva la cappella presso il convento delle Ancelle dell’Immacolata. Don Streich organizzò un comitato per la costruzione della chiesa: nel 1935 fu presa la decisione di avvio della costruzione della chiesa a Luboń e fu istituita la nuova parrocchia di San Giovanni Bosco. Per don Streich fu il periodo d’intenso lavoro pastorale: il sacerdote organizzò quasi dal nulla la vita parrocchiale, la vita della comunità ed anche una serie di organizzazioni cattoliche. Purtroppo, la sua intensa attività nel campo sociale furono malviste dai comunisti locali che volevano instaurare il comunismo.

Per tutto l’anno 1937 il sacerdote riceveva lettere anonime in cui, con linguaggio ingiurioso e offensivo, si prediceva la sua morte imminente. Ad aprile, qualcuno si introdusse di nascosto nella chiesa, manomise il tabernacolo, forzò le cassette delle offerte e sparpagliò gli abiti liturgici. Ad agosto, fu aggredito il guardiano della chiesa. In ottobre, aggressori ignoti lanciarono pietre contro il prete. È proprio in quel mese che scrisse il suo testamento. L’11 febbraio 1938, scrisse la sua ultima lettera alla madre. La domenica del 20 febbraio, nella chiesa successe un fatto strano: fu probabilmente quel giorno che, durante una finta confessione il suo futuro assassino gli comunicò la sua intenzione di ammazzarlo. Dopo quel fatto il sacerdote sembrava cambiato.

Il 27 febbraio 1938 alle ore 9.30, don Streich entrò nel confessionale come al solito per sentire le confessioni dei fedeli. Alle 10.00 cominciò a celebrare la Messa. Quando si diresse verso il pulpito per leggere il Vangelo, dalla folla saltò fuori un uomo con la mano alzata e sparò due volte a don Streich mirando alla testa. Il primo colpo fu mortale: il proiettile entrò sotto l’occhio destro, ruppe l’osso cranico e si fermò nel cervello. La seconda pallottola attraversò l’Evangeliario. Il prete cadde all’indietro sul fianco destro e l’attentatore gli sparò altri due colpi alla schiena. L’atto di decesso precisava il momento della morte: le ore 10.30.

Si tentò subito d’avviare l’inchiesta diocesana di beatificazione di don Streich. Ma, sfortunatamente, l’anno successivo scoppiò la Seconda guerra mondiale e nel 1945 in Polonia fu istaurato il regime comunista che ovviamente non permetteva di cominciare un processo di beatificazione di una vittima di un comunista. Solo con la caduta del comunismo nel 1989 si poté d’avviare la causa, essendo sempre viva fama di martirio e di santità di don Streich tra i fedeli. Il 26 gennaio 2017 il processo di beatificazione cominciò nell’arcidiocesi di Poznan e il 26 aprile 2019 gli atti furono consegnati alla Congregazione per le Cause dei Santi. La promulgazione del decreto sul martirio di don Streich apre la strada alla sua già prossima beatificazione. Durante l’udienza concessa il 23 maggio 2024 al card. Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, Papa Francesco ha autorizzato il medesimo Dicastero a promulgare una serie di decreti, tra cui quello riguardante il martirio del Servo di Dio Stanislao Kostka Streich. E il 24 maggio lo stesso card. Semeraro beatificherà questo ennesimo martire del comunismo.

Wlodzimierz Redzioch

Wlodzimierz Redzioch è nato a Czestochowa (Polonia), si è laureato in Ingegneria nel Politecnico. Dopo aver continuato gli studi nell’Università di Varsavia, presso l’Istituto degli Studi africani, nel 1980 ha lavorato presso il Centro per i pellegrini polacchi a Roma. Dal 1981 al 2012 ha lavorato presso L’Osservatore romano. Dal 1995 collabora con il settimanale cattolico polacco Niedziela come corrispondente dal Vaticano e dall’Italia. Per la sua attività di vaticanista il 23 settembre 2000 ha ricevuto in Polonia il premio cattolico per il giornalismo «Mater Verbi»; mentre il 14 luglio 2006 Sua Santità Benedetto XVI gli ha conferito il titolo di commendatore dell’Ordine di San Silvestro papa. Autore prolifico, ha scritto diversi volumi sul Vaticano e guide ai due principali santuari mariani: Lourdes e Fatima. Promotore in Polonia del pellegrinaggio a Santiago de Compostela. In occasione della canonizzazione di Giovanni Paolo II ha pubblicato il libro “Accanto a Giovanni Paolo II. Gli amici e i collaboratori raccontano” (Edizioni Ares, Milano 2014), con 22 interviste, compresa la testimonianza d’eccezione di Papa emerito Benedetto XVI. Nel 2024, per commemorare il 40mo anniversario dell’assassinio di don Jerzy Popiełuszko, ha pubblicato la sua biografia “Jerzy Popiełuszko. Martire del comunismo” (Edizioni Ares Milano 2024).