08 Maggio, 2025

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Cardinale Re: Momento storico, viene eletto il Papa della comunione e dell’unità

Santa Messa per l'elezione del Romano Pontefice

Cardinale Re: Momento storico, viene eletto il Papa della comunione e dell’unità

Nella Messa per l’elettorato del Pontefice, presieduta questa mattina nella Basilica Vaticana, il Cardinale Decano ha delineato i compiti di ciascun successore di Pietro, segnati dal “comandamento nuovo” dell’amore. Il richiamo ai cardinali elettori: scegliete con «la massima responsabilità umana ed ecclesiale», evitando considerazioni personali e guardando al bene della Chiesa e dell’umanità.

«Susciterò un sacerdote fedele, che agirà secondo il desiderio del cuore di Dio»: l’antifona di apertura accompagna la lunga processione che questa mattina, 7 maggio, entra lentamente nella Basilica Vaticana per la Messa Pro eligendo Romano Pontifice. Il rito all’altare della Confessione è stato presieduto dal cardinale Giovanni Battista Re, decano del Collegio cardinalizio. Nel luogo di culto che custodisce le spoglie di Pietro, il cui successore il Conclave è chiamato a eleggere, concelebrano 220 cardinali, elettori e non elettori. Tra loro c’è il 267° Pontefice: il suo nome rimane nel cuore del Signore, ma verso di lui sono rivolte le preghiere e gli occhi del mondo.

In attesa fiduciosa

Nella «fiduciosa attesa» di queste ore, il cardinale Re invoca l’aiuto dello Spirito Santo, perché «la preghiera», afferma, «è l’unico atteggiamento giusto e necessario»:

Sia eletto il Papa di cui la Chiesa e l’umanità hanno bisogno in questo momento difficile e complesso della storia.

Massima responsabilità umana ed ecclesiale

La decisione dei cardinali elettori, che si riuniranno alle 16.30. nella Cappella Sistina e dare inizio al Conclave, è «un atto di altissima responsabilità umana ed ecclesiale», ha sottolineato il cardinale Re, «e una decisione di eccezionale importanza».

Un atto umano nel quale bisogna abbandonare ogni considerazione personale e avere nella mente e nel cuore solo il Dio di Gesù Cristo e il bene della Chiesa e dell’umanità.

L’amore cambia il mondo

Il cardinale si è poi soffermato sul Vangelo di Giovanni, proclamato in latino durante la celebrazione: è il brano in cui Gesù invita i discepoli a rimanere nel suo amore, il comandamento “nuovo” che “non conosce limiti e deve caratterizzare i pensieri e le azioni di tutti i suoi discepoli”. «L’amore è l’unica forza capace di cambiare il mondo», ha proseguito il Cardinale Decano, ribadendo che «la qualità fondamentale dei Pastori è l’amore fino alla donazione totale», insieme «all’aiuto reciproco e all’impegno per la comunione ecclesiale e la fratellanza umana universale».

Aumentare la comunione

«Far crescere la comunione» è un altro dei compiti del Successore di Pietro sottolineato dal Cardinale Decano: comunione di tutti i cristiani con Cristo, – ha spiegato – comunione dei vescovi con il Papa e tra di loro:

Non una comunione autoreferenziale, ma tutta orientata alla comunione tra le persone, i popoli e le culture, affinché la Chiesa rimanga sempre «casa e scuola di comunione».

Unità nella diversità

Altrettanto forte è l’invito a «mantenere l’unità della Chiesa sulla via tracciata da Cristo agli Apostoli»:

L’unità della Chiesa è voluta da Cristo; un’unità che non significa uniformità, ma una comunione salda e profonda nella diversità, purché rimanga nella piena fedeltà al Vangelo.

L’elezione del Papa non è una semplice successione

Un nuovo Papa «secondo il cuore di Dio per il bene della Chiesa e dell’umanità» è dunque l’invocazione del Cardinale Decano, perché l’elezione di un Papa «non è una semplice successione di persone, ma è sempre l’apostolo Pietro che ritorna»:

Preghiamo affinché Dio conceda alla Chiesa il Papa che meglio sappia risvegliare le coscienze di tutti e le forze morali e spirituali nella società odierna, caratterizzata da un grande progresso tecnologico, ma che tende a dimenticare Dio.

Che i cardinali siano concordi nella loro scelta

Infine, auspica che i cardinali elettori riuniti nella Cappella Sistina, dove il Giudizio Universale di Michelangelo ricorda a tutti “la grandezza della responsabilità” di affidare il pontificato “nelle mani giuste”, concordino “nell’eleggere il Papa di cui il nostro tempo ha bisogno”.

Testo integrale dell’omelia:

«PRO ELEZIONE DEL PONTEFICE ROMANO»

OMELIA DI SUA EMINENZA REVERENDISSIMA
CARDINALE GIOVANNI BATTISTA RE,
DECANO DEL COLLEGIO DEI CARDINALI

Basilica di San Pietro
Mercoledì 7 maggio 2025

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Negli Atti degli Apostoli si legge che, dopo l’ascensione di Cristo al cielo e in attesa della Pentecoste, tutti erano perseveranti e concordi nella preghiera insieme con Maria, la Madre di Gesù (cfr. At 1,14).

È proprio quello che anche noi stiamo facendo a poche ore dall’inizio del Conclave, sotto lo sguardo della Madonna posta a fianco dell’altare, in questa Basilica che si eleva sopra la tomba dell’Apostolo Pietro.

Percepiamo unito a noi l’intero popolo di Dio col suo senso di fede, di amore al Papa e di fiduciosa attesa.

Siamo qui per invocare l’aiuto dello Spirito Santo, per implorare la sua luce e la sua forza perché sia eletto il Papa di cui la Chiesa e l’umanità hanno bisogno in questo tornante della storia tanto difficile e complesso.

Pregare, invocando lo Spirito Santo, è l’unico atteggiamento giusto e doveroso, mentre i Cardinali elettori si preparano ad un atto di massima responsabilità umana ed ecclesiale e ad una scelta di eccezionale importanza; un atto umano per il quale si deve lasciar cadere ogni considerazione personale, e avere nella mente e nel cuore solo il Dio di Gesù Cristo e il bene della Chiesa e dell’umanità.

Nel Vangelo che è stato proclamato sono risuonate parole che ci portano al cuore del supremo messaggio-testamento di Gesù, consegnato ai suoi Apostoli nella sera della Cena di Addio nel Cenacolo: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amato”. Quasi a precisare quel “come io vi ho amato” e indicare fino dove deve giungere il nostro amore, Gesù di seguito afferma: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13).

È il messaggio dell’amore, che Gesù definisce comandamento “nuovo”. Nuovo perché trasforma in positivo e amplia grandemente l’ammonimento dell’Antico Testamento, che diceva: “Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”.

L’amore, che Gesù rivela, non conosce limiti e deve caratterizzare i pensieri e l’azione di tutti i suoi discepoli, i quali nel loro comportamento devono sempre mostrare un amore autentico e impegnarsi per la costruzione di una nuova civiltà, quella che Paolo VI chiamò “civiltà dell’amore”. L’amore è la sola forza capace di cambiare il mondo.

Gesù ci ha dato l’esempio di questo amore all’inizio dell’ultima cena con un gesto sorprendente: si è abbassato al servizio degli altri, lavando i piedi agli Apostoli, senza discriminazioni, non escludendo Giuda che lo avrebbe tradito.

Questo messaggio di Gesù si ricollega a quanto abbiamo ascoltato nella prima lettura della Messa, nella quale il Profeta Isaia ci ha ricordato che la qualità fondamentale dei Pastori è l’amore fino al dono completo di sé.

Dai testi liturgici di questa celebrazione eucaristica ci viene pertanto un invito all’amore fraterno, all’aiuto vicendevole e all’impegno per la comunione ecclesiale e per la fraternità umana universale. Fra i compiti di ogni successore di Pietro vi è quello di far crescere la comunione: comunione di tutti i cristiani con Cristo; comunione dei Vescovi col Papa; comunione dei Vescovi fra di loro. Non una comunione autoreferenziale, ma tutta tesa alla comunione fra le persone, i popoli e le culture, avendo a cuore che la Chiesa sia sempre “casa e scuola di comunione”.

È inoltre forte il richiamo a mantenere l’unità della Chiesa nel solco tracciato da Cristo agli Apostoli. L’unità della Chiesa è voluta da Cristo; un’unità che non significa uniformità, ma salda e profonda comunione nelle diversità, purché si rimanga nella piena fedeltà al Vangelo.

Ogni Papa continua a incarnare Pietro e la sua missione e così rappresenta Cristo in terra; egli è la roccia su cui è edificata la Chiesa (cfr. Mt 16,18).

L’elezione del nuovo Papa non è un semplice avvicendarsi di persone, ma è sempre l’Apostolo Pietro che ritorna.

I Cardinali elettori esprimeranno il loro voto nella Cappella Sistina, dove – come dice la Costituzione Apostolica Universi dominici gregis – “tutto concorre ad alimentare la consapevolezza della presenza di Dio, al cui cospetto ciascuno dovrà presentarsi un giorno per essere giudicato”.

Nel Trittico Romano Papa Giovanni Paolo II auspicava che, nelle ore della grande decisione mediante il voto, l’incombente immagine michelangiolesca di Gesù Giudice ricordasse a ciascuno la grandezza della responsabilità di porre le “somme chiavi” (Dante) nelle mani giuste.

Preghiamo quindi perché lo Spirito Santo, che negli ultimi cento anni ci ha donato una serie di Pontefici veramente santi e grandi, ci regali un nuovo Papa secondo il cuore di Dio per il bene della Chiesa e dell’umanità.

Preghiamo perché Dio conceda alla Chiesa il Papa che meglio sappia risvegliare le coscienze di tutti e le energie morali e spirituali nella società odierna, caratterizzata da grande progresso tecnologico, ma che tende a dimenticare Dio.

Il mondo di oggi attende molto dalla Chiesa per la salvaguardia di quei valori fondamentali, umani e spirituali, senza i quali la convivenza umana non sarà migliore né portatrice di bene per le generazioni future.

La Beata Vergine Maria, Madre della Chiesa, intervenga con la sua materna intercessione, perché lo Spirito Santo illumini le menti dei Cardinali elettori e li renda concordi nell’elezione del Papa di cui ha bisogno il nostro tempo.

Libretto di Messa

Exaudi Redazione