Riflessione del vescovo Enrique Díaz: Conforta, conforta il mio popolo

2a domenica di Avvento

Cathopic

Mons. Enrique Díaz Díaz condivide con i lettori di Exaudi la sua riflessione sul Vangelo di questa domenica 10 dicembre 2023, dal titolo: “Consolate, consolate il mio popolo”.

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Isaia 40, 1-5. 9-11: “Consolate, consolate il mio popolo”

Salmo 84: “Mostraci la tua misericordia, Signore, e dacci il Salvatore”

II Pietro: “Aspettiamo un cielo nuovo e una terra nuova”

San Marco 1, 1-8: “Raddrizzate le vie del Signore”

Non è difficile trovare nella nostra patria gravi situazioni di angoscia, disagio e povertà. Il dolore va di pari passo con la fame, e l’ingiustizia e l’inganno vanno di pari passo con la penuria. In tutto il nostro territorio messicano, così duramente colpito in questi tempi dalla povertà e dalla violenza, si moltiplicano situazioni gravi che ci fanno gridare al cielo, alla ricerca di una vera consolazione. Quali parole possiamo dire a una madre che è straziata e piange per la morte del suo bambino innocente? Come possiamo consolare chi piange per il suo adolescente diventato dipendente dalla droga e cooptato da bande criminali? Oggi, le parole del profeta Isaia si sentono molto vicine a noi: “Consolate, consolate il mio popolo”. Non molto diversa è la situazione del popolo d’Israele che si trova in esilio e che, con angoscia, vede come le famiglie vengono distrutte, come i costumi vengono corrotti, come la speranza viene diluita. E a loro il Signore intende, con la parola di Isaia, offrire un’iniezione di fede e riaccendere la fiamma della speranza che già si stava spegnendo. In questa seconda domenica di Avvento queste stesse parole risuonano come un raggio di speranza per tutti coloro che si trovano nelle tenebre, per chi ha perso la fede e per chi si sente abbandonato: “Consolate, consolate il mio popolo”.


Attenzione, molta attenzione perché questa domenica è per noi e porta una buona notizia. Non commettiamo errori, non pensiamo che le parole del profeta offrano consolazioni artificiose, né aspettiamoci soluzioni facili e semplicistiche. Il messaggero della Buona Novella che sale sul monte non pretende di cambiare le cose superficiali, ma offre un vero cambiamento interiore riconoscendo che il Signore è presente in mezzo a noi: “Alzate la voce e proclamate: “Ecco il vostro Dio”. Non si tratta di miracoli o di felicità comprata, ciò che il Signore promette attraverso il suo profeta è la presenza di Dio in mezzo al suo popolo sofferente.

Sì, Dio è con quella bambina che la brutalità dell’alcol e della droga tiene in stato vegetativo; Dio guarda nella miseria delle nostre case; Dio cammina con il migrante che, messo alle strette dalle necessità, si avventura alla ricerca di condizioni di vita migliori; Dio si fa sacrificio e sangue nelle innumerevoli vittime della violenza e dell’ambizione che ogni giorno cadono nei nostri campi e nelle nostre città. Dio si rende presente in tutte quelle situazioni assurde di non rispetto della dignità della persona e condivide con i piccoli il loro dolore. E allora il dolore, la fame e l’ingiustizia hanno un altro significato, perché sono nelle mani del Signore, che non vuole che nessuno perisca, ma che tutti si salvino. No, non è conformismo o rimandare le soluzioni nascondendosi dietro il provvidenzialismo per giustificarsi dai propri impegni. Al contrario, è assumere queste situazioni come non volute da Dio, ma che richiedono risposte e impegni seri. Ecco perché Isaia, mentre annuncia la speranza, chiede: “Preparate la via del Signore nel deserto”. Sembrerebbe assurdo creare sentieri e strade nel deserto, ma è l’unico modo per cambiare le situazioni: dove sembra non esserci speranza, dobbiamo dare a Dio il suo posto e il suo spazio, dobbiamo fargli strada e lasciarlo agire secondo i suoi disegni. È necessario un vero cambiamento, una conversione interiore, per fare breccia nel Signore che viene.

San Pietro, nella sua lettera, ci incoraggia anche a quella speranza dinamica e attiva di chi sa di essere nelle mani di Dio, e risveglia nuove illusioni in chi si sente smarrito: “Confidiamo nella promessa del Signore e speriamo in un cielo nuovo e in una terra nuova, dove abita la giustizia”. Non si tratta di una promessa qualsiasi, né di una preparazione superficiale, ma di un vero cambiamento che porterà alla creazione di un nuovo cielo e di una nuova terra. Non si baserà sulla comodità e sull’indifferenza, non si baserà sull’apatia verso il fratello indifeso, né sul chiudere le tende per non contemplare le disgrazie; si baserà sulla costruzione di uno spazio dove abita la giustizia. Non ci sarà vera felicità finché le nostre consolazioni passeranno attraverso l’ingiustizia; non troveremo la fraternità finché regnerà la menzogna; e non avremo pace nei nostri cuori finché li riempiremo di egoismo. E San Pietro continua: “Perciò, fratelli carissimi, con questa speranza, fate ogni sforzo perché il Signore vi trovi in pace con lui, senza macchia né rimprovero”. Non sono ammesse ambiguità, non si possono trovare altre soluzioni, la presenza di Dio è subordinata alla vera pace.

Anche San Marco mette il suo granello di sabbia, o le sue tonnellate di ottimismo, annunciando la sua proposta all’inizio del suo scritto: “Questo è l’inizio del Vangelo (Buona Novella) di Gesù Cristo, il Figlio di Dio”. La grande Buona Novella, il grande inizio di tutte le notizie, è Gesù Cristo che si rende presente in mezzo a noi. Non c’è notizia più grande o più meravigliosa. Solo Lui, che si fa carico dei nostri dolori e delle nostre miserie, può dare un senso a una vita piena di assurdità e contraddizioni. Solo Lui è capace di trasformare le nostre vite senza senso in vite piene. Ma allo stesso modo San Marco, nel presentarci il grande Dono del Padre, ci chiede, con le stesse parole di Isaia, di preparare la strada. Allora mettiamoci al lavoro: cominciamo ad aprire la strada, rompiamo quegli enormi massi di egoismo che bloccano i nostri incontri; riempiamo con l’affetto e l’impegno quegli enormi buchi lasciati dalle nostre omissioni e dalla nostra indifferenza; raddrizziamo il tiro e dirigiamoci verso la meta della fraternità e della comprensione; togliamo le spine che feriscono i nostri fratelli… Apriamo la strada al Signore! E la strada del Signore passa attraverso il volto concreto del fratello sofferente.

La seconda domenica di Avvento ci invita a diventare annunciatori della Buona Novella, ma nello stile di Isaia e di Giovanni Battista. Ascoltiamo le parole di consolazione, ma anche le esigenze di una vera conversione. È vero che in questi giorni l’atmosfera è dolce e delicata, ma i problemi non sono risolti. Gesù, per raggiungerci, chiede che il nostro annuncio sia sostenuto da un impegno serio, da una grande speranza e da una fede incrollabile. Vieni, Signore, Gesù!

Padre Dio, le cui orecchie sono attente ai nostri dolori e alle nostre angosce, conforta il tuo popolo che si prepara alla venuta di tuo Figlio, rinnovando la sua speranza e rafforzando la sua fede. Amen.