15 Maggio, 2025

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San Mattia, apostolo, 14 maggio

Ha sostituito Giuda Iscariota

San Mattia, apostolo, 14 maggio
San Matías Apóstol © Preguntas Santoral

José Miguel Bracero, sacerdote della diocesi di Cordova, propone questo articolo sulla figura di San Mattia, che sostituì Giuda Iscariota come apostolo di Gesù e la cui festa si celebra oggi, 14 maggio.

Ogni 14 maggio celebriamo la festa di san Mattia apostolo, scelto dallo Spirito Santo (cfr prima lettura At 1,15-17.20-26) quando, dividendo le sorti tra Giuseppe, detto Barsabba, soprannominato “il Giusto”, e Mattia, quest’ultimo fu scelto e associato agli undici apostoli. Sostituì Giuda Iscariota, colui che vendette il nostro Signore Gesù Cristo per trenta denari d’argento. La gravità del suo peccato era tale che, non riuscendo a chiedere perdono, non riuscì a sopportare la sofferenza e si tolse la vita.

Ma Mattia, che in ebraico significa “dono di Dio”, era già seguace di Cristo “dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui fu di tra noi preso e assunto in cielo” (cfr At 1,22) e doveva essere con noi “testimone della sua risurrezione”. Senza dubbio, ciò che sembrava una questione di fortuna – “la sorte cadde su Mattia” – si rivela, come sempre, essere qualcosa che era nella mente di Dio da tutta l’eternità. Non c’è alcun caso, nessuna coincidenza, ma ciò che alcuni chiamano divinità, perché questo è ciò che Dio ha voluto nella Sua imperscrutabile Volontà. Naturalmente, la sua elezione fu frutto della preghiera della comunità (cfr At 1,24).

Così come attraverso la designazione di San Mattia, Dio opera meraviglie nella nostra vita in ogni piccolo evento, a volte gioioso, altre volte triste e doloroso, solo ai Suoi occhi e a partire dalla nostra fede possiamo cercare di comprendere ciò che con la nostra limitata ragione umana non potremo realizzare se non nella Vita Eterna. Perciò, di fronte alle difficoltà e alle sofferenze della nostra vita, corriamo il rischio di allontanarci dalla fede, ma solo Dio ci conosce e scruta il nostro cuore, spesso indurito.

Nella Sacra Scrittura si parla poco della sua vita. Dobbiamo rivolgerci ai Santi Padri dei primi secoli della Chiesa per intravedere alcuni tratti della sua personalità. Dagli scritti di san Clemente e san Girolamo si apprende che egli era stato educato nella Legge di Mosè, un giovane innocente e casto, illuminato nelle virtù e nella scienza. Era addirittura uno dei cosiddetti Settantadue discepoli che Gesù mandò in missione. Una volta ordinato da san Pietro, ricevette lo Spirito Santo insieme agli altri apostoli e alla Vergine Maria a Pentecoste, festa che celebreremo domenica prossima, 25 maggio. E lì iniziò il suo apostolato in tutto il mondo, giungendo fino in Etiopia, Paese dove è molto venerato.

Fu lapidato a morte – altre tradizioni sostengono che fu crocifisso – dai farisei, irritati dal suo successo nel conquistare molte anime e cuori per Cristo e per aver proclamato che le Scritture parlavano della venuta del Messia, morto e risorto, e che il popolo ebraico rimaneva nelle tenebre perché non riconosceva Gesù come il vero Dio. Il suo corpo fu sepolto nei pressi di Gerusalemme e Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino, lo recuperò e lo portò a Roma, dove è venerato nella Basilica di Santa Maria Maggiore.

Potremmo dire che san Mattia è un apostolo meno conosciuto di altri; passò inosservato, ma non mancò di importanza per la sua sequela di Cristo, per il suo zelo apostolico per la conversione dei cuori e per l’annuncio del Vangelo. Il Vangelo del giorno (Gv 15,9-17) dice per bocca di Gesù: «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi». È proprio questa impronta apostolica che deve muovere anche noi ad annunciare il Vangelo nel mondo, ad essere veri apostoli di Cristo in mezzo a noi, in un mondo tentatore, sempre più secolarizzato e perfino ostile a tutto ciò che sa di cristianesimo, di Dio, di trascendente. Ci stiamo impoverendo interiormente a tal punto che ci accontentiamo solo dell’apparenza e della superficialità, perché sembrano più facili da raggiungere.

Ma il nostro obiettivo non è questo mondo, bensì la vita eterna. La nostra vocazione è l’immortalità, raggiungere il Paradiso. Un buon esempio per noi è quello di san Mattia, degli apostoli, e di sentirci amici di Cristo, e non servi e schiavi del mondo. Per questo abbiamo bisogno di molta preghiera, di docilità allo Spirito Santo, di perseveranza nelle nostre lotte e di rialzarci quando cadiamo. Così saremo apostoli, ci sentiremo amati e rimarremo nel suo amore, ma come ci dice Gesù: «se osserverete i miei comandamenti» e «vi amerete gli uni gli altri» (cfr Gv 15,9-17). Il Papa emerito Benedetto XVI una volta affermò che “sebbene nella Chiesa non manchino cristiani indegni e traditori, spetta a ciascuno di noi contrastare il male che commettono con la nostra fedele testimonianza a Gesù Cristo, nostro Signore e Salvatore”.

Quale migliore maestra e modello di vita, fede e amore della nostra Madre, la Vergine Maria, alla quale mostriamo il nostro amore e la nostra devozione in questo mese di maggio. Possiamo sentirci veri cristiani, coraggiosi come san Mattia, e chiamati a compiere la nostra missione evangelizzatrice e apostolica nel mondo: «Vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga» (Gv 15,17). E quel frutto è l’amore.

José Miguel Bracero

Nacido en Córdoba, España, en 1970. Licenciado en Filología y Experto en Comercio Internacional. Director de Exportación en diversas empresas. Voluntario en Jordania (2008). Máster en Relaciones Internacionales y Diplomacia (Escuela Diplomática, MAEC, 2009). Dos años en la Embajada de España en Addis Abeba, Etiopía. Ordenado sacerdote el 23 de junio de 2018 en la diócesis de Córdoba. Actualmente párroco de Posadas y Guadalcázar, Córdoba, y cursando estudios de Derecho Canónico.