“La bellezza dell’amore salverà il mondo”

Il cardinale Cantalamessa ha celebrato l’Eucarestia per la festa del S. Cuore all’Università Cattolica

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L'Università Cattolica del S. Cuore

“Non sarà l’amore per la bellezza che salverà il mondo ma la bellezza dell’amore”. Lo ha detto il cardinale Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, che ha presieduto nella chiesa della sede romana dell’Università Cattolica una celebrazione eucaristica in occasione della solennità del Sacro Cuore, a cui l’Ateneo è intitolato. Ha concelebrato da monsignor Claudio Giuliodori, alla presenza delle autorità accademiche, a cominciare dal Rettore dell’Università, Franco Anelli.

Nel suo saluto l’assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica si è rivolto al porporato dandogli “il bentornato, più che il benvenuto, visto che è stato un alunno importante, poi professore stimato, ricordato e particolarmente apprezzato nel nostro ateneo”.

Doppia ricorrenza

Giuliodori ha anche sottolineato che “il S. Cuore ci ricorda i doni di grazia immensi ricevuti, soprattutto in questo anno in cui ricorrono il secolo di vita dell’ateneo e i 60 anni della Facoltà di medicina. La accogliamo come un membro particolarmente caro della nostra famiglia, tutto quello che ha fatto lo sentiamo un po’ espressione della nostra comunità” ha detto rivolto al cardinale. “Vogliamo presentare al Signore il nostro cammino – ha concluso mons. Giuliodori – ricco di doni ma anche impegnativo, che presenta tante sfide a cui ci richiama spesso il Santo Padre per lo sviluppo sostenibile, la fratellanza da costruire e una cultura capace di servire e promuovere l’uomo in maniera integrale”.

“La mia università”

Cantalamessa nell’omelia ha ricordato che questa “è stata la mia università, negli anni 60 e 70 ho avuto l’onore di studiare e insegnare nella facoltà di lettere e filosofia e nella direzione del Dipartimento di scienze religiose. Oggi porto con me nel cuore e all’altare le tante persone che ho conosciuto in quegli anni, primo fra tutti l’amico e maestro Giuseppe Lazzati”. Il cardinale ha ripercorso il suo cammino, quando “nel 1979 sentii la chiamata a lasciare la cattedra per il pulpito, cioè a dedicare la mia vita all’annuncio del regno di Dio. Partii ma non scossi la polvere dai sandali: ho sempre ringraziato Dio per quello che mi ha dato prima con lo studio della teologia a Friburgo e poi con lo studio delle lettere classiche alla Cattolica”. Una chiave “per aprire al popolo di Dio gli immensi tesori di dottrina e di grazia” presenti nella Chiesa.

Il cardinale ha sottolineato come agli studenti ricordi spesso di non seguire “il mio esempio, non lasciate gli studi se non siete sicuri di aver ricevuto una diversa chiamata” perché gli “studi universitari sono un privilegio di cui si è responsabili di fronte a se stessi e alla società”.

Una “macchia rossa in testa”

“Per 41 anni – ha proseguito – sono stato testimone dell’incredibile umiltà degli ultimi 3 Papi che ogni venerdì in Avvento e in Quaresima mettono tutto da parte per ascoltare un semplice sacerdote della Chiesa, almeno fino all’anno scorso, ora non più con questa macchia rossa sulla testa” ha scherzato il cardinale.

Un cuore nella Trinità

Poi è passato a commentare il vangelo della Messa del S. Cuore che ha “un significato spirituale e sacramentale nella vita della Chiesa. Esiste ormai nella Trinità un cuore umano che pulsa, non solo metaforicamente ma realmente, misticamente che significa di una realtà diversa. Vive come tutto il resto del suo corpo. Ciò che veneriamo non è solo il cuore di carne che batteva nel petto dell’uomo Gesù di Nazaret ma è il cuore vivo e palpitante del Risorto. Non ricordiamo solo un evento del passato ma una realtà in atto.

Questa certezza dà un contenuto non solo devozionale ma anche kerigmatico, misterico. Conrad ha creato un’espressione per descrivere il colmo della malvagità, cuore di tenebra. Sappiamo però che grazie al sacrificio di Cristo più profondo del cuore di tenebra palpita ormai nel mondo un cuore di luce. Cristo, salendo al cielo, non ha abbandonato la terra, come incarnandosi non aveva abbandonato la Trinità”.

Il cuore della cultura

“Dalla devozione al Sacro Cuore la Chiesa è passata al programma di fare di Cristo il cuore del mondo e l’Università Cattolica, con i suoi mezzi propri, si sforza di fare di Cristo il cuore della cultura” ha detto Cantalamessa.

Non basta la tecnica

La parola cuore rappresenta “un messaggio quanto mai attuale. Una società dominata dalla tecnica ha bisogno di cuore per evitare che mentre si surriscalda fisicamente il nostro pianeta ripiombi in era glaciale. Qui la tecnica è di poco aiuto”. Se infatti si sta lavorando a un computer che pensa, “nessuno ha prospettato un computer che ama, che si commuove, che facilita l’amare come il calcolare le distanze dalle stelle. Ci è diventata familiare l’idea dell’intelligenza artificiale ma riusciamo a immaginare un amore artificiale? Il potenziamento della sua capacità conoscitiva non va di pari passo con quello della capacità di amare, anzi sembra che non conti nulla mentre sappiamo che la felicità non dipende dal conoscere quanto da amare o non amare, essere amati o non essere amati.

La salvezza arriva dalla bellezza dell’amore

Il motivo è semplice, siamo fatti a immagine di Dio, e il Dio della Bibbia è amore, siamo impastati a immagine di uno che è amore. Non è difficile capire perché siamo ansiosi di accrescere le conoscenze e non la capacità di amare: la conoscenza si traduce in potere, l’amore in servizio. C’è una nuova idolatria, quella dell’IQ: si sono messi a punto numerosi metodi di misurazione ma chi si preoccupa di tenere presente il quoziente di cuore? È nota la frase di Dostojevski secondo cui la bellezza salverà il mondo. Ma può anche perderlo. Non sarà l’amore per la bellezza che salverà il mondo ma la bellezza dell’amore”.


“La mia – ha detto Cantalamessa rivolto a docenti e studenti – non è un’esortazione a trascurare la ricerca ma un invito a coltivare con la mente anche il cuore, dare un cuore alla cultura. Mettere le idee e la scienza al servizio delle persone, non il contrario.

Cari amici medici, non dimenticate mai che dietro la cartella clinica e i risultati degli esami c’è una persona umana e che spesso una vostra carezza, un sorriso, una parola di speranza possono fare più bene di tutte le medicine. Non permette che tecnica e strumentazione sostituiscano il contatto umano, anche se limitato a uno sguardo. Noi credenti abbiamo un grande aiuto, la fede e la preghiera, dobbiamo credere che quel cuore di luce che viene dentro di noi con l’eucarestia palpita misteriosamente dentro di noi perché siamo corpo di Cristo e il cuore anima il corpo”.

Riconoscimento al cardinale e a Barbara Jatta

Al termine della celebrazione il Rettore Franco Anelli, a nome della comunità universitaria, ha consegnato un omaggio al Cardinale Cantalamessa e alla direttrice dei Musei Vaticani, Barbara Jatta. Anelli ha voluto sottolineare “un aspetto significativo” citando l’omelia del cardinale e ricordando che l’opera di Conrad ha ispirato il film Apocalypse Now: “Abbiamo pensato che l’apocalisse fosse arrivata. Solo che lì il male sta nel fondo della giungla e chi la sfida va a cercarlo, qui la sensazione è che sia venuta lei a cercare noi”.

Anelli ha poi fatto riferimento al riconoscimento internazionale come miglior ospedale italiano dello scorso marzo per sottolineare come “ha richiesto che tutta la struttura operasse in modo armonico e sforzandosi per un obiettivo mentre si stava facendo un altro eccezionale e straordinario lavoro. In questo vedo la promessa di superamento dell’apocalisse, nel prendersi cura degli altri ma anche di se stessi, con senso della comunità”.