Dignità infinita: un documento chiarificatore

Il Vaticano insiste sul fatto che l’aborto, l’eutanasia o la teoria del genere, tra le altre circostanze, rappresentano una seria minaccia alla dignità umana

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Il Dicastero per la Dottrina della Fede ha pubblicato ieri, 8 aprile, Dignitas Infinita” sulla dignità umana, in cui insiste sul fatto che l’eutanasia, la teoria del genere o l’aborto costituiscono grandi minacce alla dignità umana.

Il nuovo documento, composto da 68 punti e firmato dal prefetto del Dicastero, il teologo e cardinale argentino Víctor Manuel Fernández, è stato approvato da Papa Francesco il 25 marzo e, pur non presentando modifiche sostanziali rispetto al magistero già stabiliti nella Donum vitae e nell’Evangelium vitae, oltre a quella emanata da san Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e lo stesso Francesco, precisano aspetti che sono stati interpretati in modo ambiguo da molti ambienti, anche dalla Chiesa stessa. Il linguaggio è chiaro e conciso, il che è apprezzato.

Sembra che la sua formulazione non sia stata facile e, dalla sua proposta nel 2019, ha dovuto essere rivista e riformulata più volte, su richiesta dello stesso Francesco, fino alla sua formulazione definitiva ora pubblicata.

Il documento si fonda sull’idea dell’inviolabilità della dignità dell’essere umano, che ogni persona, individuo della specie umana possiede durante tutta la fase della sua vita e in ogni circostanza, anche nell’immaturità, nella dipendenza o nell’incapacità.


Distingue la dignità ontologica, che non può essere conferita o revocata, da altre concezioni di dignità, come quella morale, sociale o esistenziale, la cui valutazione può essere soggetta a circostanze come l’esercizio della propria libertà anche contro la dignità stessa, l’ingiustizia o la vulnerabilità. Ma sottolinea, e questo è importante per sfatare interpretazioni errate al riguardo, che la dignità ontologica, inerente alla natura umana, non viene sminuita o intaccata da queste circostanze, contrariamente a quanto interpreta buona parte della società attuale e anche nel corso della storia.

Allo stesso modo, lo scritto ricorda chiaramente che i diritti umani nascono dall’esigenza del riconoscimento e del rispetto di questa dignità, e, pertanto, cessano di essere diritti umani quando la violano. Ciò è di particolare interesse nei casi in cui vengono invocati presunti “diritti” che non sono diritti, e che sono anche discussi in dettaglio nel documento e che riassumeremo:

  1. Non esiste il diritto di uccidere, in nessuna circostanza: né nell’aborto, né nell’eutanasia, né nel suicidio, né nelle guerre, né nella pena di morte, né nella tratta di esseri umani, né in qualsiasi altra circostanza in cui viene violata la dignità umana, mettendo fine alla propria vita il massimo grado di aggressività, irreversibile, che un essere umano può subire.
  2. Non esiste nemmeno il presunto diritto di ridefinire il sesso secondo la propria interpretazione personale. E in questo il documento è chiaro: il supposto “cambio di sesso” non può essere accettato come moralmente lecito, impossibile, invece, data la definizione biologica della natura sessuale umana come maschile o femminile, come modo di esistere e non come una caratteristica accessoria del suo essere.
  3. Viene fatta una precisazione sui casi di DSD (Disturbi dello sviluppo sessuale), che, pur non essendo citati come tali, li definisce come situazioni patologiche che implicano disfunzioni che richiedono un trattamento a beneficio dell’individuo affetto, chiarendo che si tratta di non si tratta di “cambiamenti di sesso” ma piuttosto di affrontare esigenze terapeutiche volte a cercare di migliorare la salute delle persone colpite.
  4. Va inoltre evidenziato il rapporto inequivocabile che si instaura tra libertà e dignità, sicché la prima si indebolisce se viene separata dal rispetto della dignità propria o altrui, in base al quale l’essere umano stabilisce relazioni che conferiscono significato alla sua esistenza. L’abbandono della ricerca della verità e del bene sono anche, e lo afferma il già citato Benedetto XVI, fattori limitanti nell’esercizio della vera libertà.
  5. Inoltre, come stabilito nel documento, le condizioni economiche, sociali, giuridiche, politiche e culturali costituiscono un requisito per il corretto esercizio della libertà. E qui, sembra che Francesco abbia insistito su questo punto: le disuguaglianze sociali, economiche, giuridiche, politiche o culturali possono limitare l’esercizio della loro libertà da parte dei meno fortunati. Ancora una volta, il rispetto della dignità di ogni essere umano si rivela la chiave di volta.
  6. Oltre a quelle già citate, nel documento vengono qualificate altre gravi violazioni della dignità umana. Insiste sulla povertà, sulla guerra, sul dramma dell’emigrazione, sulla tratta degli esseri umani, sugli abusi sessuali, sulla violenza contro le donne, sulla discriminazione contro la maternità, sulla prostituzione, sul già citato aborto, sulla maternità surrogata, di cui si parla senza ambiguità come un attacco alla dignità umana della madre e della madre infantile, eutanasia e suicidio assistito, di cui si è già parlato, lo scarto delle persone con disabilità, tra i quali andrebbero inclusi, anche se il documento non menziona espressamente le vittime della selezione e dello scarto embrionale praticati nelle tecniche di riproduzione assistita e di preimpianto e genetica prenatale diagnosi, oltre alla già citata teoria del genere e alle sue proposte per l’eliminazione della differenza e della presunta scelta del proprio sesso. Infine, il riferimento alla violenza digitale, su cui si concentra la sezione finale del documento, come fonte di eccessi che portano all’isolamento, a comportamenti di dipendenza, manipolazione o violazione della privacy.

Julio Tudela – Director del Observatorio de Bioética – Instituto de Ciencias de la Vida – Universidad Católica de Valencia