“Dio, fa che tacciano le armi e risuoni la dolce brezza della pace”

Il cardinale Parolin ha celebrato la Messa per la pace in Ucraina davanti al corpo diplomatico accreditato presso la S. Sede

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Il cardinale Parolin (C) Vatican Media

Il cardinale Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha presieduto all’Altare della Cattedra nella Basilica di San Pietro la Santa Messa per la pace in Ucraina. Alla celebrazione era presente il corpo diplomatico accreditato presso la S. Sede. Anche per questo le letture sono state proclamate in inglese e francese, mentre due intenzioni della preghiera dei fedeli sono state lette in russo e in ucraino. Con i diplomatici era presente anche mons. Gallagher, segretario per i rapporti con gli Stati.

“Imploriamo il dono della pace”

Nell’omelia Parolin ha detto: “Siamo qui per implorare da Dio il dono della pace in Ucraina e per chiedergli di aiutare ogni uomo e ogni donna di buona volontà a essere artigiano di pace” ha esordito il cardinale nell’omelia. “Risuonano da un lato le parole di Gesù nel discorso della montagna (beati gli operatori di pace). La pace è una caratteristica di Dio stesso”, S. Paolo lo chiama “Dio della pace, ama la creazione e l’umanità con cuore di padre e ha su tutti progetti di pace e non di sventura”. Dall’altro è “ben differente la realtà che stiamo sperimentando” ed ha citato le parole del Papa all’Angelus di domenica.

La preghiera non è mai inutile

“Se siamo qui a pregare per la pace è perché siamo convinti che la preghiera non è mai inutile” ha aggiunto. “Può incidere sulle situazioni umanamente più disperate e soprattutto può cambiare cuori e menti”. E ancora una volta ha citato il S. Padre e l’omelia che ha tenuto nella chiesa del Gesù sabato 12 marzo sull’efficacia della preghiera.

Parolin ha ringraziato “il corpo diplomatico per aver voluto questo momento di preghiera”, invitando a lasciarsi illuminare dal Vangelo proclamato, che narrava la richiesta della madre di Giacomo e Giovanni relativa ai posti d’onore per i figli. Un “desiderio apparentemente legittimo di una madre che vuole il meglio per i suoi figli” ma che “fa a pugni con le parole pronunciate da Gesù” poco prima. Uno “scontro tra due diverse logiche, due diverse glorie, quella di Dio che passa attraverso la croce e quella degli uomini alla ricerca di successo mondano e potere”.

La gloria di Dio e quella del mondo

Su questo si gioca la storia del mondo intero. Una gloria che nonostante “le apparenze contrarie porta alla morte, al vuoto, al nulla” mentre l’altra “sembra sconfitta ma conduce alla vita e alla risurrezione”. Gesù “vuole guarirci su questo punto come ha fatto con i Dodici”: chi vuol essere grande deve diventare piccolo, seguendo il suo esempio.

“Con semplicità è presentata a noi la grandezza di Dio” che è “essenzialmente servizio”, come Gesù mostra nell’ultima cena, ha ricordato Parolin. “Non pensate che se mettessimo davvero in pratica le parole di Gesù, l’esempio di Gesù, tutti i conflitti della terra a poco a poco scomparirebbero? Non pensate che se dessimo ascolto all’invito di Nostro Signore tacerebbero le armi, anzi non si dovrebbero nemmeno produrre?”. Invece di schiavizzarci, ha aggiunto, “ci si libera e si cresce insieme, in modo che uno esiste per l’altro, fa crescere l’altro”.

Una questione spirituale

Il Segretario di Stato ha ricordato la vicenda di Geremia, “uomo scomodo” che i nemici volevano far fuori. Una “guerra interna di tanti secoli fa ma pur sempre guerra che trova radice nel profondo squilibrio radicato nel cuore dell’uomo”, come ricorda la Gaudium et Spes. Non si tratta solo di “carattere politico ed economico ma spirituale”.


“Proprio su questo piano spirituale – ha proseguito – vogliamo lasciarci interpellare e fissare nel nostro cuore le parole di Gesù ‘tra voi non sarà così’: il credente con la sua parola e la sua vita testimonia che la gloria di Dio non è opprimere ma il contrario, è riempire il mondo di bellezza e bontà che costruisce la pace”.

Le condizioni per la pace

Parolin ha poi citato la Pacem in Terris di san Giovanni XXIII con le “quattro condizioni fondamentali per costruire la pace: rispetto della verità, tensione verso la giustizia, amore fraterno che rifugge da mezzi violenti, libertà che rifugge ogni imposizione”. E quanto scriveva poi San Giovanni Paolo II sul rispetto della verità che è fondamento della pace se ogni individuo prenderà coscienza dei propri doveri verso gli altri.

La pace, ha concluso Parolin, è l’eredità di Gesù. Per questo “il discepolo di Cristo non perde mai la speranza”, e “ama la pace di Cristo chi nella preghiera ogni giorno chiede che la vera pace regni”. Costui “contribuisce efficacemente a rendere la terra più misericordiosa e più umana”.

Risuoni la dolce brezza della pace

Parolin ha concluso la sua omelia con una preghiera in cui, tra l’altro, ha detto “Ci rivolgiamo a Dio col cuore straziato per quanto accade in Ucraina, ripetendo con Papa Francesco ‘tacciano le armi, Dio sta con gli operatori di pace’. Signore Gesù, Principe della pace, guarda i tuoi figli che innalzano a te il loro grido. Aiutaci a costruire la pace (…) allontana il nostro cuore dall’iniquità e orientalo verso il bene (…) Illumina le menti perché seguano sentieri di riconciliazione. Consola, o Dio pietoso, il cuore afflitto di tanti tuoi figli, asciuga le lacrime di quanti sono nella prova”. E infine, ha implorato che la “dolce carezza di Maria riscaldi il triste viso di tanti bambini che sono lontani dall’abbraccio dei loro cari. Tu che sei il Creatore del mondo, salva questa terra dalla distruzione della morte diffusa. Fa che tacciano le armi e risuoni la dolce brezza della pace. Signore Dio della speranza, abbi pietà di questa umanità sorda e aiutala a ritrovare il coraggio del perdono”.