Il Papa contro i nuovi Erode

Children in field cut crops
© ILO/Joseph Fortin

“I nuovi Erode dei nostri giorni spezzano l’innocenza dei bambini sotto il peso del lavoro schiavo, della prostituzione e dello sfruttamento, delle guerre e dell’emigrazione forzata. #PreghiamoInsieme oggi per  questi bambini e difendiamoli. #SantiInnocenti”. Questo il tweet di Papa Francesco dal suo account @Pontifex. Lo ha pubblicato nel giorno in cui la Chiesa celebra la memoria liturgica dei Santi Innocenti. Si tratta dei bambini fatti uccidere dal re della Giudea, secondo quanto si legge nel Vangelo di San Matteo, allo scopo di eliminare il Bambino Gesù, annunciato dalle profezie come Messia e nuovo re d’Israele.

Lavoro minorile e tecnologia

Papa Francesco ha più volte evocato il tema del lavoro minorile. Lo ha fatto recentemente intervenendo al convegno “Sradicare il lavoro minorile, costruire un futuro migliore”, organizzato in Vaticano dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. “Lascia allibiti e turbati il fatto che nelle economie contemporanee, le cui attività produttive si avvalgono delle innovazioni tecnologiche, tanto che si parla di ‘quarta rivoluzione industriale’, persista in ogni parte del globo l’impiego dei bambini in attività lavorative”, ha affermato il Pontefice. “Questo pone a rischio la loro salute, il loro benessere psico-fisico e li priva del diritto all’istruzione e a vivere l’infanzia con gioia e serenità. La pandemia ha ulteriormente aggravato la situazione”.

Combattere la povertà

“La povertà estrema, la mancanza di lavoro e la conseguente disperazione nelle famiglie sono i fattori che espongono maggiormente i bambini allo sfruttamento lavorativo”, ha aggiunto il Papa. “Se vogliamo sradicare la piaga del lavoro minorile, dobbiamo lavorare insieme per debellare la povertà, per correggere le storture del sistema economico vigente, che accentra la ricchezza nelle mani di pochi. Dobbiamo incoraggiare gli Stati e gli attori del mondo imprenditoriale a creare opportunità di lavoro dignitoso con salari equi, che consentano di soddisfare le necessità delle famiglie senza che i figli siano costretti a lavorare”.