28 Aprile, 2025

Seguici su

Polonia: La televisione di stato licenzia un giornalista

Nella Polonia di Tusk non si può parlar male del comunismo

Polonia: La televisione di stato licenzia un giornalista
Red. Babiarz - foto K. Cegielska

Tanti sono scioccati e amareggiati che nello spettacolo mondiale dell’apertura dei Giochi Olimpici di Parigi si volevano offendere i sentimenti religiosi di milioni di cristiani con uno spettacolo blasfemo dell’Ultima Cena. In tanti si sono chiesti se queste sono le Olimpiadi o il Gay Pride?

Anche in Polonia l’apertura dell’Olimpiade di Parigi ha suscitato vive reazioni, ma non soltanto in conseguenza dell’insulto nei confronti della religione cristiana ma anche a causa del licenziamento di un giornalista che commentava la cerimonia dell’inaugurazione. Si tratta di un professionista di lungo corso, Przemyslaw Babiarz, che ha fatto le sue riflessioni sentendo cantare durante lo spettacolo la canzone di John Lennon “Imagine”: “Un mondo senza cielo, nazioni e religione. Questa è una visione di pace che abbraccerà tutti. Questa è la visione del comunismo, purtroppo…” La direzione della Televisione Polacca di stato (TVP), accecata dal politicamente corretto, ha reagito immediatamente. “Vorremmo informarvi che dopo le scandalose parole di ieri, Przemyslaw Babiarz è stato sospeso dalle sue funzioni ufficiali e non commenterà più la competizione durante i Giochi Olimpici” – è scritto in una nota della TVP. Nel testo si sottolinea che “la comprensione reciproca, la tolleranza, la riconciliazione: queste non sono solo le idee olimpiche di base, ma sono anche il fondamento degli standard seguiti dalla nuova Televisione Polacca. Non c’è consenso a infrangerli”.

Va ricordato che all’inizio dell’attività del nuovo governo polacco formatosi il 13 dicembre il ministro della Cultura, ex colonello dei servizi, violando le leggi, ha licenziato i vertici dei media pubblici: la televisione, la radio, l’agenzia di stampa polacche e i loro consigli di vigilanza, iniziando il processo di “occupazione” illegale dei media pubblici. Perciò la “nuova” Televisione Polacca, come si definisce nel comunicato, è la Televisione sottomessa completamente all’attuale governo che è formato anche dagli eredi del partito comunista polacco, che si chiamano La Nuova Sinistra. Nella “nuova” televisione di stato polacca si può tollerare lo spettacolo blasfemo dell’Ultima Cena ma non si può criticare la canzone di Lennon come portatrice di una visione comunista del mondo.

Il brano di Lennon viene solitamente letto in chiave pacifista (erano gli anni settanta, gli anni della guerra in Vietnam), ma lo stesso musicista ammise che i contenuti del testo di Imagine la avvicinano più al Manifesto del partito comunista che a un inno alla pace (“Imagine è il manifesto comunista, anche se io non sono particolarmente un comunista…”). Vale la pena ricordare anche queste parole dello stesso Lennon: “Imagine era lo stesso messaggio di precedenti canzoni contro la guerra, ma zuccherato. Ed è diventata un successo quasi ovunque: è una canzone anti-religiosa, anti-nazionalista, anti-convenzionale e anti-capitalista, ma solo perché è coperta di zucchero viene accettata. Ora ho capito cosa bisogna fare: far passare il messaggio politico aggiungendo un po’ di miele…”

Il vergognoso licenziamento del giornalista polacco mi ha ricordato l’attacco a Giorgia Meloni sferrato da una certa sinistra italiana quando nel 2020 disse che “Imagine” non è un inno pacifista ma un pezzo intriso di ideologia e contro la religione. “Niente religioni, niente confini… è l’inno dell’omologazione mondialista. Io credo nell’identità, senza di essa siamo solo consumatori tutti uguali delle multinazionali” – aveva detto allora la Meloni, sollevando l’indignazione dei soliti ambienti di sinistra, politicamente corretti.

Tornando al caso di Przemysław Babiarz si può constatare che è un’ennesima prova che il tanto sbandierato ripristino della libertà dei media in Polonia è un bluff: le grandi purghe servivano soltanto per rendere i media pubblici servili all’attuale governo. Il mito di Tusk come “restauratore” della democrazia in Polonia, così utile alle élite al potere a Berlino e Bruxelles, è sempre più traballante. Tuttavia è ancora sostenuto da interessi politici ed economici molto forti perciò si fa finta di non vedere che in Polonia non vengono rispettate né le leggi né la Costituzione.

Wlodzimierz Redzioch

Wlodzimierz Redzioch è nato a Czestochowa (Polonia), si è laureato in Ingegneria nel Politecnico. Dopo aver continuato gli studi nell’Università di Varsavia, presso l’Istituto degli Studi africani, nel 1980 ha lavorato presso il Centro per i pellegrini polacchi a Roma. Dal 1981 al 2012 ha lavorato presso L’Osservatore romano. Dal 1995 collabora con il settimanale cattolico polacco Niedziela come corrispondente dal Vaticano e dall’Italia. Per la sua attività di vaticanista il 23 settembre 2000 ha ricevuto in Polonia il premio cattolico per il giornalismo «Mater Verbi»; mentre il 14 luglio 2006 Sua Santità Benedetto XVI gli ha conferito il titolo di commendatore dell’Ordine di San Silvestro papa. Autore prolifico, ha scritto diversi volumi sul Vaticano e guide ai due principali santuari mariani: Lourdes e Fatima. Promotore in Polonia del pellegrinaggio a Santiago de Compostela. In occasione della canonizzazione di Giovanni Paolo II ha pubblicato il libro “Accanto a Giovanni Paolo II. Gli amici e i collaboratori raccontano” (Edizioni Ares, Milano 2014), con 22 interviste, compresa la testimonianza d’eccezione di Papa emerito Benedetto XVI. Nel 2024, per commemorare il 40mo anniversario dell’assassinio di don Jerzy Popiełuszko, ha pubblicato la sua biografia “Jerzy Popiełuszko. Martire del comunismo” (Edizioni Ares Milano 2024).