11 Luglio, 2025

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Unità, esemplarità e impegno profetico: l’appello di Papa Leone XIV al clero di Roma

In un incontro con sacerdoti, diaconi e seminaristi, Papa Leone XIV sottolinea l'importanza della comunione, della vita esemplare e del coraggio di affrontare le sfide attuali da una prospettiva evangelica

Unità, esemplarità e impegno profetico: l’appello di Papa Leone XIV al clero di Roma

Giovedì 12 giugno 2025, Papa Leone XIV ha incontrato il clero della Diocesi di Roma nell’Aula Paolo VI, in un incontro caratterizzato da vicinanza e fraternità. Nel suo discorso, il Pontefice ha rivolto un messaggio profondo e incoraggiante a sacerdoti, diaconi e seminaristi, sottolineando tre pilastri fondamentali del ministero nella Città Eterna: unità, esemplarità e impegno profetico.

Il Santo Padre ha espresso la sua gratitudine per la dedizione quotidiana e la generosità di coloro che prestano servizio nella Chiesa locale, riconoscendo lo sforzo spesso silenzioso che il ministero sacerdotale comporta. Ha anche sottolineato l’unicità della Diocesi di Roma, dove convergono sacerdoti provenienti da tutto il mondo, arricchendo la vita pastorale di autentica universalità e reciproca accoglienza.

La comunione come fondamento del ministero

Uno dei punti centrali del suo discorso è stato l’invito a vivere in autentica comunione, riflettendo il desiderio di Gesù nella preghiera sacerdotale “perché siano una sola cosa” (Gv 17,21). Il Papa ha ricordato che la fraternità sacerdotale deve fondarsi su una solida vita spirituale e sul costante incontro con la Parola di Dio, in contrasto con una cultura che spesso favorisce l’isolamento e l’individualismo.

Questo spirito di unità si traduce in una responsabilità condivisa all’interno della diocesi, dove, pur con carismi e servizi diversi, tutti lavorano insieme sotto una missione comune: essere un solo corpo in Cristo.

L’esemplarità come testimonianza credibile

Leone XIV invocava trasparenza e autenticità nella vita sacerdotale, ricordando l’importanza di essere “sacerdoti credibili ed esemplari”. Riconosceva i limiti umani, ma insisteva sul fatto che la grazia ricevuta dovesse ispirare una vita umile, lontana dalla mediocrità e piena di fedeltà al ministero affidatoci.

Questa chiamata alla santità e alla coerenza è un antidoto alle tentazioni di un mondo che distrae e può allontanare dalla propria vocazione profonda, incoraggiando i sacerdoti a mantenere viva la passione dell’incontro con Cristo che ha spinto la loro dedizione.

Un impegno profetico per le sfide odierne

Infine, il Papa ha richiamato l’attenzione sulle attuali sfide sociali e pastorali. La violenza, la povertà, l’emarginazione e le emergenze che colpiscono anche la città di Roma richiedono una risposta evangelica coraggiosa e impegnata.

Leone XIV ricordò gli esempi ispiratori di santi sacerdoti che seppero coniugare la passione per la storia e la giustizia con l’annuncio del Vangelo, come don Primo Mazzolari, don Lorenzo Milani e don Luigi Di Liegro, incoraggiando i loro fratelli nel ministero a continuare a seminare semi di santità e di speranza in mezzo alle difficoltà.

Il Papa ha concluso assicurando a tutti la sua vicinanza e il suo affetto, invitando ciascuno a pregare e a rafforzarsi nell’unità, nell’esemplarità e nell’impegno profetico per servire meglio la Chiesa e il mondo oggi.

Testo completo:

DISCORSO DEL SANTO PADRE LEONE XIV
AL CLERO DELLA DIOCESI DI ROMA 

Aula Paolo VI
Giovedì, 12 giugno 2025

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Io voglio chiedere un forte applauso per tutti voi che siete qui e per tutti i sacerdoti e i diaconi di Roma!

Carissimi Presbiteri e Diaconi che svolgete il vostro servizio nella Diocesi di Roma, carissimi seminaristi, vi saluto tutti con affetto e amicizia!

Ringrazio Sua Eminenza, il Cardinale Vicario, per le parole di saluto e per la presentazione che ha fatto, raccontando un po’ della vostra presenza in questa città.

Ho desiderato incontrarvi per conoscervi da vicino e per iniziare a camminare insieme a voi. Vi ringrazio per la vostra vita donata a servizio del Regno, per le vostre fatiche quotidiane, per tanta generosità nell’esercizio del ministero, per tutto ciò che vivete nel silenzio e che, a volte, è accompagnato da sofferenza o da incomprensione. Svolgete servizi diversi ma siete tutti preziosi agli occhi di Dio e nella realizzazione del suo progetto.

La Diocesi di Roma presiede nella carità e nella comunione, e può compiere questa missione grazie ad ognuno di voi, nel vincolo di grazia con il Vescovo e nella feconda corresponsabilità con tutto il popolo di Dio. La nostra è una Diocesi davvero particolare, perché tanti sacerdoti arrivano da diverse parti del mondo, specialmente per motivi di studio; e questo implica che anche la vita pastorale – penso soprattutto alle parrocchie – sia segnata da questa universalità e dalla reciproca accoglienza che essa comporta.

Proprio a partire da questo sguardo universale che Roma offre, vorrei condividere cordialmente con voi alcune riflessioni.

La prima nota, che mi sta particolarmente a cuore, è quella dell’unità e della comunione. Nella preghiera detta “sacerdotale”, come sappiamo, Gesù ha chiesto al Padre che i suoi siano una cosa sola (cfr Gv 17,20-23). Il Signore sa bene che solo uniti a Lui e uniti tra di noi possiamo portare frutto e dare al mondo una testimonianza credibile. La comunione presbiterale qui a Roma è favorita dal fatto che per antica tradizione si è soliti vivere insieme, nelle canoniche come nei collegi o in altre residenze. Il presbitero è chiamato ad essere l’uomo della comunione, perché lui per primo la vive e continuamente la alimenta. Sappiamo che questa comunione oggi è ostacolata da un clima culturale che favorisce l’isolamento o l’autoreferenzialità. Nessuno di noi è esente da queste insidie che minacciano la solidità della nostra vita spirituale e la forza del nostro ministero.

Ma dobbiamo vigilare perché, oltre al contesto culturale, la comunione e la fraternità tra di noi incontrano anche alcuni ostacoli per così dire “interni”, che riguardano la vita ecclesiale della Diocesi, le relazioni interpersonali, e anche ciò che abita nel cuore, specialmente quel sentimento di stanchezza che sopraggiunge perché abbiamo vissuto delle fatiche particolari, perché non ci siamo sentiti compresi e ascoltati, o per altri motivi. Io vorrei aiutarvi, camminare con voi, perché ciascuno riacquisti serenità nel proprio ministero; ma proprio per questo vi chiedo uno slancio nella fraternità presbiterale, che affonda le sue radici in una solida vita spirituale, nell’incontro con il Signore e nell’ascolto della sua Parola. Nutriti da questa linfa, riusciamo a vivere relazioni di amicizia, gareggiando nello stimarci a vicenda (cfr Rm 12,10); avvertiamo il bisogno dell’altro per crescere e per alimentare la stessa tensione ecclesiale.

La comunione va tradotta anche nell’impegno in questa Diocesi; con carismi diversi, con percorsi di formazione differenti e anche con servizi differenti, ma unico dev’essere lo sforzo per sostenerla. A tutti chiedo di porre attenzione al cammino pastorale di questa Chiesa che è locale ma, a motivo di chi la guida, è anche universale. Camminare insieme è sempre garanzia di fedeltà al Vangelo; insieme e in armonia, cercando di arricchire la Chiesa con il proprio carisma ma avendo a cuore l’essere l’unico corpo di cui Cristo è il Capo.

La seconda nota che desidero consegnarvi è quella dell’esemplarità. In occasione delle ordinazioni sacerdotali dello scorso 31 maggio, nell’omelia ho richiamato l’importanza della trasparenza della vita, sulla base delle parole di San Paolo che agli anziani di Efeso dice: «Voi sapete come mi sono comportato» (At 20,18). Ve lo chiedo con il cuore di padre e di pastore: impegniamoci tutti ad essere sacerdoti credibili ed esemplari! Siamo consapevoli dei limiti della nostra natura e il Signore ci conosce in profondità; ma abbiamo ricevuto una grazia straordinaria, ci è stato affidato un tesoro prezioso di cui siamo ministri, servitori. E al servo è chiesta la fedeltà. Nessuno di noi è esente dalle suggestioni del mondo e la città, con le sue mille proposte, potrebbe anche allontanarci dal desiderio di una vita santa, inducendo un livellamento verso il basso dove si perdono i valori profondi dell’essere presbiteri. Lasciatevi ancora attrarre dalla chiamata del Maestro, per sentire e vivere l’amore della prima ora, quello che vi ha spinto a fare scelte forti e rinunce coraggiose. Se insieme proveremo ad essere esemplari dentro una vita umile, allora potremo esprimere la forza rinnovatrice del Vangelo per ogni uomo e per ogni donna.

Un’ultima nota che desidero consegnarvi è quella dello sguardo alle sfide del nostro tempo in chiave profetica. Siamo preoccupati e addolorati per tutto quello che succede ogni giorno nel mondo: ci feriscono le violenze che generano morte, ci interpellano le disuguaglianze, le povertà, tante forme di emarginazione sociale, la sofferenza diffusa che assume i tratti di un disagio che ormai non risparmia più nessuno. E queste realtà non accadono solo altrove, lontano da noi, ma interessano anche la nostra città di Roma, segnata da molteplici forme di povertà e da gravi emergenze come quella abitativa. Una città in cui, come notava Papa Francesco, alla “grande bellezza” e al fascino dell’arte deve corrispondere anche «il semplice decoro e la normale funzionalità nei luoghi e nelle situazioni della vita ordinaria, feriale. Perché una città più vivibile per i suoi cittadini è anche più accogliente per tutti» (Omelia nei Vespri con Te Deum, 31 dicembre 2023).

Il Signore ha voluto proprio noi in questo tempo pieno di sfide che, a volte, ci appaiono più grandi delle nostre forze. Queste sfide siamo chiamati ad abbracciarle, a interpretarle evangelicamente, a viverle come occasioni di testimonianza. Non scappiamo di  fronte ad esse! L’impegno pastorale, come quello dello studio, diventino per tutti una scuola per imparare a costruire il Regno di Dio nell’oggi di una storia complessa e stimolante. In tempi recenti abbiamo avuto l’esempio di santi sacerdoti che hanno saputo coniugare la passione per la storia con l’annuncio del Vangelo, come don Primo Mazzolari e don Lorenzo Milani, profeti di pace e di giustizia. E qui a Roma abbiamo avuto don Luigi Di Liegro che, di fronte a tante povertà, ha dato la vita per cercare vie di giustizia e di promozione umana. Attingiamo alla forza di questi esempi per continuare a gettare semi di santità nella nostra città.

Carissimi, vi assicuro la mia vicinanza, il mio affetto e la mia disponibilità a camminare con voi. Affidiamo al Signore la nostra vita sacerdotale e chiediamogli di crescere nell’unità, nell’esemplarità e nell’impegno profetico per servire il nostro tempo. Ci accompagni l’accorato appello di Sant’Agostino che disse: «Amate questa Chiesa, restate in questa Chiesa, siate questa Chiesa. Amate il buon Pastore, lo Sposo bellissimo, che non inganna nessuno e non vuole che alcuno perisca. Pregate anche per le pecore sbandate: che anch’esse vengano, anch’esse riconoscano, anch’esse amino, perché vi sia un solo ovile e un solo pastore» (Discorso 138, 10). Grazie!

Exaudi Redazione

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