Un papà non se ne va mai
Gli insegnamenti e l'esempio di Francesco dureranno per sempre

Nonostante Papa Francesco sia scomparso e la sua tomba accanto alla Madonna della sua amata sia stata sigillata, il suo splendore non svanirà. Così lo chiamava il cantante Palito Ortega, suo connazionale, “Una nuova luce”… in una bellissima canzone a lui dedicata all’inizio del suo pontificato, dodici anni fa.
Il fatto è che un papa muore, ma non se ne va mai. Rimane nei suoi scritti, nei suoi gesti, nelle sue misure e riforme; Oltre ai suoi viaggi e alle sue visite, che restano immortalati nelle piazze, nelle strade e nei centri sanitari, lasciando un segno indelebile su tutte le autostrade dell’informazione, compresi i social network, i siti web e le piattaforme audiovisive.
Anche se ci sentiamo come i discepoli di Emmaus, profondamente addolorati e desiderosi di recuperare ciò che hanno perso, dobbiamo essere certi che un papa – e qualcuno della statura di Francesco – continuerà ad accompagnarci nel cammino, non solo con la sua intercessione, ma anche in modo straordinario e attuale con i suoi insegnamenti.
Una professione di insegnante di frontiera
Non solo ci ha spiegato le Scritture (ci sono centinaia di omelie da approfondire), ma ci ha anche insegnato a sentirci fratelli e sorelle con tutti, a toccare la carne di Cristo nei poveri, ad accendere il fuoco nei nostri cuori e si è persino preso il tempo di metterci in guardia sull’etica dell’intelligenza artificiale e sull’uso prudente dei social media e dei telefoni cellulari.
A questo si aggiunge la sua ferma presa di posizione contro la pedofilia tra il clero, nonché il suo impegno per una vita dignitosa degli anziani e la necessaria attenzione ai giovani, che mobilitava chiedendo loro, nella sua lingua, di “fare scena!”.
Fu lui ad avvertire il mondo un decennio fa, investito dell’autorità di chi serve e con la sua sobria veste bianca di pace, che se non si fosse fatto nulla di concreto, il mare sarebbe diventato un “cimitero per migranti”. Basta guardarlo… Sempre in quel periodo, lanciò l’allarme per impedire che l’Amazzonia venisse decimata e ci incaricò di essere i “custodi del creato”.
Insieme a questo, ha chiesto la fine della “terza guerra mondiale” che stava dissanguando in alcune parti diverse regioni del mondo… proprio come stiamo soffrendo ora. I suoi appelli alla pace continuarono incessanti, così come la sua convinzione che “ogni guerra è un fallimento”.
Coraggioso e ribelle
Da quando assunse con decisione la posizione della Barca di Pietro il 19 marzo 2013, predisse che l’unico modo per invertire le cose brutte o superate sarebbe stato con la “Gioia del Vangelo” e la “Fraternità aperta”, i due polmoni attraverso i quali respirava il suo pontificato, mentre i suoi si stavano assottigliando…
Negli ultimi anni ha guidato la Chiesa su una sedia a rotelle, a causa di un problema al ginocchio, ma ha continuato a viaggiare, ricevere visitatori e firmare nuovi decreti per riformare il Vaticano, compresa la necessaria bonifica finanziaria, il tutto sopportando il dolore inflitto dai suoi oppositori, anche in patria.
Poiché aveva affermato che “non si governa in ginocchio”, continuò a nominare più donne per assisterlo, tenne lezioni di catechismo ogni mercoledì, twittò ogni giorno e rilasciò interviste giornalistiche chiare a un vasto pubblico e a molti lettori.
È stato anche lui, in quest’ultimo decennio, a “combinare pasticci” con i suoi celebri documenti, come encicliche ed esortazioni apostoliche, insieme ad altri scritti. Tra queste vi era la tanto attesa costituzione Praedicate Evangelium, che ha già riformato quasi completamente la Curia vaticana.
Sono commoventi le sue lettere sulla tutela dei minori, quella su san Giuseppe, quella che spiega il significato del Presepe e quella che accoglie l’«Offerta della vita» come nuovo cammino verso la causa di canonizzazione.
Ha colto nel segno anche gli autografi che ci parlavano della misericordia divina o di quella che abbrevia e facilita il processo di annullamento del matrimonio; C’è anche la lettera Desiderio desideravi, sulla necessaria formazione liturgica del Popolo di Dio.
Oltre a queste, pubblicò indicazioni molto giuste per l’istituzione del ministero del catechista e per la concessione del lettorato e dell’accolitato alle donne.
L’impronta, l’eredità
Il mondo intero apprezza il fatto che questi siano stati dodici anni durante i quali egli ha chiesto ai cattolici di essere più misericordiosi che giusti, più fraterni che intransigenti, anche con coloro che “non passano dalla porta”.
Ci lascia anche le sue parole personalissime e motivanti, che sono già parole di un dizionario bergogliano, con cui insiste su un unico messaggio, rivolto a ogni cristiano: che smettiamo di “balconare” e che mettiamo sempre “noi stessi al primo posto”.
Non voleva che fossimo “indietristi” o pigri, ma piuttosto che “uscissimo” a evangelizzare, finché “la suola della scarpa non si consumasse”.
Il Papa se ne è andato dopo aver celebrato la Pasqua con i suoi familiari e averli benedetti Urbi et Orbi, mentre gli leggevano – perché aveva già il fiato corto – un messaggio di speranza per l’Anno Santo del Giubileo, al quale aveva indetto con grande entusiasmo e successo. Vale a dire, morì con la tonaca addosso.