Due ragazzi testimoni dell’amicizia e del Vangelo

Intervista all’arcivescovo di Genova mons. Marco Tasca sulla chiusura della fase diocesana del processo di beatificazione di Alberto Michelotti e Carlo Grisolia: “Sono un bellissimo segno”

amicizia
Mons. Tasca con le madri dei due ragazzi

Le cause di beatificazione dei servi di Dio Alberto Michelotti e Carlo Grisolia hanno concluso la fase diocesana l’8 ottobre 2021. Chiusa l’inchiesta, gli atti verranno inviati alla Congregazione per la causa dei Santi, dove inizierà la fase dello studio per il giudizio definitivo, a seguito della quale, dopo l’approvazione del Santo Padre, questi servi di Dio potranno essere proclamati venerabili. Monsignor Marco Tasca, Arcivescovo di Genova, ha presieduto la celebrazione della S. Messa di ringraziamento nella Basilica dell’Immacolata. Prima della celebrazione eucaristica, ha rilasciato questa intervista in cui espone cosa significhi per lui questa storia di amicizia come via di santità e cosa rappresenti questo momento importante per la Chiesa genovese.

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Monsignor Tasca, cosa ci dicono oggi Alberto e Carlo?

Mons. Tasca Ci dicono che già il fatto che siamo qui insieme a ricordarli rappresenta qualcosa di molto bello, vuol dire che loro hanno segnato la vita di tante persone, il che per me è una cosa molto importante. Avendo letto nei giorni scorsi la loro storia, essendo venuto a conoscenza della loro vita, sono stato colpito dal fatto che al fondamento del loro rapporto ci sia stata l’amicizia. Un valore che oggi non mi pare sia messo al centro delle relazioni interpersonali, mentre Alberto e Carlo hanno saputo porlo alla base della loro vita.

Erano impegnati dalla mattina alla sera per gli studi e nella vita sociale, ma uno di loro diceva “questa sera vorrei andare a messa, anche se sarò molto stanco andrò in cerca di una messa in città”. Erano ragazzi che conducevano una vita normalissima, ma hanno saputo avere quello scatto in più che ha permesso loro di realizzare la sintesi della loro vita a soli vent’anni. Sono felicissimo di essere qui, perché vuol dire che la fede cristiana è possibile ancora oggi, che vivere il Vangelo è possibile, come testimoniano le vite di questi due giovani che stiamo ricordando.

È una giornata di festa per la Chiesa genovese?

Mons. Tasca Certo! È una giornata di grande gioia perché parliamo di due beati che in questa città sono vissuti e qui hanno trovato la loro strada nella Fede e hanno testimoniato il Vangelo, ma dobbiamo ricordare che, se diventeranno santi, lo saranno per tutta la Chiesa. Questo sarà un bellissimo dono che la Chiesa di Genova potrà fare a tutta la Chiesa Cattolica, cioè a quella universale, diffusa in tutto il mondo: sarà la testimonianza e l’esempio di due giovani che hanno seguito seriamente il Vangelo, pur vivendo nella semplicità di una vita normale e che nella serenità della vita quotidiana hanno saputo essere un segno convincente di fedeltà alla parola di Cristo. Sono state persone che hanno comunicato la loro Fede con la loro vita, il che è una grande grazia per tutti noi.


Al di là della loro elevatezza spirituale, Alberto e Carlo erano giovani impegnati con gli altri, con il quartiere, con le associazioni sociali per un obiettivo comune: portare a tutti il dono dell’ideale evangelico del mondo unito e della fraternità universale. Ritiene che quest’aspetto sia in grado di appassionare tanti giovani di oggi? Perché?

Mons. Tasca Oggi ci sono tanti giovani impegnati nel sociale, anche se non fanno rumore e non hanno neppure molta rilevanza, ma io conosco tanti di questi giovani, pieni di interessi e capaci di iniziative, che si danno da fare per gli altri. Questo è un segno bellissimo della disponibilità dei nostri ragazzi, della loro voglia di donarsi, del desiderio di avere un grande ideale per cui battersi, è qualcosa che testimonia la loro forza di dire “sono qui per qualcuno, non solo per me stesso, e mi prendo cura di qualcun altro”. Questo Alberto e Carlo ce l’hanno insegnato oggi e tanti giovani portano avanti questo progetto di vita.

Quale effetto potrà avere questa devozione per noi? Come possiamo far sì che questi esempi di giovani vite che la Chiesa ci offre siano una risorsa nel cammino della fede?

Mons. Tasca Già il fatto che siamo qui è una grandissima risorsa per la Chiesa. Siamo qui per ringraziare il Signore per questi due nostri fratelli, due cristiani che hanno vissuto la loro fede nella semplicità, nella serenità, ma hanno saputo essere rilevanti, hanno saputo cogliere l’aspetto particolare della loro vita: uno amante della montagna, l’altro della musica. Davvero sono stati capaci di portare la bellezza della vita cristiana, la gioia di essere cristiani, dove sono vissuti, attraverso l’esperienza dei Movimento dei Focolari, l’incontro con il quale ha rappresentato una grande grazia per loro. Oggi ringraziamo il Signore che nelle Sue vie (sappiamo come sono morti questi due ventenni) ha saputo farci cogliere una pienezza di vita e di testimonianza nella morte.

Una giornata importante, quella di oggi per la Chiesa genovese. Come accompagnare il percorso che si apre oggi?

Mons. Tasca Il percorso che oggi inizia si accompagna nella misura in cui noi sapremo parlare di questi due ragazzi e farli parlare agli altri, attraverso gli amici, i conoscenti, chi è vissuto con loro, chi ha avuto la grazia di condividere qualcosa del loro cammino terreno. Siamo qui per dire che dobbiamo conoscere Alberto e Carlo perché dalle loro esperienze potremo trarre un messaggio molto importante, non solo per noi, ma da portare agli altri. Sì, celebriamo la Santa Messa, ringraziamo il Signore per la chiusura del processo diocesano e l’apertura della fase romana; ma la cosa più rilevante è che questi due ragazzi hanno qualcosa da dire a tutti, il che è un bellissimo segno.