Poca fede: i sondaggi confermano che i giovani pregano

La maggior parte dei giovani atei o agnostici pensa che i credenti abbiano più facilità ad affrontare la sofferenza e la morte

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Il risultato di un recente studio, secondo cui sei giovani atei o agnostici su dieci in Spagna, Italia, Regno Unito e Argentina hanno pregato, quando soffrivano di qualche tipo di problema a casa, a scuola o al lavoro, chiarisce – attraverso cifre – che la fede sposta le montagne, non solo nei credenti ma anche in coloro che non lo sono.

Questa stessa ricerca per “Footprints. Giovani: aspettative, ideali, credenze”, condotto dalla Pontificia Università della Santa Croce di Roma, rivela che la maggior parte di questi giovani atei o agnostici pensa che i credenti abbiano più facilità ad affrontare la sofferenza e la morte.

Di fronte a questi risultati, non si può sotto nessun punto di vista negare che ci sono stati, ci sono e ci saranno esseri umani che si ostinano a ignorare o a rifiutare l’esistenza di Dio. Tuttavia, molti di loro, stranamente, hanno fede. Sì, un po’ di fede, probabilmente una fede indebolita, ignorata, inutile.

Colpiscono invece i risultati di un altro sondaggio condotto negli Stati Uniti da Scott Rasmussen per le rivelazioni inaspettate sulla fede e sulle credenze religiose. Uno di questi rivela un aumento della fede nella risurrezione di Gesù Cristo, con un margine dal 68% al 13%, tra quelli consultati il ​​20 e 21 marzo 2024.

In un’altra domanda, riferendosi alla partecipazione alle attività religiose, il 49% degli intervistati ha affermato che molto probabilmente frequenterebbe la parrocchia la domenica di Pasqua e il 23% ha affermato che probabilmente lo farebbe. In una terza rivelazione, il 45% degli intervistati ha affermato di pregare quotidianamente o quasi quotidianamente, mentre il 21% innalza le proprie preghiere a Dio diversi giorni alla settimana.

La fede infantile

Mentre venivano diffusi questi dati, mi è capitata tra le mani la pubblicazione “Adri e Lupita: mano nella mano con Gesù e Maria”, un racconto della scrittrice peruviana residente in Spagna Sandra Zevallos, che racconta le avventure di due ragazzi quasi vecchi amici, la stessa età e con molte cose in comune, oltre che differenze. La ragazza ha una fede enorme mentre il ragazzo ne è priva e questa realtà è evidente di fronte a un problema familiare, lo stesso che Lupita cerca di risolvere avvicinando a Dio la sua amica.


Libri di questo tipo vanno incoraggiati, affinché le statistiche dimostrino che, con un’educazione precoce e prolungata nella fede, le nuove generazioni non devono abbandonare le proprie convinzioni, per negligenza dei doveri o per ignoranza religiosa.

Questa recente fatica editoriale (disponibile su internet), che aiuta l’evangelizzazione dei bambini e degli adolescenti, raccontando in modo divertente i momenti più importanti della vita di Gesù e della Vergine Maria, ci ricorda che la fede sposta le montagne e se è fede, Dio opera in ogni persona. Anche che l’unico modo per amare Dio è conoscerlo, sapere cosa ha fatto e fa per noi, perché Dio è vivo.

La verità è che, anche se Dio non puoi vedere né toccare e pensi che Lui non sia presente in quei momenti, Lui c’è e questa è una cosa che Lupita spiega molto bene ad Adri, perché lo sperimenta nella sua carne ancora tenera.

POCA FEDE:
INDAGINI
CONFERMANO CHE IL
I GIOVANI PREGANO
La maggior parte dei giovani
pensano gli atei o gli agnostici
che hanno i credenti
più facilità per
affrontare la sofferenza e
morte
VOCI – JOSÉ ANTONIO VARELA