Opus Dei, un congresso generale per aggiornare gli statuti

Lo ha deciso il prelato per adeguarli al motu proprio “Ad charisma tuendum”

Opus Dei
Il prelato dell'Opus Dei mons. Ocáriz (Copyright: Prelatura della Santa Croce e Opus Dei autore: Juan María Sanmillán)

L’Opus Dei terrà un congresso generale straordinario per adeguare gli statuti a quanto disposto dal Papa con il motu proprio Ad charisma tuendum. Lo ha annunciato il prelato dell’Opera, Fernando Ocáriz, con una lettera diffusa nel giorno del ventesimo anniversario della canonizzazione del fondatore, San Josemaría Escrivà.

“Nel Dicastero del Clero – scrive il prelato – ci hanno suggerito di non limitarci a prendere in considerazione ciò che riguarda la dipendenza della Prelatura da tale istituzione e la periodicità annuale anziché quinquennale della relazione alla Santa Sede sull’attività della prelatura, ma di proporre altri eventuali ritocchi agli Statuti che riteniamo opportuni alla luce del Motu proprio. Ci hanno anche consigliato di prenderci tutto il tempo necessario, senza aver fretta”.

Il congresso nella prima metà del 2023

Mons. Ocáriz spiega che “trattandosi di un’iniziativa della Santa Sede, non è necessario celebrare i Congressi Generali previsti per introdurre modifiche negli Statuti”. Tuttavia, ha “deciso di convocare un Congresso Generale Straordinario, circoscritto a questa specifica finalità, che avrà luogo nel primo semestre del 2023”.


Nel chiedere contributi e suggerimenti specifici ai membri dell’Opus Dei, il Padre, come viene familiarmente chiamato dai fedeli della Prelatura, sottolinea che “ci si deve limitare a quanto ci ha chiesto la Santa Sede, evitando di proporre qualsiasi altro cambiamento che ci dovesse sembrare interessante. Oltre a nutrire il desiderio di essere fedeli all’eredità del nostro fondatore, è importante considerare il bene generale che consegue dalla stabilità giuridica delle istituzioni”. Per altri argomenti e proposte relativi agli apostolati dell’Opus Dei, ci sarà tempo e modo di discutere.

Il presunto ridimensionamento dell’Opus Dei

Come noto, il motu proprio è stato da più parti interpretato come una “limitazione” del presunto potere dell’Opus Dei da parte del Papa. Soprattutto per il fatto che il prelato non potrà più essere vescovo, come avvenuto per i due successori di San Josemaría, il beato Alvaro del Portillo e mons. Javier Echevarría. Ma bisogna sottolineare, come ha ricordato lo stesso mons. Ocáriz, che l’ordinazione episcopale del prelato “non era e non è necessaria per guidare l’Opus Dei”.

Sembra piuttosto, secondo alcune fonti vaticane, che il S. Padre abbia espresso dispiacere per questa interpretazione riduttiva del motu proprio che non sarebbe affatto nelle sue intenzioni.