“Parole-chiave per il vostro servizio: gioia, preghiera e umiltà”

Udienza alla Federazione Internazionale Pueri Cantores

Vatican Media

Questa mattina nell’Aula Paolo VI, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza la Federazione Internazionale Pueri Cantores.

Nel salutare affettuosamente i cantanti devoti, il Papa, insieme al maestro Jean Henric e ai presidenti nazionali, elogia il loro importante servizio nella Chiesa. Mette in risalto tre parole chiave: gioia, preghiera e umiltà. Evidenzia che il canto, dono tramandato di generazione in generazione, è manifestazione di gioia vitale per il mondo. Riconosce il ruolo fondamentale dei cantori nell’aprire i cuori alla preghiera, esortandoli a mantenere un legame costante con Gesù.

Riportiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti nel corso dell’incontro:

Discorso del Santo Padre

Cari ragazzi e ragazze, fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti! Cantate bene, complimenti!

Saluto il vostro Presidente, il Maestro Jean Henric, i Presidenti nazionali presenti, quanti vi accompagnano e tutti voi, cantori, che mi avete accolto con un bellissimo canto e che con la vostra presenza riempite di vita quest’aula. Quello che fate è molto importante, perché con le vostre voci aiutate le comunità a pregare, ad aprire il cuore al Signore, e questo è fondamentale per la vita della Chiesa. Vi ringrazio tanto, e vorrei affidarvi tre parole-chiave per il vostro servizio: gioiapreghiera e umiltà.


Partiamo dalla gioia. Il canto è gioia, specialmente quando è fatto in coro. E la gioia del vostro canto è un regalo che avete ricevuto da chi ha composto le musiche che eseguite, da chi ve le insegna e da chi ve le ha tramandate, a volte addirittura attraverso i secoli. Pensate a quanti altri bambini e ragazzi hanno cantato le note che intonate! Erano bambini e bambine, ragazzi e ragazze come voi, pieni di vita e di sogni, che amavano giocare e stare insieme, e che hanno dedicato generosamente, come voi, tempo e fatica per imparare, eseguire e così consegnare anche a noi quello che hanno ricevuto. Questa è la “tradizione” del canto! E questo è molto bello: ricevere un dono prezioso e trasmetterlo arricchito della propria gioia. Come dice la Bibbia: «Dio ama chi dona con gioia» (cfr 2 Cor 9,7). Perciò, quando mettete il vostro entusiasmo nel cantare, voi fate un dono grande a quelli che vi ascoltano. C’è tanto bisogno di gioia nel mondo! Molte persone, anche giovani, sono prigioniere dell’angoscia, o della noia; il canto e la musica possono toccare i cuori, regalare bellezza, e restituire gusto e speranza per la vita. Questo è la gioia.

Seconda parola: la preghiera. Voi non siete artisti qualsiasi, non fate spettacolo. Aiutate gli altri a pregare con la vostra preghiera, la preghiera canora. Allora è importante per ognuno di voi tenere il cuore vicino a Gesù non solo quando canta, ma sempre, e questo si fa nella preghiera, ogni giorno. Se il vostro cuore è pieno di amore per Gesù, questo traspare nelle voci ed è come una freccia che coglie in pieno nel segno, arrivando al cuore delle persone. Sant’Agostino insegnava che «il cantare è proprio di chi ama» (Sermo 336, 1: PL 38, 1472) e che chi canta prega due volte. È vero: cantare è un atto d’amore, e facendolo preghiamo con le parole e con la musica, con il cuore e con la voce, con la devozione e con l’arte. Così, quando per esempio cantate “Signore pietà”, oppure “Santo, santo, santo”, o ancora “il Signore è il mio pastore”, voi sentite con il cuore quello che dite, perché avete incontrato Dio che è generoso nel perdono, è Santo, è buono e attento a tutti i nostri bisogni, e cammina sempre con noi. Ma non solo. Cantando e pregando insieme, in armonia, ascoltandovi, aspettandovi, inserendo i ritmi di ciascuno nel ritmo di tutti, voi aiutate la comunità a fare altrettanto, e insegnate quanto è bello camminare tutti insieme.

Infine, l’umiltà. Il canto è una scuola di umiltà, perché il cantore, anche nelle parti solistiche, è sempre inserito in un coro, che è più grande di lui e in cui tutti sono al servizio di tutti, anche il maestro che dirige. Il vostro canto, poi, è ancora più umile, perché è al servizio di Dio e dunque, mentre aiuta gli altri a incontrare il Signore, sa anche farsi da parte al momento giusto, per lasciare spazio al silenzio, dove ognuno può ascoltare nel segreto le parole che solo Gesù sa dire a ciascuno di noi. Un cantore che cerca di mettere al centro sé stesso, o di prevalere sugli altri, non è un buon cantore, anzi, spesso rischia di rovinare il lavoro di tutti, e questo si sente subito. Perciò, non cercate di apparire: sforzatevi piuttosto di fondervi insieme, perché nell’unità, che viene dall’umiltà, il vostro canto esprima vera amicizia, con Dio, con gli altri e tra voi stessi.

E vorrei dirvi un’ultima cosa. Siete in tanti, qui presenti, eppure quando cantavate, poco fa, sembravate uno solo: è bello questo! Ciò non è avvenuto per caso, ma perché avete studiato le parti, avete fatto le prove, vi siete impegnati, e anche questo è un messaggio importante per tutti. Cantare bene insieme richiede fatica, come richiede fatica vivere bene insieme. Voi, però, con l’armonia delle vostre esecuzioni, con la luce dei vostri volti e con la bellezza delle vostre voci, ci aiutate a capire che ne vale la pena!

Cari ragazzi e ragazze, quante cose ci insegna la musica! E a maggior ragione la musica sacra, la cui anima è la Parola di Dio. Siete fortunati ad aver ricevuto questo dono, e sono fortunati quelli che vi ascoltano quando lo condividete con loro. Grazie per il vostro servizio! Continuate a svolgerlo con passione, sotto la guida dei vostri educatori. Vi benedico di cuore. E vi raccomando, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie. E buon cammino nel nuovo anno!