Il pensiero di C.S. Lewis, messaggio di “speranza e fede” negli esseri umani “per il momento attuale”

Álvarez García: “Probabilmente ha fatto più conversioni con le sue conferenze, discorsi e libri che con le opere di illustri teologi, più eruditi in materia, ma meno vicini al grande pubblico”

La professoressa María Luz Álvarez García, della Facoltà di Scienze dell’Insegnamento e dell’Educazione dell’Università Cattolica di Valencia (UCV), ha condotto una ricerca sullo scrittore e professore dell’Università di Oxford C. S. Lewis (1998-1963), autore di tale bene -opere note come la cosiddetta Trilogia Cosmica, i sette volumi delle Cronache di Narnia e i saggi Lettere dal diavolo a suo nipote (1942) e Un dolore nell’osservazione (1961). Secondo Álvarez García, “Lewis funge da guida per le situazioni e le circostanze che troviamo nel momento attuale e fornisce non solo preziosi consigli, ma anche speranza e fede che l’essenza dell’essere umano è eterna e indistruttibile”.

“Nonostante gli attacchi che l’uomo subisce dalle sue stesse fila, Lewis ha sostenuto incrollabilmente che la creatività umana e la volontà saranno presenti prima o poi, nonostante le prove e le difficoltà che, individualmente e collettivamente, dovranno senza dubbio essere affrontate in ogni tempo e luogo”, ha affermato dice.

In questo senso, lo studio di questo docente, che fa parte della sua tesi di dottorato, si riferisce alla fede dello scrittore britannico: “La capacità comunicativa di Lewis, la vivacità e la freschezza del suo stile letterario, la sua eloquenza e conoscenza, gli hanno permesso diventare un paladino dell’apologia del cristianesimo. “Era qualcuno desideroso di condividere la sua fede nel potere intellettuale e immaginativo che deriva dalla fede cristiana”.

“Dal ritorno dall’ateismo al teismo e poi al cristianesimo, tutta la sua vita è stata orientata con quella bussola. Probabilmente ha fatto più conversioni con le sue conferenze, discorsi e libri che con le opere di illustri teologi, più eruditi in materia, ma meno vicini al grande pubblico”, asserisce.

La letteratura come forma di conoscenza di ciò che l’umanità condivide

Álvarez García sottolinea, d’altra parte, che Lewis propose nel suo saggio del 1961 The Experience of Reading (Alba Editorial, 2000) una proposta di “nuova” critica letteraria dell’epoca “che aprì la strada alla critica letteraria successiva”. L’intellettuale nordirlandese sviluppa il concetto di letteratura come “Logos”; cioè la letteratura “come forma di conoscenza di ciò che l’umanità condivide”.

Il professore dell’UCV sostiene che, secondo Lewis, “quel sostrato, il Logos, si esprimerebbe in forme e modi diversi; Il suo messaggio verrebbe trasmesso attraverso le arti e la letteratura, che sono i modi in cui l’essere umano, attraverso la facoltà dell’immaginazione aiutata dalla ragione, esercita la sua attività creativa nel mondo, in replica della “Grande Immaginazione”».

Professoressa María Luz Álvarez García

Secondo Álvarez García, “in Lewis, l’arte, la grande letteratura, in questo caso, è allo stesso tempo messaggera e messaggio, da qui la sua capacità di trasmettere ed essere Logos”. Così «lo scrittore trasmette nell’opera un seme che, se il terreno gli sarà favorevole, germoglierà nell’animo del lettore, dando origine a un processo generativo analogo a quello che avviene nella natura fisica delle cose».


Lewis era “profondamente interessato ai miti” e questo esperto ritiene che “lo scopo ultimo del lavoro di Lewis è unire immaginazione, ragione e fede per raggiungere la verità dietro le apparenze delle percezioni sensoriali. Questa verità sarebbe alla portata di tutti gli uomini, poiché esisterebbe un substrato comune per tutta l’umanità, formato dall’ampia e vasta esperienza umana e al quale si può accedere purché si abbia l’atteggiamento ricettivo appropriato; cioè, avendo cura che il sé individuale non sia d’intralcio”.

La grande “cura del provincialismo” letterario

Il docente sottolinea che Lewis riteneva necessario un atteggiamento concreto nei confronti dell’esperienza della lettura: “Per ricevere la letteratura, è una condizione inesorabile uscire da se stessi: mettere da parte i preconcetti, i propri interessi, le associazioni mentali, e arrendersi” al lavoro. Vale a dire, l’individualità deve essere momentaneamente messa da parte per arrendersi a ciò che la lettura può portare. Il motto che Lewis propone prima di ogni opera d’arte è: «Guarda. Ascoltare. Ricevere””.

“Per catturare il messaggio dell’opera, il Logos che essa trasmette, il lettore dovrà guardare con attenzione ciò che si presenta ai suoi occhi, ascoltare ciò che gli dice e lasciargli spazio, accogliere l’opera. Al contrario, quando utilizza la letteratura, il lettore impone all’opera proprio la sua individualità, le proprie idee, desideri o atteggiamenti, diventando così immune al suo messaggio”, sostiene.

La teoria letteraria di Lewis stabilisce, secondo Álvarez García, che “un buon libro è riconosciuto come tale perché consente una buona lettura”. Cioè “fornisce riflessioni al lettore, lo aiuta a comprendere aspetti della vita, offre loro un altro sguardo sul mondo e su se stessi, e lo rende un buon lettore. Dopo l’esperienza con la buona letteratura, il lettore cresce, la sua intelligenza, la sua capacità di giudizio e la sua sensibilità si affinano, si ampliano e si approfondiscono. Per questo la grande letteratura lo aiuta a uscire da se stesso, lo cura dal provincialismo.

“Tuttavia, un brutto libro alimenta le fantasie ‘egoiche’ del lettore, lusinga la sua vanità e, dando luogo ai suoi desideri senza chiedersi da dove vengono o dove stanno andando; “Lo rinchiude ancora una volta nella sua cerchia limitata e conosciuta”, osserva.