Papa Francesco: “Servire condividendo”

Papa Francesco ai partecipanti dei Poveri Servi della Divina Provvidenza

© Vatican Media

Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco riceve in Udienza i partecipanti e le partecipanti ai Capitoli Generali dei Poveri Servi e delle Povere Serve della Divina Provvidenza (Don Calabria).

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa rivolge ai presenti all’Udienza:

Discorso del Santo Padre

Cari fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti!

Sono contento di incontrarvi in occasione dei vostri Capitoli Generali. Rivolgo a ciascuno e a ciascuna il mio saluto cordiale. Al Superiore Generale – che ringrazio per le sue parole – e alla Superiora Generale, con i rispettivi consigli, auguro un sereno e proficuo servizio.

Avete concluso i lavori capitolari, che avevano questo tema: La profezia della comunione. E mi pare che avete voluto metterlo in pratica già nell’impostazione di queste giornate. La nostra comunione nasce e si alimenta prima di tutto nel rapporto con Dio Trinità – l’abbiamo meditato con i testi di San Giovanni in questo tempo pasquale –; e si manifesta poi concretamente nella fraternità, nello spirito di famiglia, che è tipico anche del vostro carisma, e nello stile sinodale che avete abbracciato in piena sintonia con il cammino di tutta la Chiesa. Grazie di questo, è coraggioso, grazie! È bello vedere le due Congregazioni religiose insieme, con la presenza di alcuni laici che hanno partecipato attivamente ai Capitoli rafforzando la loro identità e la loro appartenenza. Anche questo è profezia di comunione.

Secondo il vostro carisma, siate chiamati a ravvivare nel mondo la fede in Dio Padre e l’abbandono filiale alla sua provvidenza. È bello questo! Quando contempliamo Gesù nella sua vita pubblica, nella sua predicazione, anche nei suoi colloqui con i discepoli, vediamo che nel suo cuore c’era al primo posto questo desiderio: far conoscere il Padre, far sentire la sua bontà. Gesù viveva così, pienamente immerso nella volontà del Padre, e tutta la sua missione era finalizzata a farci entrare in questa relazione filiale, che ha come tratto essenziale la fiducia nella Provvidenza: che il Padre ci conosce meglio di noi stessi e sa meglio di noi ciò di cui abbiamo bisogno. Bene, voi siete stati “affascinati” da questa dimensione essenziale del mistero di Cristo. Sulle orme di San Giovanni Calabria avete scelto di farlo vostro e testimoniarlo, e volete farlo specialmente in compagnia dei più poveri, degli ultimi, degli scartati della società, che sono le vostre “perle”, come li chiamava lui, il vostro Fondatore.

Don Calabria, come tutti i santi, è stato un profeta. Vi ha lasciato una grande eredità e dovete custodirla. Il cammino che avete fatto e state facendo non è altro che rileggere oggi il percorso che Dio ha indicato a lui: un uomo inserito nella Chiesa del suo tempo, che ha saputo rispondere ai bisogni andando alle periferie, per manifestare il volto paterno e materno di Dio. Rileggerlo con fedeltà creativa, cercando nuovi sentieri perché si realizzi il “sogno di Dio” sulle vostre comunità religiose. Riprenderlo e rileggerlo.


Direi che coltivare insieme ai poveri la fiducia nella provvidenza divina vi rende artigiani di una “cultura della provvidenza”. Questo è molto importante! Non va perduta questa dimensione, questa cultura della provvidenza che vedo come antidoto rispetto alla cultura dell’indifferenza, purtroppo diffusa nelle società del cosiddetto benessere. Infatti, la spiritualità cristiana della provvidenza non è fatalismo, non vuol dire aspettare che piovano dal cielo le soluzioni ai problemi e i beni di cui abbiamo bisogno. No. Al contrario, significa cercare di assomigliare, nello Spirito Santo, al nostro Padre celeste nel prenderci cura delle sue creature, specialmente di quelle più fragili, più piccole; significa condividere con gli altri il poco che abbiamo perché a nessuno manchi il necessario. È l’atteggiamento della cura, più che mai necessario per contrastare quello dell’indifferenza.

Vorrei sottolineare ancora l’aspetto della condivisione perché mi sembra faccia parte essenziale della “profezia della comunione”, sulla quale volete camminare insieme. E lo faccio ricordando l’esempio che ci hanno dato i nostri vecchi, i nostri nonni. Per loro, quando capitava a casa un ospite all’improvviso, o quando una persona povera bussava in cerca di aiuto, era normale condividere un piatto di minestra, o di polenta. Questo era un modo molto concreto di vivere la Provvidenza, come condivisione. Non dobbiamo idealizzare quel mondo, e nemmeno rifugiarci in sterili nostalgie, ma recuperare certi valori sì: la mentalità di chi spezza il pane benedicendo Dio Padre, fiducioso che quel pane basterà per noi e per il prossimo che ne ha bisogno. Così ci ha insegnato Gesù Cristo nel miracolo della condivisione – e non moltiplicazione – dei pani e dei pesci. Oggi c’è bisogno di cristiani che servano la Provvidenza praticando la condivisione. E questo apertamente e con sincerità, non come Anania e Saffira (cfr Atti degli Apostoli 5,1-11), no, apertamente.

Cari fratelli e sorelle, San Giovanni Calabria, con il suo esempio e la sua intercessione, vi guida su questa strada. Mi raccomando, non ripiegatevi su voi stessi, nell’autoreferenzialità. Cercate di aprirvi sempre più ad accogliere la novità e lo stile che Dio vi ha ispirato e sogna per voi. La mentalità sinodale e fraterna impregni il servizio dell’autorità delle vostre Congregazioni e dell’intera famiglia calabriana.

Le periferie geografiche ed esistenziali a cui il Signore vi invia sono il campo dove annunciare l’amore provvidente del Padre attraverso una sovrabbondante misericordia, manifestando la tenerezza del volto di Dio senza pregiudizi ed esclusioni. Amare i poveri facendovi poveri.

Vi incoraggio a valorizzare la ricchezza delle diverse vocazioni che avete all’interno della vostra famiglia: religiosi, religiose e laici, nella comunione delle differenze e vivendo l’unica vocazione battesimale con radicalità ed entusiasmo.

Possiate sentirvi portatori di un carisma che è un dono per la Chiesa, e che cresce nella misura in cui lo vivete e lo condividete. Questo vi dà gioia: dare la vostra testimonianza con semplicità, con umiltà ma con coraggio, senza mediocrità; e soprattutto direi con grande senso di umanità. Ce n’è tanto bisogno, di umanità! E anche fra voi, nelle vostre comunità. Trovo che una cosa molto brutta, nelle comunità, è quando manca questa dimensione di umanità. E una delle cose che distrugge questa comunione umana, di umanità, è il chiacchiericcio: per favore, state attenti. Mai sparlare gli uni degli altri. Se tu hai un problema con una sorella o un fratello, vai e diglielo in faccia. E se non puoi dirglielo in faccia, mandalo giù. Ma non andare seminando inquietudini che fanno male e distruggono. Il chiacchiericcio è un veleno mortale. E tante volte è di moda, nelle comunità. No, da voi è sicuro che non succede! Ma lo dico perché stiate attenti. Sarebbe bello che da questo Capitolo ci fosse in ognuno di voi la determinazione di mai chiacchierare dell’altro o dell’altra, mai. Se ho un problema lo dico in faccia. “No, non si può perché è un po’ nevrotica, un po’ nevrotico…”. Allora dillo al superiore o alla superiora, che può porre rimedio, ma non andare seminando inquietudini che fanno male. Che sia un bel proposito: niente chiacchiericcio.

Vi ringrazio di essere venuti e vi auguro un buon cammino: di essere profezia di comunione testimoniando il Vangelo della Provvidenza, nella condivisione con i più poveri, contrastando la cultura dello scarto e dell’indifferenza. La Madonna, che per eccellenza è la povera serva della provvidenza di Dio, vi accompagni e vi protegga. Vi benedico di cuore. Per favore, vi chiedo di pregare per me, perché anch’io ne ho bisogno. Grazie.