Il Gesù di “The Chosen”, Jonathan Roumie, racconta il suo incontro con Papa Francesco

Exaudi ha intervistato – insieme a un piccolo gruppo di vaticanisti a Roma – l’attore cattolico protagonista del più grande progetto mediatico mai realizzato in crowdfunding

Jonathan Roumie Papa
Il Papa con Roumie @ Courtesy of @jonathanroumieofficial en Instagram

Jonathan Roumie, non solo star di “The Chosen”, primo show “multi-stagione” sulla vita di Gesù Cristo, ma anche devoto cattolico praticante, dice che incontrare e parlare con Papa Francesco “è stato un sogno d’infanzia che si è avverato”, e “non si può dire a parole” quanto significato abbia avuto per lui.

Roumie lo ha raccontato in un’ampia intervista concessa a Exaudi, CNS, CNA e Crux in un hotel di Roma, dopo il suo incontro con Papa Francesco all’udienza generale di mercoledì 11 agosto 2021, parlando della serie cinematografica “The Chosen” (in italiano “Il prescelto”), accolta con ampio favore dalla critica, dopo aver battuto tutti i record per diventare il più ambizioso progetto mediatico di tutti i tempi finanziato in crowdfunding, o finanziamento collettivo.

Tradotto in 50 lingue, “The Chosen” è stato finanziato con 10 milioni di dollari da 19.000 investitori, per poi generare introiti nelle prossime stagioni con l’opzione “pagamento in anticipo” dopo la visione. Stabilmente classificata entro le prime 50 posizioni tra le app di intrattenimento, su iOS e Android, la serie è completamente gratuita da guardare su www.thechosen.tv/app, con collegamento diretto ai dispositivi di streaming senza pagare alcuna tariffa o abbonamento.

Dopo i tanti positivi riconoscimenti riscossi negli Stati Uniti e in altri paesi, Word on Fire ha lodato la performance attoriale di Jonathan come “superba”. “The Chosen” ha riscosso inoltre la valutazione di 9,7 punti su IMDB.com (Internet Movie Database).

Oltre a Roumie, il Direttore Editoriale di Exaudi e gli altri corrispondenti dal Vaticano hanno colloquiato anche con Dallas Jenkins, creatore, regista e co-sceneggiatore di “The Chosen”, e Neal Harmon, CEO di Angel Studios, distributore della serie.

Concentrarsi su Dio, il resto viene da sé

Dallas Jenkins aveva prodotto per la prima volta il film indipendente “Hometown Legend” all’età di 25 anni, facendolo distribuire a Warner Bros. Nei quasi 20 anni trascorsi da allora ha diretto e prodotto oltre una dozzina di lungometraggi e cortometraggi per aziende come Universal, Lionsgate, Pureflix, Hallmark Channel e Amazon.

“Quando realizzo uno spettacolo, cerco di non pensare troppo a quale pubblico è rivolto o quali sono i miei obiettivi, perché altrimenti mi bloccherei”, ha ammesso; “non voglio pensare a niente altro che non sia piacere a Dio con lo spettacolo a cui lavoro, facendo il miglior spettacolo possibile”.

“Tuttavia”, ha aggiunto, “quello che voglio con ‘The Chosen’ è che chi lo segue, uno volta finita la visione, senta di conoscere e amare Gesù più di prima”. Jenkins ha confidato inoltre gioia e soddisfazione per quando in Vaticano – ha riferito – è stato avvicinato da indonesiani, asiatici vari e tedeschi che lo hanno ringraziato perché adesso “il nostro rapporto con Gesù è più forte”, gli hanno assicurato. Dopo un “così bel feedback”, Jenkins ha riflettuto ancora con un sorriso sul fatto che “quando focalizzi l’attenzione su Gesù, allora le barriere etniche e culturali si abbassano e cadono, e il resto viene da sé”.

Dopo che hai toccato il fondo, Dio provvede

“‘The Chosen'”, racconta ancora candidamente il suo regista, “non è nato finché non ero davvero a pezzi. Dio mi ha fatto crollare. L’ultimo film che avevo fatto prima di ‘The Chosen’ era fallito al botteghino. Avevo fallito completamente, non c’era più futuro per me. Mi chiedevo sinceramente se avrei mai più realizzato un altro film. Insieme a mia moglie piangevamo e pregavamo. E mentre pregavo ed ero confuso, Dio mi è davvero venuto incontro e mi ha parlato, per il tramite di un amico, di mia moglie e del miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci per 5.000 uomini, nel Vangelo”. Il punto era che “dovevo imparare” da quel brano evangelico che “il mio lavoro non era sfamare 5.000 uomini; il mio lavoro era fornire i pani e i pesci”.

“Fu così che in quel momento”, continua Jenkins, “smisi di preoccuparmi del successo o del fallimento, del mio proprio orgoglio e di gestire tutto, fino ad arrivare davvero al punto di essere ok anche se non avessi fatto un altro film e di disinteressarmi dell’avere successo o meno”. E’ stato allora che Dio ha provveduto a me ” – ha concluso Jenkins sorridendo – “con ‘The Chosen'”.

La sorpresa di “The Chosen” – Non l’ennesimo spettacolo su Gesù

Neal Harmon è il CEO di Angel Studios, la casa di produzione cinematografica che si presenta come “la principale alternativa a Hollywood nel raccontare storie che amplificano la luce”. Distribuendo successi finanziati in crowdfunding come “The Chosen”, “Wingfeather Saga”, “the Tuttle Twins” e “Dry Bar Comedy”, Angel Studios offre ai creatori di contenuti cinematografici la possibilità di finanziare e distribuire i propri lavori utilizzando il modello “CVOD”, vale a dire Community Video on Demand, che crea una comunità di sostenitori di un progetto di intrattenimento pensato per fidelizzare i suoi fan nel lungo periodo. Prima di Angel, Neal era stato anche co-fondatore di VidAngel, piattaforma di streaming che permette ai genitori di rimuovere contenuti discutibili da film e spettacoli televisivi.

“‘The Chosen’ ti coglie di sorpresa”, ha riferito ai giornalisti; “da quel che sento di continuo, sta diventando uno spettacolo di successo planetario”. Oltre infatti ad essere disponibile in versione sottotitolata in più di 50 lingue, già è stato doppiato in ben nove lingue, “che si spera diventeranno presto 12”, spiega il CEO di Angel Studios.

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A proposito di linguaggi e traduzioni, è interessante notare inoltre che il classico film hollywoodiano è solitamente prodotto in un determinato gruppo di lingue che assicurino un determinato profitto. Per “The Chosen” invece è successo il contrario, annota ancora il produttore: “E’ stato tradotto in molte altre lingue al solo fine di raggiungere più persone possibili in tutto il mondo, a prescindere da quando guadagno produca una traduzione”. E tra le lingue doppiate spiccano arabo, hindi e mandarino, parlate da miliardi di persone solo in piccola parte cristiane.

“The Chosen” è stato visto praticamente in ogni paese e continente del mondo, ad eccezione della Corea del Nord, secondo i dati di Harmon. “Molti, al sentirne parlare, reagiscono pensando ‘oh, un altro show su Gesù!, ancora la storia di Gesù…’, senza nemmeno immaginare cosa succederà loro quando lo guarderanno. Devono sentirne parlare più volte, prima di concedergli una possibilità. Ma una volta che la concedono, vedono qualcosa di speciale e rimangono come agganciati”, assicura in conclusione il produttore. 

Ecco di seguito il testo dell’intervista a Jonathan Roumie – il Gesù di “The Chosen” – concessa a Exaudi, CNS, CNA e Crux.

Roumie con Deborah Castellano Lubov

Com’è stato incontrare e parlare con il Papa all’udienza generale?

Jonathan Roumie: È stato essenzialmente come un sogno da bambino diventato realtà [sorride, NDR]! E’ da quando ero bambino che volevo incontrare il Papa, oltre a partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù, ma non sapevo come fare. E nemmeno per i miei genitori, che erano immigrati, si trattava di qualcosa a portata di mano. Ecco perché era qualcosa che nella mia testa ho sempre ricacciato indietro.

Vedere Papa Francesco arrivare in aula Nervi, a inizio udienza, e’ stato come una specie di “oh, santo cielo, [ride, NDR], sta a vedere cosa succede adesso…”. Ma finché il Papa non mi ha visto e non si è diretto verso di me camminando, non ho affatto dato per scontato che l’incontro sarebbe avvenuto davvero. Poi vederlo effettivamente camminare verso di me, avere un po’ di tempo per stare con lui… beh, non ci sono parole! È stato uno dei più grandi “onori” spirituali della mia vita!

Ha scambiato qualche parola col Papa? E quali?

Jonathan Roumie: Sì! Prima dell’udienza avevo detto al mio amico Michael Severance, dell’Acton Institute, che avrei voluto dire al papa un paio di cose in spagnolo. E Michael mi aveva risposto “sì, posso buttare giù io due cose per te”. Poi però non ci siamo più visti per alcuni giorni, dato che io giravo anche un documentario mentre ero a Roma, e dunque non c’era tempo di tradurre nulla. E allora ho pensato, tra me e me, “beh, allora tradurrò con Google un paio di frasi…”. E invece, la mattina dell’udienza arriva Michael e mi dice “Ehi, ho qualcosa per te!”, tipo un paragrafo e mezzo di frasi in spagnolo, con traduzione inglese accanto. Al che io mi son sentito come chi dice “Lode a Dio!”. Michael mi aveva praticamente dato la tabella di marcia! Da lì ho scritto e riscritto, pensando anche ad altre cose che avrei voluto dire! Fatto sta che alla fine ho detto al Papa semplicemente, in spagnolo, che era un onore incontrarlo…

E poi?

Jonathan Roumie: Che altro ho detto? È successo tutto tutto così in fretta [ride, NDR]! Gli ho detto anche che prego sempre per lui e prego affinché Dio benedica il suo pontificato. Gli ho chiesto di pregare per me, perché interpreto Gesù in una serie televisiva, e lui ha esclamato qualcosa tipo “Wow…!”, con gli occhi che a quel punto si sono come illuminati! C’era Dallas Jenkins, il regista, che ha filmato tutto, Dio lo benedica, col video che poi anche io ho pubblicato. E secondo la traduzione che mi è stata data il Papa mi ha detto “spero che tu possa imitare e trovare Gesù e che questo ti faccia molto felice…”. A quel punto Dallas si è presentato a Francesco…

Bello…

Jonathan Roumie: Poi il Papa sorridendo si è girato di nuovo verso di me, chiedendomi “tu interpreti Gesù?”. E io “sì”, ho risposto. Quindi si è girato con fare scherzoso verso Dallas e gli ha chiesto “e tu chi sei? Giuda?”. E’ stato tutto molto buffo! Il papa è stato così gentile…

Jonathan Roumie Papa
Courtesy of @jonathanroumieofficial on Instagram

Ma come racconteresti l’esperienza di “The Chosen” per te come attore? Che significato ha avuto per te personalmente, come cattolico?


Jonathan Roumie: “The Chosen” è un progetto che mi ha fatto molto approfondire il mio cammino con Cristo. È qualcosa che ho sentito molto, avendo già interpretato Cristo in vari progetti precedenti, che sono stati tutti come “prove” di “The Chosen”. E questo, iniziando “The Chosen”, mi ha permesso di sentirmi ben immedesimato nel personaggio, quando abbiamo iniziato le riprese. Quindi, non era il mio primo “rodeo”, se volete. Poi avevo anche partecipato ad altri tre progetti con Dallas, tre cortometraggi per la sua chiesa, per conoscere ed esplorare il personaggio di Gesù su pellicola. E tutto era iniziato prima ancora con un progetto precedente, per una casa di produzione cattolica, su Santa Faustina Kowalska e la Divina Misericordia. Quella era stata la prima mia performance di attore per un videoclip inserito in uno spettacolo dal vivo. Sei mesi dopo sono stato scritturato da Dallas. Poi, un anno dopo, mi ha scritturato di nuovo per un altro cortometraggio. Poi ho iniziato a recitare la Passione, dal vivo, per la mia chiesa, per qualche anno. Poi ho interpretato di nuovo Cristo, in un cortometraggio per Dallas, di nuovo, nel 2017. E per finire nel 2018 mi ha scritturato per “The Chosen”…

Come fai a stare coi piedi per terra? All’udienza generale, quando hai incontrato il Papa, la gente ti invocava… “Gesù!”, Gesù!”, letteralmente! Come fai a rammentare a te stesso che sei un uomo e non …Gesù?

Jonathan Roumie: Io sento che mi è stato permesso di riscuotere questo successo ora, con “The Chosen”, a questo punto della vita e a questa età, perché ora sono piuttosto “ben piantato” a terra, essendo partito davvero dal fondo, nel mio settore. Ho lavorato come assistente di produzione in una scuola di cinema, e lì pulivo i bagni nel senso letterale del termine. Quindi ho letteralmente salito uno ad uno ogni singolo gradino di una struttura aziendale del ramo cinematografia. Poi, quando decisi di diventare un attore a tempo pieno, mi sono trasferito a Los Angeles e ho lottato per otto anni, fino al punto di dovermi arrendere ad una conversione molto più profonda, quando toccai davvero il punto più basso della mia vita, e questo avvenne appena tre anni fa. Passati da allora tre mesi, dopo la mia totale resa, Dio ha portato “The Chosen” nella mia vita. Ma lungo tutto il percorso in realtà mi ha dato qualche piccolo segnale di dove mi stava portando. E Dio mi mantenuto umile ad ogni passo, compresa la mattina dell’udienza col Papa. Anche lì, incontrando il Papa, è come se Dio mi avesse ammonito “tu sai qual è il tuo posto!”.

Pensate che il giorno prima mi ero comprato un vestito da indossare appunto per l’udienza, ma non mi avevano tolto l’etichetta di sicurezza quando ero uscito dal negozio. Alle sette del mattino del giorno dell’udienza “Oh no!”, mi veniva da dire a Dio, “mi stai prendendo in giro?”. In realtà quello era il modo con cui mi teneva coi piedi per terra, “mi stai mantenendo umile!” [alza gli occhi al cielo, NDR]. All’udienza qualcuno della troupe ha scherzato, “qualcuno dirà che hai rubato un vestito, per incontrare il Papa oggi…”. E comunque a fine udienza la mia sensazione è stata che anche la storia della nostra grazia è così, a volte persino disordinata. Al papa ho dato anche un mio disegno a pennarello di un crocifisso infuocato con una sorta di Sacro Cuore proprio nel mezzo. Era solo una piccola cosa, avrei voluto farlo prima incorniciare e invece non l’ho fatto. Era semplicemente qualcosa molto imperfetto, e non avrei voluto che lo fosse. Ma è stato una specie di promemoria per me, che non contava cosa pensavo che sarebbe dovuto essere; contava l’atto stesso del darlo, di essere lì aperto a comprendere che non ho io il controllo sulla mia vita, ma devo vedere il controllo di Dio.

Nella sua imperfezione, quel disegno era più che perfetto. Era carico di grazia. Quindi, sono così grato, ringrazio Dio per come è stata imperfetta quell’esperienza. E invece poco prima, quando avevo scoperto di prima mattina l’etichetta rimasta sul vestito, “Ma perché? Perché proprio a me?”. Ora sento di esser diventato più bravo a cogliere quel che è grazia anche nel disordine. Tre anni fa ho preso l’impegno di arrendermi, e questa è la lotta di ogni mio giorno. Non è successo niente. Non importava a nessuno di quella etichetta. Ho dimenticato tutto. Ho solo incontrato il Papa che mi ha parlato di gioia e mi ha detto parole potenti. Ho pregato per lui e lui ha pregato per me. E’ stato un momento così commovente… con il successore di Pietro!

So che hai fatto un pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo per vedere la tomba di Padre Pio. Ci sono così tanti posti a Roma e in tutta Italia, perché ha scelto proprio quel santuario?

Jonathan Roumie: Ho un legame personale con San Padre Pio da molti anni, ormai, e così anche la mia famiglia, ad iniziare da mia madre. L’anno scorso avevo iniziato a pregare online, in diretta, la coroncina della divina misericordia, all’inizio della pandemia, non perché fosse una grande mossa per la carriera, ma perché non potevo ignorare la chiamata a farlo. Anzi, avevo avuto proprio questa sensazione: lo devo fare! Ma pensavo anche, “allora la gente penserà e saprà davvero che sono cattolico”, ma mi sono detto “sì, va bene…”. Quella preghiera è andata avanti per 40 giorni, e durante quel periodo qualcuno mi ha mandato un libro di preghiere vicine al cuore di San Pio, compresa “Resta con me”, che se uno non l’ha mai letta o recitata è semplicemente straordinaria. Ricordo di averla recitata online la prima volta senza riuscire a finirla, da quanto ero commosso. Poco dopo, quell’estate, san Pio mi è apparso in sogno e ho pensato: “beh, ok, dicono che quando inizia a darti la caccia, te lo fa sapere…”. Quindi sì, da quel momento, la devozione a san Pio è aumentata, e allora, venendo qui in Italia, sapevo di voler fare quel pellegrinaggio, nonostante la distanza. Abbiamo anche fatto in modo di visitare la grotta di San Michele arcangelo, poco lontano… È stato molto bello!

Recitando nel ruolo di Gesù, anche se avevi già avuto la stessa esperienza prima di “The Chosen”, qual è stato l’aspetto più impegnativo? E il momento più significativo?

Jonathan Roumie: Penso che la parte più impegnativa sia non rimuginare troppo su quel che sto facendo, semmai rendere onore a Dio che mi mi ha portato fino a qui, anziché metter questo fatto in discussione. Non dovrei permettere al nemico di scoraggiarmi o di convincermi che sono un impostore, cosa peraltro che è successa varie volte. E spesso ammetto che sono semplicemente un “vaso umano” rotto, solo una persona, ma per una qualche ragione Dio mi ha dato questi doni e l’energia per usarli al suo servizio. E si dà il caso che sto interpretando Suo Figlio, in uno spettacolo che sta toccando davvero gli spettatori ad un livello profondo e personale, me compreso. Quindi a me non resta che rimanere umile, tranquillo e fare il meglio che posso.

Qual è stata a Roma la tua chiesa preferita visitata finora?

Jonathan Roumie: È difficile…

Diciamo due chiese allora.

Jonathan Roumie: Beh, ovviamente San Pietro. Amo San Pietro, ma è difficile comprendere tutto quello che contiene. Ma una delle esperienze più significative direi che è stata nella cappella della Scala Santa, l’esperienza più commovente, potente e personale che abbia avuto. Esperienza personale intendo, perché incontrare il Papa è un’esperienza completamente diversa… Questa di cui parlo alla Scala Santa invece è stata l’esperienza più personale, interattiva e potente che io abbia avuto. Salire le scale in ginocchio e toccare il marmo sotto la superficie di legno che lo protegge, poi visitare la cappella delle reliquie… ti commuove! Ero semplicemente sopraffatto. È stato travolgente!

In “The Chosen”, a te e agli altri attori è chiesto di scavare molto in profondità nelle sottigliezze del personaggio che impersonate. Come trovi l’ispirazione per capire che tipo di sguardo, o espressione facciale o gesto devi fare per rappresentare Gesù?

Jonathan Roumie: Per me si tratta di cercare di rendere con intensità tutte le emozioni che proviamo come uomini, immaginando quanto intensamente Cristo potesse provar gioia, felicità, tristezza, rabbia, solitudine. Fortunatamente, siamo ancora ad un punto della narrazione in cui l’intensità emotiva è ancora bassa. Ci son già stati sì alcuni “assaggi” della giusta rabbia di Dio, ma ancora non sono arrivato al punto di rovesciare un tavolo… non vedo l’ora [ride, NDR]! Non vedo l’ora di studiarlo, di chiedermi come sarebbe stato per Gesù sentirsi offeso a tal punto da farisei e sadducei, che denigravano – io penso – il cuore della legge di Dio… Cosa si proverebbe ad esser giustamente arrabbiati come Gesù lo era con loro? Nessuno lo sa e potrà mai saperlo. Nel frattempo sperimento i tratti più evidenti di Gesù, amore, misericordia, compassione, e sperimento come nutrirle sia verso gli altri personaggi sulla scena, sia verso le persone reali nella mia vita, in modo che quel che accade sulla scena sia reale, vero, non falso. Penso che questa sia la cosa più grande, l’amore, la misericordia, la compassione; sperimentarle sia verso chi mi circonda, sia con chi sto interagendo sulla scena.

Secondo il progetto di “The Chosen” dovrai interpreterai Gesù per le prossime sette stagioni. Nel frattempo stai lavorando anche ad altro? Hai altri progetti in cui interpretare anche altri personaggi che non siano Gesù?

Jonathan Roumie: Sì, c’è molto altro che sta accadendo in questo momento e di cui dovrei dare annuncio prossimamente. Una cosa di cui posso già parlare è che sono partner di Hallow, l’applicazione di meditazione e preghiera cattolica e cristiana che è fenomenale! Sono persone straordinarie, che sanno usare con il cuore la tecnologia per raggiungere le anime e servire Dio. Sono anche un loro consulente strategico. Poi faccio molte registrazioni e ne farò molte anche per loro, questo autunno. Per i “30 giorni di Vangelo” di Hallow ho letto tutti i quattro Vangeli. Ogni giorno tu puoi ascoltarne alcuni capitoli e se vuoi è disponibile in aggiunta anche un commento. Poi ho registrato altre parti della Scrittura, il rosario, la coroncina della Divina Misericordia, il Padre Nostro in aramaico e latino… Per la recitazione in aramaico ho lavorato anche un consulente per la “Passione di Cristo” di Mel Gibson…

Poi, man mano che arriviamo all’autunno, prevedo che il mio manager mi sottoporrà anche tutti i progetti di prodotti non religiosi per i quali sono stato scritturato. La sfida è sempre trovare il modo in cui Dio si inserisce nella vita del personaggio, non importa chi egli sia. Di recente ho recitato in un episodio di Chicago Med interpretando un personaggio britannico che va quasi in overdose di eroina. Io posso interpretare diversi personaggi – personaggio comuni, malvagi, anche personaggi usciti da se stessi, o personaggi interessanti – ed essere ok, o almeno spero. Come attore, che è quel che faccio, il punto è raccontare storie. E il documentario a cui sto lavorando dovrebbe uscire l’anno prossimo. Lo gireremo in autunno. Ma qualsiasi cosa Dio voglia alla fine della giornata va bene… È Lui che comanda! [sorride, NDR].

Jonathan Roumie Papa
Courtesy of @jonathanroumieofficial on Instagram

Grazie mille, Jonathan!

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LINK:

Per informazioni https://watch.angelstudios.com/thechosen

Streaming gratuito tramite l’app www.thechosen.tv/app o su Peacock TV.