13 Luglio, 2025

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Riflessione del Vescovo Enrique Díaz: La Santissima Trinità

Domenica 15 giugno 2025

Riflessione del Vescovo Enrique Díaz: La Santissima Trinità

Il vescovo Enrique Díaz Díaz condivide con i lettori di Exaudi la sua riflessione sul Vangelo di questa domenica, 15 giugno 2025, intitolato:  “La Santissima Trinità”.

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Proverbi 8:22-31:  “Prima che la terra esistesse, fu concepita la sapienza”

Salmo 8:  “Quanto è meravigliosa, Signore, la tua potenza!”

Romani 5:1-5:  “Arriviamo a Dio per mezzo di Cristo, mediante l’amore che lo Spirito Santo ci ha donato”

Giovanni 16:12-15:  “Tutto quello che il Padre possiede è mio; lo Spirito prenderà da me e ve lo comunicherà”

Qual è l’immagine dell’uomo moderno? Abbiamo creato un’immagine dell’uomo immersa nell’incoscienza, nel fetore e nella sporcizia, molto diversa da quella che ci viene presentata oggi nel salmo:  “Signore, Dio nostro, che hai fatto l’uomo di poco inferiore agli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato, gli hai dato potere sulle opere delle tue mani e hai posto ogni cosa sotto i suoi piedi”.  È questo l’uomo che il Signore ha sognato? È questa l’immagine del Dio dell’amore, del Dio della comunità, del Dio della famiglia che celebriamo oggi? Certamente no. Non è l’ideale dell’uomo che Dio desidera. L’uomo si è prostituito e ha abbandonato l’immagine a cui era destinato. Ha abbandonato il progetto di Dio e, accecato dall’egoismo, ha deformato l’immagine di Dio e di se stesso.

Quanto hanno ragione coloro che affermano che l’uomo è diventato un lupo per l’uomo, attaccando, divorando e distruggendo i suoi simili, distruggendo allo stesso tempo la natura che gli è stata affidata. Lo abbiamo sperimentato in prima persona in questi giorni, come le nostre comunità siano state assediate e assediate dal narcotraffico e come finiscano per essere annientate. Giovani, famiglie, bambini: tutti sono angosciati. Ma questo non è altro che una conseguenza della direzione presa dal mondo. Crede solo nella forza, nel denaro e nel potere. Ma alla fine l’uomo si ritrova solo, abbandonato e ha perso la strada. Volendo dimenticare Dio, finisce per dimenticare il proprio destino e la propria immagine. Quanto è doloroso contemplare l’uomo in tutta la sua miseria, perduto e i suoi ideali perduti.

La Trinità è la meravigliosa relazione interiore tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Ognuno di loro è una persona distinta, ognuno è una persona diversa, eppure tutti sono un unico Dio. Si donano a vicenda, si ricevono a vicenda, e l’uno non può essere compreso senza l’altro. La rivelazione di Dio come mistero trinitario costituisce il nucleo fondamentale e strutturante di tutto il messaggio del Nuovo Testamento. Il mistero della Santissima Trinità, che celebriamo oggi con grande solennità, è stato un evento salvifico prima di essere una dottrina. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono sempre stati presenti nella storia dell’umanità, dando vita e comunicando il loro amore; introducendo e trasformando il corso della storia nella comunione divina delle Tre Persone.

In questo giorno, festa della Santissima Trinità, non desidero soffermarmi su speculazioni teologiche che ci conducano a scoprire la relazione delle tre Persone in un’unica essenza. Vorrei che contemplassimo questo Dio di famiglia, Trinità e comunicazione, e sperimentassimo il suo amore e il suo invito a condividere la stessa vita. La nostra stima e immagine di noi stessi e dei nostri fratelli dipenderanno dalla nostra immagine ed esperienza di Dio.

Molti, definendosi “religiosi”, “cristiani” o di qualsiasi altra confessione, vivono una vita triste e priva di significato. Hanno un’idea di Dio apatica e distante. Per loro, Dio sarebbe un dio nebuloso, grigio, “senza volto”. Qualcosa di impersonale, freddo e indifferente. E se proviamo a dire loro che Dio è “Trinità”, faranno un gesto di rabbia, un groviglio senza senso che non ha nulla a che fare con la loro vita. Eppure, in tutta la sua profondità, senza voler spiegare, è l’esperienza del Dio vicino che Gesù ci presenta. Il mistero non è l’oscurità, ma l’amore e la vita che Gesù ci mostra in Dio.

Dio non è un essere solitario condannato alla chiusura in se stesso, ma comunione interpersonale, gioiosa comunicazione di vita. Dio è famiglia. Dio è vita condivisa, amore comunitario, comunione di persone. Pertanto, chi vive l’esperienza di Dio non può isolarsi, chiudere il cuore ai fratelli e morire di narcisismo contemplando se stesso. Se una persona si chiude agli altri, non può dirci di aver fatto esperienza di Dio. Perché questo Dio non è lontano da noi; è alle radici stesse della nostra vita e del nostro essere. In Lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo.

 Credere nella Trinità significa credere che l’origine, il modello e il destino ultimo di ogni vita sia l’amore condiviso nella fraternità. Se siamo creati a immagine e somiglianza di Dio, non troveremo pace finché non potremo godere di quell’amore condiviso e ritrovarci in quella “famiglia”, dove ogni persona può essere pienamente se stessa, felice nel dono di sé e nella totale solidarietà reciproca. Celebriamo la Trinità quando scopriamo con gioia che la fonte della nostra vita è una famiglia di Dio, una comunità di Dio, e quando ci sentiamo chiamati dal profondo del nostro essere a cercare la nostra vera felicità nella condivisione, nell’amore, nella fraternità. Siamo chiamati a essere l’immagine di Dio oggi.

Quanto sarebbe triste se, in questo giorno della Trinità, fossimo lasciati soli e incatenati al nostro egoismo. Dobbiamo aprire i nostri cuori e i nostri occhi per sperimentare e far sperimentare agli altri questo Dio d’amore. Molte domande possano sorgere in ognuno di noi: come posso far sì che la natura “comunitaria” di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, si rifletta più chiaramente nella mia vita cristiana? In quali aspetti specifici della mia vita si manifesta il mistero del Dio Trinitario come amore e vita? Come potrei aprirmi maggiormente all’azione dello Spirito di Verità nella mia vita, affinché Egli mi conduca a una conoscenza esistenziale e attualizzata del Vangelo di Gesù?

Signore Dio, Eterno, Uno e Vero, infinito mistero di amore e di vita, Santissima Trinità, fa’ che l’umanità creata a tua immagine sia una sola famiglia, fermento di unità e di pace per tutta l’umanità. Amen.

Enrique Díaz

Nació en Huandacareo, Michoacán, México, en 1952. Realizó sus estudios de Filosofía y Teología en el Seminario de Morelia. Ordenado diácono el 22 de mayo de 1977, y presbítero el 23 de octubre del mismo año. Obtuvo la Licenciatura en Sagrada Escritura en el Pontificio Instituto Bíblico en Roma. Ha desarrollado múltiples encargos pastorales como el de capellán de la rectoría de las Tres Aves Marías; responsable de la Pastoral Bíblica Diocesana y director de la Escuela Bíblica en Morelia; maestro de Biblia en el Seminario Conciliar de Morelia, párroco de la Parroquia de Nuestra Señora de Guadalupe, Col. Guadalupe, Morelia; o vicario episcopal para la Zona de Nuestra Señora de la Luz, Pátzcuaro. Ordenado obispo auxiliar de san Cristóbal de las Casas en 2003. En la Conferencia Episcopal formó parte de las Comisiones de Biblia, Diaconado y Ministerios Laicales. Fue responsable de las Dimensiones de Ministerios Laicales, de Educación y Cultura. Ha participado en encuentros latinoamericanos y mundiales sobre el Diaconado Permanente. Actualmente es el responsable de la Dimensión de Pastoral de la Cultura. Participó como Miembro del Sínodo de Obispos sobre la Palabra de Dios en la Vida y Misión de la Iglesia en Roma, en 2008. Recibió el nombramiento de obispo coadjutor de San Cristóbal de las Casas en 2014. Nombrado II obispo de Irapuato el día 11 de marzo, tomó posesión el 19 de Mayo. Colabora en varias revistas y publicaciones sobre todo con la reflexión diaria y dominical tanto en audio como escrita.