Wyszyński e l’insurrezione di Varsavia

Alcuni episodi poco noti avvenuti durante la II Guerra mondiale legati al futuro primate di Polonia che sarà beatificato il 12 settembre

Wyszyński
Wyszyński, madre Czacka e Maria Okońska a Laski © AFSK

Il 12 settembre prossimo il cardinale Stefan Wyszyński, primate di Polonia, sarà proclamato beato insieme a Madre Elżbieta Róża Czacka. La cerimonia si svolgerà nel Santuario della Divina Provvidenza a Varsavia. Il Family News Service condivide alcuni episodi, forse poco conosciuti, della vita di don Wyszyński legati all’insurrezione di Varsavia contro i nazisti. La rivolta contro i tedeschi scoppiò il 1° agosto 1944 alla cosiddetta ora W (alle 17.00) e terminò con la resa il 2 ottobre 1944.

Il cardinale Stefan Wyszynski e madre Roza Czacka Credit wyszynskiprymas.pl

Don Stefan Wyszyński assiste alle operazioni chirurgiche in un ospedale da campo, porta i feriti sulle proprie spalle, lava le bende, impartisce i sacramenti agli insorti feriti, presiede funerali improvvisati dei caduti: queste sono immagini poco conosciute della vita del futuro Cardinale e del Primate del Millennio. Durante la rivolta di Varsavia, don Wyszyński era cappellano nel distretto militare dell’AK (Akcja Katolicka – Azione Cattolica) a Żoliborz-Kampinos.

Cappellano a Laski

Dal momento dello scoppio della rivolta di Varsavia, don Stefan Wyszyński ha lavorato come cappellano dell’Istituto per ciechi di Laski, vicino a Varsavia. Allo stesso tempo, era cappellano delle unità locali di insorti sotto lo pseudonimo di Radwan III e, tra l’altro, ha co-fondato un ospedale per gli insorti a Laski. A quanto pare, gli era stata affidata anche la cura di un termometro, che una volta ha perso. Solo l’intervento di S. Antonio fu di aiuto: il termometro fu ritrovato nei fiori preferiti di don Stefan, i nasturzi.

Ecco come il Primate ricordava i tempi del suo lavoro in ospedale: “L’ospedale si stava riempiendo molto velocemente. Diventò presto troppo piccolo. Dovevamo mettere i soldati feriti dove potevamo. Abbiamo preso in consegna l’intera casa di ritiro e la casa accanto. Di solito qui, in questa cappella, si confessavano coloro che erano in attesa dell’operazione chirurgica. Venivano portati su una barella o su una specie di coperta. Qui aspettavano, poi venivano trasferiti sul tavolo operatorio. Le lenzuola e le coperte su cui giacevano erano intrise di sangue” (Stefan Wyszyński, Droga życia, Varsavia 2001).

Tra bende e divise da lavare

Il servizio spirituale era il più importante ambito di attività del futuro Primate di Polonia, ma era attivo anche in molte altre dimensioni del lavoro dell’ospedale: lavava le bende e le divise, trasportava i malati e sosteneva le persone sottoposte a interventi chirurgici. Durante la prima operazione a cui ha partecipato, è svenuto. Ha portato sulle spalle per 4 km una donna di collegamento della rivolta rimasta ferita: negli anni successivi celebrò il suo matrimonio e poi battezzò i suoi numerosi bambini.

“Ricordo quanto ero affaticato, stanco di questo sangue continuo, di amputazioni, di ceste di braccia e di gambe portate via, di questo tormento dei soldati, eroici al fronte e come bambini sul tavolo operatorio. Ho visto tutto, l’ho vissuto terribilmente. Mi sembrava che questa immagine non fosse per me, ma oggi capisco quanto mi ha dato” (Stefan Wyszyński, Varsavia, 31 gennaio 1965) – ha ricordato il Primate.

Quando i tedeschi gli chiesero l’indirizzo… di don Wyszyński

Già c’era il disagio e il contatto costante con i feriti, e per di più c’era una tensione nervosa costante causata dalla minaccia alla vita. Accadde anche che don Stefan una volta incontrò i tedeschi che gli chiesero l’indirizzo… di don Wyszyński. Disse loro la verità, e fece in tempo a fuggire quando andarono nel luogo indicato.


Don Wyszyński ha anche ricordato un incontro con un giovane. “Questo ragazzo di sedici anni ha servito con suo fratello maggiore nell’esercito degli insorti nella formazione della cavalleria di Vilno. È caduto proprio nei primi giorni. Fu trasferito in ospedale, ricoverato in una stanzetta dell’Istituto delle Suore Francescane di Laski. L’ho incontrato lì, lo confessai e lo preparai alla morte. Era stato gravemente dilaniato dai proiettili perché da quando era rimasto ferito, era rimasto disteso per tre giorni sotto la pioggia, al freddo e sotto i proiettili. Nessuno poteva raggiungerlo per tirarlo fuori di lì. Così, quando è stato finalmente trasferito all’ospedale di guerra, era quasi senza forze e non è stato possibile salvarlo. […] L’ho seppellito nel cimitero vicino a Izabelin su una collina, nella sabbia, senza bara, perché non c’erano più bare” (Stefan Wyszyński, Stryszawa, 1° agosto 1963).

Quel foglio bruciacchiato: appello e testamento

Uno degli eventi che probabilmente è rimasto più impresso nella memoria di don Wyszyński, è stato il ritrovamento di una certa lettera, che il vento aveva soffiato via da Varsavia distrutta. “Già verso la fine della rivolta, mentre camminavo per il bosco, ho visto un mucchio di carte incenerite portate dal vento. Una di queste aveva il centro incombusto e in esso appariva la scritta: ‘Amerai…’. Nulla di più caro poteva arrivarci dalla capitale morente. Questo è l’appello più santo per noi e per il mondo intero dalla Varsavia combattente. Appello e testamento… ‘Amerai …’ ” (Stefan Wyszyński, Droga życia, Varsavia 2001) – ha ricordato il futuro beato.

Sursum corda

Dopo la fine della rivolta, da don Wyszyński, che lavorava nell’ospedale vicino a Izabelin, giunsero alcuni ufficiali medici tedeschi che lavorano lì. Mostrarono con entusiasmo al futuro Primate una foto dell’immagine di Cristo del frontone della chiesa di S. Croce, abbattuto sui ciottoli della strada. I tedeschi furono sorpresi dal fatto che Cristo sembrava mostrare con il dito la chiesa e l’iscrizione sul piedistallo: “Sursum corda” (“In alto i cuori”). Uno di loro disse: “Ist noch Polen nicht verloren” (“La Polonia non è ancora morta).

Nel 1976, il Primate ha svelato una targa commemorativa a Laski, a ricordo di quei tempi difficili. Ha poi sottolineato che la Provvidenza Divina ha permesso loro di resistere e di sentire la pace interiore nonostante tutte le avversità.

“Camminando oggi per le strade della Capitale, ricordiamo che questa è la città dove sono morti oltre 300.000 abitanti. La gioventù migliore ha lavato con il proprio sangue i marciapiedi di questa città. Così si ama. Non c’è amore senza sacrificio. Attraverso tale amore si ottiene il diritto alla Patria. Ecco perché i giovani erano pronti a tutto. Sono stati in grado di combattere per la libertà e allo stesso tempo di scegliere davanti all’odio “(Stefan Wyszyński, Droga życia, Varsavia 2001) – questo è il messaggio del Primate ai suoi contemporanei nel contesto degli eventi del 1944.