Cattolici e sciiti: una commissione permanente per il dialogo

“Davanti al futuro” è stato il tema dell’incontro promosso dalla Comunità di S. Egidio a sette anni dal precedente

cattolici e sciiti
Un momento del convegno

A distanza di sette anni dal primo incontro celebrato nel marzo 2015, è stato riallacciato il filo del dialogo tra cattolici e sciiti grazie alla Comunità di S. Egidio. Sono stati due giorni intensi di confronto e dialogo, quelli che si sono svolti nella sala conferenze di via della Paglia sul tema “Cattolici e sciiti davanti al futuro”. Quattro sessioni che hanno visto protagonisti, tra gli altri, i cardinali Louis Raphaël I Sako, patriarca di Baghdad dei Caldei, e José Tolentino De Mendonça, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, e l’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia accademia per la vita.

I temi del convegno

Andrea Riccardi

Il convegno è stato aperto dalle relazioni di Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, e di Jawad Al-Khoei, segretario generale dell’Imam Al-Khoei Institute. L’obiettivo era quello di riprendere e rinsaldare il dialogo dopo lo storico incontro tra Papa Francesco e il Grande Ayatollah Al-Sistani a Najaf del marzo 2021. Si è così parlato di valori umani condivisi, a cominciare dalla famiglia e dall’educazione dei giovani, responsabilità nella comunità religiosa contemporanea, di modelli di pensiero e dell’incontro tra generazioni, del contrasto alla droga e all’estremismo religioso.

Commissione tra cattolici e sciiti

E forse è opportuno partire dalla fine, dalle conclusioni tratte dallo stesso Riccardi e da Zaid Bahr Al-Uloom, direttore dell’Accademia Al-Balagha, Istituto Imam Al-Khoei, per dare un’idea delle opportunità che potrebbero scaturire dai lavori di questi due giorni. Al-Uloom ha chiarito che “dialogo non vuol dire fusione delle religioni ma capirsi a vicenda” e che “la guerra alle religioni mette musulmani e cristiani nella stessa trincea”. E ha poi ripreso due proposte, molto concrete, che hanno trovato favorevole accoglienza da parte sia di Riccardi che del patriarca Sako. La prima è l’istituzione di una commissione permanente tra cattolici e sciiti che affronti tematiche comuni in cui collaborare. La proposta è arrivata da Jawad Al-Khoei. La seconda è la convocazione del terzo incontro in Iraq, a Najaf (e Riccardi ha aggiunto anche Baghdad).

La cittadinanza

Andrea Riccardi con il patriarca Sako

Il fondatore di S. Egidio ha ripreso un’espressione del cardinale Sako: “Dialogo è condividere il pane”. Scherzando, ha affermato di preferire il dolce: “La felicità è una torta che si mangia insieme, altrimenti è amara”. Ma sono stati diversi i temi su cui si sono soffermati i relatori. Tra i più importanti, la cittadinanza. Riccardi ha ricordato che questo significa riconoscere diritti, doveri e libertà, non semplice tolleranza. Una posizione espressa anche da Sako, che ha ricordato come “purtroppo, negli ultimi anni, nella nostra regione e in altre, si è diffusa la mentalità estremista che incita all’odio e alla violenza ‘in nome della religione’. Questa ideologia va contro la volontà di Dio che ci ha creati diversi”.

La libertà

Il tema della libertà è stato un altro di quelli centrali. Il professor Armand Puig, rettore dell’Ateneo Sant Pacià di Barcellona, ha ricordato che “Dio sceglie di lasciare libero l’uomo perché ha fiducia in lui. Ha creduto in noi prima che noi credessimo in Lui. L’inizio del XXI secolo sembra una traccia continua di fallimenti enormi”. Dalle guerre con massacri senza fine alla strage di migranti, alla pandemia di Covid che ha visto migliaia di persone morire in solitudine. “Eppure, non è la storia che Dio ha pensato per i suoi figli, non è il sogno di pace che i figli di Abramo vogliono condividere. Il futuro dell’umanità non può essere una condanna”. Occorre riflettere “su un modello di pensiero da trasferire alla vita concreta”.

L’ospitalità

Un modello che Mendonça ha in qualche misura proposto partendo dal Vangelo di Luca e dagli Atti degli Apostoli, parlando dell’ospitalità. Il cardinale ha sottolineato come i testi sacri presentino costantemente “un modello predisposto alla diversità, con una visione sorprendentemente nuova”. Un’ambivalenza che si rivolgeva al mondo giudaico e a quello greco: “apertura, accoglienza, ospitalità” dimostrano che il cristianesimo “è stato plurale fin dalle origini”.

Il dialogo

Aspetti ripresi anche da Ismail Al-Khaliq, direttore della Fondazione al-Khoei di Parigi, che ha sottolineato come “le religioni abramitiche indirizzate sulla strada della libertà indicano come liberarsi dalla schiavitù e dal peccato”. Tutti hanno concordato sulla necessità del dialogo per contrastare l’estremismo e il terrorismo. Al-Khaliq ha raccontato l’esperienza francese che “nel nome di Maria” ha visto incontri interreligiosi in dieci tra chiese, moschee e sale pubbliche, l’ultimo dei quali a S. Sulpice con 30 gruppi e comunità. Un percorso che può essere replicato anche in altre realtà.

L’accoglienza

Migranti e anziani sono stati altri due argomenti rilevanti. Daniela Pompei, responsabile di S. Egidio per i servizi agli immigrati, ha parlato della positiva esperienza dei corridoi umanitari come pure dell’accoglienza e dell’integrazione.

Gli anziani

Mons. Paglia ha invece affrontato la questione della cura degli anziani, in una società sempre più “vecchia”. Si è soffermato in particolare sulla commissione voluta dal governo italiano che “secondo il ministro della salute, e sorprende perché è di sinistra, ha la stessa visione della Comunità di S. Egidio e del Papa”.


La commissione, da lui presieduta, ha elaborato un documento, fatto proprio dal premier Draghi, sui diritti degli anziani e sui doveri della società verso di loro. In particolare: diritto alla tutela e alla dignità. Assistenza responsabile e rispetto della volontà degli anziani. Diritto a una vita di relazione e dovere di non abbandonarli. A questo ha aggiunto l’importanza della vita spirituale nell’ultima fase della vita, in cui le religioni giocano un ruolo decisivo.

Una dichiarazione anche tra cattolici e sciiti

Infine, due “visioni” importanti. La prima l’ha offerta il professore libanese Mahdi Al-Amin. Partendo dalla dichiarazione “Nostra Aetate”, ha affermato che serve una visione coranica “che riconosca l’alterità religiosa e stabilisca le basi per dialogare con essa. Immaginare spazi e modalità per istituire relazioni religiose e umane in grado di sviluppare un dialogo che riconosca l’altro”. Ha ammesso che il Papa ha fatto passi importanti in questa direzione e auspicato un documento con gli sciiti analogo alla dichiarazione di Abu Dhabi firmata insieme ad Al-Tayyeb.

Un futuro diverso

La seconda, è l’analisi del messaggio del Papa fatta dal presidente di S. Egidio, Marco Impagliazzo.  “Francesco ha l’audacia di proporre a tutti una via tanto semplice quanto radicale: essere come il buon Samaritano. Non è possibile continuare imperterriti sui passi che ci hanno fatto ammalare, che hanno reso il mondo malato. È tempo di strade differenti. È tempo di assumere la medesima logica che il testo evangelico sottolinea, quella per cui non importa di che nazione o tradizione sono io e sei tu”.

“Bergoglio – ha concluso – è in questa nostra epoca, per il nostro tempo, l’uomo della “fraternità universale”. Nella stagione dell’io e dei sovranismi, la Chiesa di papa Francesco non accetta di rattrappirsi, di rinchiudersi, di essere una comunità senza sogni. Continua a parlare perché il mondo sia diverso, perché il mondo abbia un futuro”.