13 Luglio, 2025

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Riflessione del Vescovo Enrique Díaz: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto

Dodicesima Domenica del Tempo Ordinario

Riflessione del Vescovo Enrique Díaz: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto

Il vescovo Enrique Díaz Díaz condivide con i lettori di Exaudi la sua riflessione sul  Vangelo di questa domenica, 22 giugno 2025 , intitolato:  “Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto”.

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Zaccaria 12:10-11; 13:1:  “Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto”.

Salmo 62:  “Signore, l’anima mia ha sete di te”

Galati 3:26-29:  “Tutti coloro che sono stati battezzati in Cristo si sono rivestiti di Cristo”.

Luca 9,18-24:  «Ma voi, chi dite che io sia?»

Tutti noi viviamo momenti importanti nella nostra vita che la trasformano, la riempiono di significato e cambiano la nostra mente e il nostro cuore. Nella vita dei discepoli di Gesù, c’è un momento cruciale. Dopo aver contemplato i miracoli da Lui compiuti, dopo aver ascoltato le Sue parole e aver camminato con Lui sulla via verso Gerusalemme, Gesù crea un’atmosfera molto speciale, “un momento di compagnia, in un luogo solitario, mentre pregano”, e pone loro due domande fondamentali: “Chi dice la gente che io sia?” e “Chi dite voi che io sia?”. Sono domande a cui non si può rispondere con leggerezza, ma che coinvolgono la vita stessa. Due domande vengono poste alle persone che amiamo e che ci amano.

Ecco perché Gesù non pone loro domande in un momento qualsiasi: Gesù ha preparato per i suoi discepoli un’atmosfera di intimità alla presenza del Padre Dio, perché tutte le domande sul regno sono importanti, ma ci sono domande che sono essenziali e richiedono risposte serie e impegnate. Lo contemplano nel suo “essere faccia a faccia con il Padre”, come Figlio nell’intimità. È stato loro concesso di vedere ciò che “la gente” non vede. Da questa visione scaturisce una conoscenza che va oltre “l’opinione” della “gente”, ispira una fede e una confessione che li incoraggerà nella sequela. Questo brano del Vangelo mi è sempre sembrato un ripasso, un momento per fermarsi e vedere come vanno le cose. È praticamente a metà del Vangelo di Luca, e Gesù pone queste due domande che sono come un sondaggio, come un sondaggio, non su cose superficiali, ma su ciò che è più importante nel nostro cuore. Ed è chiaro che la risposta di Gesù non lo ha lasciato del tutto convinto, anche se alla fine ha ascoltato ciò che si aspettava.

È sempre più facile rispondere a ciò che dicono gli altri che aprire il proprio cuore per rivelare ciò che si cela dentro. Le opinioni comuni, quelle non vincolanti, quelle sostenute dalla tradizione e che costituiscono l’opinione pubblica, trovano risposta immediata. È evidente che “il popolo” ha un’opinione favorevole di Gesù, ma molto distante e impersonale. Lo percepisce con gli stessi segni dell’Antico Testamento e non osa stabilire con Lui un rapporto stretto e personale. Gesù non si lascia incasellare in questi concetti. Per Lui, ciò che conta è un incontro personale, un impegno determinato, un’amicizia incondizionata e un amore incrollabile. È una domanda rivolta al cuore che non può essere elusa, e a cui Pietro, a nome dei discepoli, risponde: “Il Messia di Dio”. Una vera risposta? Una risposta detta dal cuore? Tecnicamente e teologicamente, qualsiasi studioso la approverebbe, ma quella risposta ha ancora molta impersonalità, e Cristo vuole veri amici che siano disposti a seguirlo. Non dice mai a Pietro che si sbaglia; Non lo rimprovera, ma ne amplia la visione miope. È certamente “il Messia”, “l’unto” di Dio, ma non nel senso che il popolo desiderava, di una salvezza che viene quasi miracolosamente dal cielo. Gesù mostra a Pietro e agli altri discepoli la via per raggiungere quella salvezza e quella liberazione completa. Prima rivela loro la via che seguirà, fatta di rifiuto e sofferenza, ma anche di resurrezione, e poi li invita a essere suoi fedeli seguaci.

Oggi Gesù ci interroga sulla nostra fede e sulla nostra vita, non sulle apparenze. È più facile seguire precetti, che in definitiva non cambiano la nostra vita, che innamorarsi veramente e permettere al Vangelo di permeare la nostra vita e persino di mettere in discussione le nostre certezze. È più facile rispondere meccanicamente, come un pappagallo, che Gesù Cristo è il Figlio di Dio, che considerare seriamente la nostra fede cristiana. Raramente siamo capaci di rinunciare al nostro denaro o al nostro tempo per costruire un mondo più giusto ed equo. Abbiamo creato una religione a modo nostro, per paura di impegnarci veramente. Molte persone si scandalizzano e si allontanano da Dio quando ci contemplano. Saremo capaci di essere veramente testimoni, martiri, di Gesù Cristo, come lo fu in seguito Pietro? Per seguire Gesù Cristo, dobbiamo rinnegare noi stessi e prendere la nostra croce. Ognuno di noi ha la sua…

Un grande pensatore, cristiano contemplativo, una volta disse: “Non c’è bisogno che ci diciate chi è Gesù per voi; gli altri lo noteranno dal vostro modo di essere e di vivere”. Accontentarsi di risposte facili – “Gesù è mio amico”, “Gesù è nato a Betlemme” o “Gesù è morto in croce” – non basta. Abbiamo bisogno di un’esperienza di incontro con Gesù; abbiamo bisogno di assimilare e vivere il suo amore. Il giorno in cui i nostri desideri, atteggiamenti, opere e ideali saranno trafitti dalla figura e dalla parola di Gesù, potremo scoprire che Cristo è, soprattutto, colui che plasma e dà essenza alla nostra vita. Comprenderemo le parole di san Paolo che ci assicura che “ci siamo rivestiti di Cristo”. E questo non è qualcosa che diciamo; è prima di tutto vissuto. Lasciamo che rimanga nel nostro cuore oggi per rispondere con tutta serietà, con tutto l’impegno, alla domanda che Gesù ci pone anche oggi: “E voi, chi dite che io sia?”

Oggi, Signore Gesù, desidero che tu sia per me la speranza che mi spinge a lavorare per il tuo Regno, la fede che mi fa sentire sempre presente, la speranza che mi incoraggia nello scoraggiamento, l’amore che mi insegna a rinnegare me stesso per dare il meglio di me stesso. Amen.

Enrique Díaz

Nació en Huandacareo, Michoacán, México, en 1952. Realizó sus estudios de Filosofía y Teología en el Seminario de Morelia. Ordenado diácono el 22 de mayo de 1977, y presbítero el 23 de octubre del mismo año. Obtuvo la Licenciatura en Sagrada Escritura en el Pontificio Instituto Bíblico en Roma. Ha desarrollado múltiples encargos pastorales como el de capellán de la rectoría de las Tres Aves Marías; responsable de la Pastoral Bíblica Diocesana y director de la Escuela Bíblica en Morelia; maestro de Biblia en el Seminario Conciliar de Morelia, párroco de la Parroquia de Nuestra Señora de Guadalupe, Col. Guadalupe, Morelia; o vicario episcopal para la Zona de Nuestra Señora de la Luz, Pátzcuaro. Ordenado obispo auxiliar de san Cristóbal de las Casas en 2003. En la Conferencia Episcopal formó parte de las Comisiones de Biblia, Diaconado y Ministerios Laicales. Fue responsable de las Dimensiones de Ministerios Laicales, de Educación y Cultura. Ha participado en encuentros latinoamericanos y mundiales sobre el Diaconado Permanente. Actualmente es el responsable de la Dimensión de Pastoral de la Cultura. Participó como Miembro del Sínodo de Obispos sobre la Palabra de Dios en la Vida y Misión de la Iglesia en Roma, en 2008. Recibió el nombramiento de obispo coadjutor de San Cristóbal de las Casas en 2014. Nombrado II obispo de Irapuato el día 11 de marzo, tomó posesión el 19 de Mayo. Colabora en varias revistas y publicaciones sobre todo con la reflexión diaria y dominical tanto en audio como escrita.