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Felipe Arizmendi

Voci

22 Maggio, 2025

5 min

Cardinale Felipe Arizmendi: Leone XIV: “Questa è l’ora dell’amore”

La Chiesa: unità nella diversità, chiamata all'amore e missione di Papa Leone XIV

Cardinale Felipe Arizmendi: Leone XIV: “Questa è l’ora dell’amore”

Il cardinale Felipe Arizmendi, vescovo emerito di San Cristóbal de Las Casas e responsabile della Dottrina della fede presso la Conferenza episcopale messicana (CEM), offre ai lettori di Exaudi il suo articolo settimanale.

FATTI

Ci sono differenze nella Chiesa? Fortunatamente ci sono, ed è un bene che ci siano. Non siamo burattini di una struttura; Siamo esseri viventi, ognuno con le sue legittime differenze. Se Dio, che è Dio, è diverso come Padre, come Figlio e come Spirito Santo, quanto è bello che i discepoli di Gesù non siano identici, ma molto diversi, così diversi come lo sono i dodici apostoli, e così diversi come lo sono Gesù e Giovanni Battista; ma tutti uniti dall’amore, cercando di lottare affinché l’amore di Dio regni nel mondo.

Ci sono divisioni nella Chiesa? Purtroppo ce ne sono, e sono davvero terribili. I conflitti non si verificano solo tra cattolici ed evangelici, tra cattolici e ortodossi, ma anche all’interno delle stesse comunità cattoliche. C’è chi resta ostinato nel credere che la Messa debba essere solo in latino e che la Comunione debba essere sempre ricevuta sulla lingua, e chi, invece, ha abbracciato con convinzione il rinnovamento promosso dal Concilio Vaticano II; Ci sono quelli tra noi che accettano di tutto cuore Papa Francesco e i suoi predecessori, e quelli che li hanno rifiutati per ragioni dottrinali o disciplinari; C’è chi fa parte di un gruppo di evangelizzazione e pastorale con una linea più sociale e chi segue una linea più devozionale. La cosa triste è che non sanno come vivere insieme pacificamente e apprezzare reciprocamente le buone qualità. Alcuni, invece, escludono e attaccano gli altri, come se fossero gli unici autentici interpreti del Vangelo. Ciò è molto doloroso e preoccupante. A ciò si aggiungono le divisioni politiche e sociali all’interno dell’umanità.

Mi è piaciuto molto quando, in una diocesi, alcuni sacerdoti erano divisi e hanno imparato ad amarsi, pur essendo diversi tra loro; quando alcune suore rifiutarono altre che indossavano l’abito e si dedicavano alla pastorale educativa, e si dedicarono a uno stile diverso di pastorale al di fuori degli spazi tradizionali; quando coloro che appartengono al Movimento di Rinnovamento Cattolico nello Spirito vivono e lavorano insieme a coloro che appartengono alle Comunità Ecclesiali di Base; Quando noi cattolici viviamo fraternamente con i leader di altre confessioni religiose, cristiane e non; quando i membri di una famiglia si sono allontanati e hanno imparato a rispettarsi e ad amarsi a vicenda. Quanto è bello vivere insieme, essendo diversi, valorizzando e rispettandoci a vicenda! Questa è l’unità richiesta, questa è la volontà di Gesù.

FULMINE

Papa Leone XIV, quando iniziò ufficialmente il suo ministero petrino, insistette su questo:

“Sono stato scelto senza alcun merito e, con timore e trepidazione, vengo a voi come un fratello che desidera farsi servitore della vostra fede e della vostra gioia, camminando con voi sulla via dell’amore di Dio, che ci vuole tutti uniti in un’unica famiglia.

Amore e unità: sono queste le due dimensioni della missione che Gesù affida a Pietro. A Pietro, dunque, è affidato il compito di «amare ancora di più» e dare la vita per il gregge. Il ministero di Pietro è segnato proprio da questo amore oblativo, perché la Chiesa di Roma presiede nella carità e la sua vera autorità è la carità di Cristo. Non si tratta mai di intrappolare gli altri con la sottomissione, con la propaganda religiosa o con mezzi di potere, ma si tratta sempre e solo di amare come ha fatto Gesù.

Siamo tutti diventati “pietre vive”, chiamati dal Battesimo a costruire l’edificio di Dio nella comunione fraterna, nell’armonia dello Spirito, nella convivenza delle differenze. Come dice Sant’Agostino: «Tutti coloro che vivono in armonia con i loro fratelli e amano il prossimo costituiscono la Chiesa». Vorrei che questo fosse il nostro primo grande desiderio: una Chiesa unita, segno di unità e di comunione, che diventi lievito per un mondo riconciliato.

Ai nostri giorni vediamo ancora troppa discordia, troppe ferite causate dall’odio, dalla violenza, dai pregiudizi, dalla paura del diverso e da un paradigma economico che sfrutta le risorse della terra ed emargina i più poveri. E noi vogliamo essere, all’interno di questa massa, un piccolo lievito di unità, di comunione e di fratellanza. Vogliamo dire al mondo, con umiltà e gioia: guardate Cristo! Avvicinatevi a Lui! Accogliete la sua Parola che illumina e conforta! Ascoltate la sua proposta d’amore per formare la sua unica famiglia: nell’unico Cristo siamo una cosa sola. Ed è questa la strada che dobbiamo percorrere insieme, uniti tra di noi, ma anche con le nostre Chiese cristiane sorelle, con quanti percorrono altri cammini religiosi, con quanti coltivano l’inquietudine della ricerca di Dio, con tutte le donne e gli uomini di buona volontà, per costruire un mondo nuovo dove regni la pace.

Questo è lo spirito missionario che deve animarci, senza limitarci al nostro piccolo gruppo o sentirci superiori al mondo; Siamo chiamati a offrire a tutti l’amore di Dio, affinché si realizzi l’unità, che non cancella le differenze, ma valorizza la storia personale di ciascuno e la cultura sociale e religiosa di ogni popolo.

Questa è l’ora dell’amore! La carità di Dio, che ci rende fratelli e sorelle, è il cuore del Vangelo. Con la luce e la forza dello Spirito Santo, costruiamo una Chiesa fondata sull’amore di Dio e segno di unità, una Chiesa missionaria che apre le braccia al mondo, annuncia la Parola, si lascia interpellare dalla storia e diventa lievito di armonia per l’umanità. Insieme, come un solo popolo, tutti come fratelli, camminiamo verso Dio e amiamoci gli uni gli altri (18-V-2025).

AZIONI

Essendo docili a ciò che lo Spirito Santo ci chiede tramite Papa Leone XIV, impariamo a vivere in unità, nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità ecclesiali e nel mondo intero.

Felipe Arizmendi

Nacido en Chiltepec el 1 de mayo de 1940. Estudió Humanidades y Filosofía en el Seminario de Toluca, de 1952 a 1959. Cursó la Teología en la Universidad Pontificia de Salamanca, España, de 1959 a 1963, obteniendo la licenciatura en Teología Dogmática. Por su cuenta, se especializó en Liturgia. Fue ordenado sacerdote el 25 de agosto de 1963 en Toluca. Sirvió como Vicario Parroquial en tres parroquias por tres años y medio y fue párroco de una comunidad indígena otomí, de 1967 a 1970. Fue Director Espiritual del Seminario de Toluca por diez años, y Rector del mismo de 1981 a 1991. El 7 de marzo de 1991, fue ordenado obispo de la diócesis de Tapachula, donde estuvo hasta el 30 de abril del año 2000. El 1 de mayo del 2000, inició su ministerio episcopal como XLVI obispo de la diócesis de San Cristóbal de las Casas, Chiapas, una de las diócesis más antiguas de México, erigida en 1539; allí sirvió por casi 18 años. Ha ocupado diversos cargos en la Conferencia del Episcopado Mexicano y en el CELAM. El 3 de noviembre de 2017, el Papa Francisco le aceptó, por edad, su renuncia al servicio episcopal en esta diócesis, que entregó a su sucesor el 3 de enero de 2018. Desde entonces, reside en la ciudad de Toluca. Desde 1979, escribe artículos de actualidad en varios medios religiosos y civiles. Es autor de varias publicaciones.