Teologia per i Millennials: Indurire il cuore

“È meglio per un uomo confessare le sue cadute che indurire il suo cuore”

Teologia millennials cuore
Confessione © Cathopic

Oggi, in “Teologia per i Millennials”, il sacerdote messicano Mario Arroyo Martínez, condivide con i lettori di Exaudi il suo articolo settimanale sull’indurimento del cuore.

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“È meglio per un uomo confessare le sue cadute che indurire il suo cuore” (San Clemente Romano). Leggendo il breviario – il libro di preghiere dei sacerdoti cattolici – mi sono imbattuto in questa citazione di uno dei santi più antichi, martirizzato alla fine del I secolo. Ho pensato, quanto è attuale questo insegnamento! E quante persone induriscono il loro cuore! Quanto è difficile per noi rettificare il sentiero e riconoscere, chiaro e semplice, che abbiamo sbagliato!

Meditandola, ho riscoperto la forza liberatrice del sacramento della confessione. Ci toglie dei pesi, pesi che ci sforziamo inutilmente di portare, quando con squisita semplicità – il rito della penitenza – potremmo lasciarli tutti nelle mani di Dio, invece di trascinare, soffrendo, le nostre colpe.

Mentre scrivo queste righe, non parlo di teorie, ma di un’intima esperienza personale, e dell’esperienza di tante persone alle quali ho dovuto dare assistenza in confessione, magari dopo tanti anni senza essersi accostate a questo sacramento.

Perché è così difficile per noi confessare la nostra colpa? Penso –tra l’altro- perché dobbiamo riconoscere, con umiltà, che non siamo come vorremmo essere, che spesso non siamo come pensiamo di essere. La sproporzione tra il nostro “io” ideale e l’“io” reale diventa evidente.

Molte persone semplicemente non sono in grado di sopportarlo, di riconoscerlo. Dimenticano una delle massime più rivelatrici di tutta la Sacra Scrittura: “la verità vi farà liberi”. Possiamo solo raggiungere l’autentica libertà dalla verità su noi stessi. L’opposto è cementare la propria vita nelle mutevoli terre dell’apparenza e della simulazione, sulla bugia che, per quanto bella possa essere, non smette di essere una bugia.


La cosa triste è che molte persone si ostinano a chiudere gli occhi di fronte alla realtà, negandola; preferiscono nascondersi sotto il tappeto e alla fine eludere terrorizzati le realtà che possono trovare lì. È come avere un morto nell’armadio, meglio non aprirlo.

Ora, la cosa normale sarà non riconoscere che, in fondo, non vogliamo ritrovarci, perché preferiamo l’immagine ideale, anche se falsa, di noi stessi. Dobbiamo quindi avere la risposta tempestiva, con la quale siamo facilmente ingannati. “Perché dovrei manifestare i miei difetti a un uomo, probabilmente più peccatore di me?” È verissimo che il sacerdote può essere più peccatore del penitente, ma il problema non è quello, ma la mancanza di fede.

Con la lente della fede, lente che mi permette di accedere alla realtà così com’è, di non distorcerla, non vedo il padre pincopallino, vedo Gesù Cristo, che mi perdona attraverso quel sacerdote. Ancora una volta le Scritture vengono in nostro aiuto per confermare la nostra fede: “Ricevi lo Spirito Santo, coloro che confessano i loro peccati saranno perdonati, coloro che li occultano, saranno condannati”.

E se mi manca la fede? Senza fede, infatti, la confessione non funziona, per questo la fede ci offre uno strumento prezioso per affrontare il peggio di noi stessi. Ma è vero, purtroppo, sempre meno persone hanno una fede viva che permetta loro di trarre frutto dalla confessione. A volte non è che la fede manchi, è semplicemente lì, scaricata, incipriata per inutilità. Una buona confessione aiuta a recuperarla.

Ricordo casi di persone con 40 o anche 50 anni senza essersi confessati, che l’hanno sperimentato. Ma c’è chi non ha mai avuto la fede, perché i suoi genitori non gliel’hanno trasmessa da bambino. In questi casi il dramma della colpa, il pericolo di indurire l’anima, è più vivo. Una mezza soluzione può essere quella di andare in terapia psicologica, fare lo sforzo di affrontare se stessi e accettare la realtà così com’è.

In ogni caso, un’anima che si inginocchia e confessa i suoi difetti è sempre un’anima grande e un’anima libera. Un’anima che si libera da fardelli gravosi, con una semplicità tipica delle opere divine. Molte volte mi sono imbattuto in persone che si inquietavano: “Come! È così facile per un ladro o un assassino liberarsi dalla sua colpa?” La risposta è semplicemente “Sì, così facile, perché il Volto di Dio è Misericordia”.

Il delitto è un’altra cosa, dalla quale non si liberano così facilmente, ma anche la giusta punizione meritata per la colpa è ben accolta da chi vive pienamente la confessione, poiché ha bisogno di uno spazio per fare penitenza dei propri peccati, uno spazio che gli viene dato dal carcere nel caso del reo. Comunque, quello che mi sembra perfettamente chiaro è il detto: “è meglio per un uomo confessare le sue cadute che indurire il suo cuore”.