“Chiesa dell’ascolto reciproco in cui ciascuno ha qualcosa da imparare”

Il Santo Padre Francesco ai partecipanti del Dicastero per il Dialogo Interreligioso

Diálogo Interreligioso © Vatican Media

Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco riceve in Udienza i partecipanti alla Sessione Plenaria del Dicastero per il Dialogo Interreligioso e rivolge loro il discoro che pubblichiamo di seguito:

Discorso del Santo Padre

Signori Cardinali,
cari fratelli nell’Episcopato,
cari sorelle e fratelli!

Vi do il mio benvenuto cordiale e ringrazio il Cardinale Miguel Ángel Ayuso Guixot per le parole che mi ha rivolto a nome vostro. Sono lieto di incontrarvi in occasione della Sessione Plenaria del Dicastero per il Dialogo Interreligioso, all’indomani della solennità di Pentecoste.

Sottolineo questo perché San Paolo VI annunciò la nascita del “Segretariato per i non cristiani” nell’omelia di Pentecoste del 1964, durante il Concilio Vaticano II. Lo fece prima della promulgazione della Dichiarazione Nostra aetate sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane, e prima dell’Enciclica Ecclesiam suam, considerata la magna charta del dialogo nelle sue varie forme. Quanta strada lo Spirito ha fatto fare in quasi sessant’anni! L’intuizione di Papa Paolo si basava sulla consapevolezza dello sviluppo esponenziale delle relazioni tra persone e comunità di diverse culture, lingue e religioni – un aspetto di ciò che oggi chiamiamo globalizzazione –; e poneva il Segretariato «nella Chiesa come segno visibile e istituzionale del dialogo» con le persone di altre religioni (Discorso ai Membri e ai Consultori del Segretariato, 25 settembre 1968). Questo, il 25 settembre del 1968.


È appena entrata in vigore la Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium sulla Curia Romana, e questo settore del suo servizio alla Chiesa e al mondo non ha perso nulla della propria rilevanza. Al contrario, la globalizzazione e l’accelerazione delle comunicazioni internazionali rendono il dialogo in generale, e il dialogo interreligioso in particolare, una questione cruciale. Ritengo molto opportuno che, per questa Plenaria, abbiate scelto il tema Dialogo interreligioso e convivialità, nel momento in cui tutta la Chiesa vuole crescere nella sinodalità, crescere come «Chiesa dell’ascolto reciproco in cui ciascuno ha qualcosa da imparare» (Praed. Ev., 4). Insieme a tutta la Curia, potrete così fare vostro «il paradigma della spiritualità del Concilio espressa nell’antica storia del Buon Samaritano», secondo la quale «il volto di Cristo si trova nel volto di ogni essere umano, specialmente dell’uomo e della donna che soffrono» (ibid., 11).

Il nostro mondo, sempre più interconnesso, non è altrettanto fraterno e conviviale, tutt’altro! In questo contesto il vostro Dicastero, «consapevole che il dialogo interreligioso si concretizza mediante l’azione, lo scambio teologico e l’esperienza spirituale, … promuove tra tutti gli uomini una vera ricerca di Dio» (ibid., 149). Questa è la vostra missione: promuovere con altri credenti, in modo fraterno e conviviale, il cammino della ricerca di Dio; considerando le persone di altre religioni non in modo astratto, ma concreto, con una storia, dei desideri, delle ferite, dei sogni. Solo così potremo costruire insieme un mondo abitabile per tutti, in pace. Di fronte al susseguirsi di crisi e conflitti, «alcuni provano a fuggire dalla realtà rifugiandosi in mondi privati, altri la affrontano con violenza distruttiva, ma tra l’indifferenza egoista e la protesta violenta c’è un’opzione sempre possibile: il dialogo» (Enc. Fratelli tutti, 199).

Ogni uomo e ogni donna è come una tessera di un immenso mosaico, che è già bella di per sé, ma solo insieme alle altre tessere compone un’immagine, nella convivialità delle differenze. Essere conviviali con qualcuno significa anche immaginare e costruire un futuro felice con l’altro. La convivialità, infatti, riecheggia il desiderio di comunione che alberga nel cuore di ogni essere umano, grazie al quale tutti possono parlare tra loro, si possono scambiare progetti e si può delineare un futuro insieme. La convivialità unisce socialmente, ma senza colonizzare l’altro e preservandone l’identità. In questo senso, ha una rilevanza politica come alternativa alla frammentazione sociale e al conflitto.

Incoraggio tutti voi a coltivare lo spirito e lo stile di convivialità nei vostri rapporti con le persone di altre tradizioni religiose: ne abbiamo tanto bisogno oggi nella Chiesa e nel mondo! Ricordiamo che il Signore Gesù ha fraternizzato con tutti, che ha frequentato persone considerate peccatrici e impure, che ha condiviso senza pregiudizi la tavola dei pubblicani. E sempre durante un pasto conviviale Egli si è mostrato come il servitore e l’amico fedele sino alla fine, e poi come il Risorto, il Vivente che ci dona la grazia di una convivialità universale. Questa è la parola che io vorrei lasciarvi: convivialità.

Cari fratelli e sorelle, vi ringrazio per il vostro lavoro, specialmente per quello più nascosto, meno appariscente, e a volte forse anche un po’ noioso. La Madonna vi accompagni e vi custodisca nella piena docilità allo Spirito Santo. Benedico di cuore ciascuno di voi e i vostri famigliari. E vi chiedo per favore di pregare per me. Grazie!

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