“Sei Papi”, ricordi di un figlio della Chiesa

Intervista a monsignor Hilary C. Franco, sacerdote di New York, sul suo ultimo libro di memorie

Chiesa

A 87 anni, dopo un lungo curriculum di incarichi tra Roma, Washington e New York, monsignor Hilary C. Franco è consigliere della Missione permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite. In 66 anni di sacerdozio (è stato ordinato il 9 aprile 1955 a Roma) ha prestato servizio per ben 6 papi, di cui tre santi, da Giovanni XXIII a Francesco, e accanto al venerabile vescovo Fulton Sheen. Esperienze che ora racconta nel suo libro appena dato alle stampe, in inglese: “Six Popes: A Son of the Church Remembers” (“Sei papi. Un figlio della Chiesa ricorda”).

Di queste pagine il cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York, ha scritto che “Monsignor Franco è conosciuto come un affascinante narratore … Leggete questo libro e capirete perché”.

La sua biografia narra che proviene dal quartiere di Belmont nel Bronx, New York. Animato da un atteggiamento di servizio alla Chiesa e da una forte vita di preghiera, frequentò il Pontificio Collegio Nordamericano di Roma, per divenire – poco dopo l’ordinazione sacerdotale – l’assistente speciale dell’arcivescovo Fulton Sheen, cui ha dedicato un altro libro di memorie: “Bishop Sheen: Mentor and Friend”. Tra il Concilio Vaticano II e molteplici successive esperienze, a Roma ed altrove, monsignor Franco ha conosciuto santi come Pio da Pietrelcina e Teresa di Calcutta, presidenti degli Stati Uniti e altri capi di stato stranieri, come racconta lui stesso nell’ampia intervista ad EXAUDI che segue.

EXAUDI: Monsignor Franco, perché si è sentito in dovere di condividere col mondo intero i suoi aneddoti e ricordi di testimone oculare?

MONSIGNOR FRANCO: La storia è sempre stata una delle mie materie preferite, da quando mi convinsi che Cicerone aveva ragione a dire “historia magistra vitae” (“la storia è maestra di vita”). A un certo punto della mia vita mi sono accorto che volente o nolente, avevo attraversato un bel tratto di storia. Oltretutto anche molti amici me lo rammentavano, quindi ho sentito in coscienza che forse avrei dovuto condividere coi posteri quel che avevo vissuto nella mia lunga vita. O meglio non tutto… solo alcuni episodi! Però ancora indugiavo e aspettavo, dando la colpa alla mia pigrizia nello scrivere, con la scusa che ero occupato con il mio lavoro, e via dicendo. Quando poi, dopo tante insistenze, il mio editore mi costrinse a riconsiderare la mia responsabilità verso i posteri, allora effettivamente capitolai, forse non comprendendo appieno a quel tempo la quantità di lavoro che quell’impegno mi avrebbe richiesto.

EXAUDI: Nel suo libro “Six popes: a Son of the Church Remembers”, che si legge quasi come un diario, lei riporta i ricordi delle tante persone che ha conosciuto, da presidenti americani e capi di stato stranieri a testimoni della fede come san Pio da Pietrelcina e santa Teresa di Calcutta. Quale personaggio l’ha colpita di più? E ce n’è stato uno in particolare che l’ ha sorpreso?

MONSIGNOR FRANCO: Sarebbe impossibile per me individuare la “persona” che più mi ha colpito. Ognuna di queste personalità ha avuto un impatto speciale su di me e mi ha lasciato qualcosa diventato parte della mia persona. Son convinto che i papi, i presidenti e i santi che ho avuto il privilegio di incontrare o servire – e che lei incontra nel libro – ebbero tutti una chiamata speciale dall’alto, utilizzando talenti che, nonostante le loro fragilità e I loro limiti umani, avrebbero fatto la storia contemporanea.

EXAUDI: A partire dal 1962 lei è stato assistente speciale dell’arcivescovo (allora vescovo) Fulton J. Sheen, e da allora ha scritto anche un altro libro “Bishop Sheen: Mentor and Friend”. Credo che a chiunque stia leggendo piacerebbe sentire, da chi lavorò così vicino a Sheen e mantenne con lui un’amicizia – quale fu la più preziosa lezione che apprese da lui come mentore. E aggiungo: come amico, cosa la colpì di più della figura di Sheen?

MONSIGNOR FRANCO: Se dovessi menzionare tutto ciò che ho imparato dal mio mentore e amico, il santo Vescovo Fulton J. Sheen, ci vorrebbero volumi! Basti dire che iniziai a lavorare perlui nel 1959 – molto prima di esser nominato ufficialmente assistente di Sheen, che era allora Direttore Nazionale della Propagazione della Fede. Il mio primo incontro con lui avvenne ad agosto di quell’anno nel suo ufficio, al 366 Fifth Avenue, a New York. Una volta tornato a casa, quella sera, dovetti sforare nella pagine dei giorni successivi, nella mia agenda, per esprimere tutto quel che riportai da quell’udienza, che doveva durare 15 minuti e si protrasse per oltre 40 minuti!

La gentilezza di Sheen, la santità, la sua acuta intelligenza, che avrebbero fatto di lui un profeta, sono solo alcuni dei tratti che caratterizzano la mia vicinanza a questo eccezionale uomo di Dio. Molti degli argomenti che discutevamo anche a pranzo o a cena, oppure durante le nostre passeggiate serali su Park Avenue o per andare in ufficio dalla nostra residenza, 109 East 38th Street , sarebbero poi stati trattati, anni dopo, sia al Concilio vaticano II che nei dibattiti post-conciliari.

EXAUDI: Essendo stato lei membro del Comitato consultivo per la causa di beatificazione dell’arcivescovo Fulton J. Sheen, le vorrei chiedere dello stato della causa…

MONSIGNOR FRANCO: Sì, sono stato membro del Comitato consultivo per la causa di beatificazione di Fulton J. Sheen, ma ritengo che quanto è accaduto col ritardo della sua beatificazione sia semplicemente scandaloso, dato che il miracolo necessario era stato approvato e tutti gli altri prerequisiti per la conclusione della causa erano stati soddisfatti accuratamente. Lasciatemi aggiungere comunque che anche se aspetteremo la decisione ufficiale della Chiesa, per me personalmente Fulton J. Sheen e pure gli altri santi menzionati nel mio libro erano santi anche mentre vivevo e lavoravo per loro, poiché testimoniavano la loro santità nelle loro azioni quotidiane.

EXAUDI: Leggendo “Sei papi”, un lettore sarà facilmente impressionato dal suo servizio alla Chiesa, prestato per circa 60 anni, tra New York, Roma e Washington, D.C., e per ben sei pontefici: Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco. Qualcuno potrebbe parlare di carriera, ma più che “carriera” è stata una chiamata al servizio…

MONSIGNOR FRANCO: Permettetemi di condividere con voi qualcosa a cui ho pensato soprattutto in occasioni speciali, come il mio anniversario di ordinazione sacerdotale, 66 anni il 9 aprile 2021! Ebbene, ho attraversato tutti questi anni ed ecco, non sono riuscito a ricordare un solo momento in cui pensai che avrei potuto fare ‘carriera’ con il mio sacerdozio, intendendo ‘carriera’ nel senso a cui solitamente si pensa in termini umani. Come più volte affermo nel libro, avevo preso il mio sacerdozio fin dall’inizio come servizio a Dio e al popolo di Dio.

EXAUDI: Lei direbbe mai che i papi con cui ha lavorato sono stati più “umani” o “coi piedi per terra” di quanto si possa immaginare? E c’è un episodio, a questo riguardo, che lei condividerebbe coi lettori?

MONSIGNOR FRANCO: Per quanto riguarda le diverse personalità dei papi, devo dire che tutti sono stati veramente “coi piedi per terra”, perché avevano tutti a cuore le necessità del popolo di Dio nel loro particolare momento storico, impartendo le direttive necessarie a superare situazioni mondiali molto difficili. Pensate, per un attimo, all’impatto dell’azione di San Giovanni Paolo II sulla caduta del regime sovietico!


E a proposito di momenti indimenticabili della mia vita con sei papi, uno che davvero rimane nella mia memoria è quello delle 17:20 del 13 maggio 1981, in Vaticano. Io tenevo aperta la grande finestra del mio ufficio al secondo piano, perché faceva caldo, e mentre lavoravo ho “sentito” un silenzio sommesso tra la folla, che stonava col precedente rumore tumultuoso, quello abituale delle udienze papali. Mi precipito alla finestra… mi rendo conto di quello che era successo e corro giù in piazza… quello che ripetei l’anno dopo quando aiutai Martin Kalb della NBC a realizzare l’ormai famoso documentario “60 Minutes- The man who shot the Pope” [60 minuti – L’uomo che sparò al Papa, NDR].

EXAUDI: Molti vedono Papa Francesco diverso dai suoi predecessori, mentre altri a volte sostengono in altri modi la continuità con chi lo ha preceduto. Lei come descriverebbe l’approccio di Francesco al governo della Chiesa?

MONSIGNOR FRANCO: Io credo che ogni papa, essendo una persona umana, sia diverso dall’altro, ma per qualche motivo sento che la Provvidenza di Dio, lo Spirito di Dio, suscita un determinato pontefice secondo le necessità dei tempi. E qui si potrebbe citare ognuno dei papi del XX secolo che sembrano essere stati scelti per quel loro particolare momento storico! Anche Francesco è stato scelto per questo nostro tempo, in un mondo schiavo della tecnologia e dell’indifferenza al bisogno dell'”altro” e in un pianeta a rischio di enormi problemi ambientali…

EXAUDI: Considerando i papi a cui lei fa riferimento, qual è la sua opinione su un papa che si dimette?

ChiesaMONSIGNOR FRANCO: Francamente non vedo nessuna difficoltà in un papa che si dimette, soprattutto oggi, con le molteplici attività che gravano sulle spalle del capo di 1 miliardo e 300 milioni di persone in tutto il mondo. Dopotutto, il papa è un essere umano con i suoi limiti umani, tra cui la salute, l’età e tutto ciò che fa parte dell’umanità.

EXAUDI: Avendo servito sotto questi sei papi, c’è una caratteristica che direbbe che li accomuna?

MONSIGNOR FRANCO: Il segno che caratterizza tutti i papi che ho visto e servito nella mia lunga vita è il loro amore per Dio, amore per la Chiesa e amore per il Popolo di Dio.

EXAUDI: Gli Stati Uniti, da dove lei proviene, sembrano oggi un paese così diviso… Le persone di qualunque fede, come possono mettere da parte queste differenze? Come crede lei che questa polarizzazione possa essere riconciliata?

MONSIGNOR FRANCO: Siccome lei conosce bene la storia della Chiesa, certamente sa bene le cosiddette divisioni che abbiamo sempre avuto, fin dall’inizio, basti leggere le 14 lettere di San Paolo. Io tengo sempre in mente quel che diceva monsignor Fulton J. Sheen, “mio mentore e amico”, per tornare al mio libro: “Non mi piacciono termini come ‘conservatore’ o ‘liberale’ nel definire i cristiani. Nella Chiesa, crediamo fermamente nella ‘Chiesa una, cattolica e apostolica’ che confessiamo sempre nel Credo. Possiamo avere opinioni o tendenze diverse, ma il nostro obiettivo deve essere sempre l’”unam, sanctam, catholicam et apostolicam Ecclesiam”.

EXAUDI: Con la sua vasta esperienza, quali consigli darebbe a un papa per capire l’America, il popolo americano e i cattolici americani in un contesto contemporaneo?

MONSIGNOR FRANCO: Capire l’America… Questo mi riporta a quando fui chiamato a servire presso l’allora Delegazione apostolica di Washington, DC (dal 1984 nella Nunziatura apostolica) dove, a metà degli anni ’60, il nostro ufficio rappresentava il Vaticano negli Stati Uniti d’America. A volte, quando vedevo le direttive ricevute da Roma, mi azzardavo a borbottare tra me e me “probabilmente Roma non capisce!”. Poi, sono stato chiamato a servire e lavorare in Vaticano con orizzonti molto più ampi di quelli che avevo a Washington e ho dovuto rendermene conto: sì, Roma capiva, ma da una prospettiva macroscopica si dovevano prendere decisioni che forse non potevano essere comprese – e nemmeno fraintese – dal mio microscopico quadro di riferimento di Washington.

EXAUDI: Come consigliere della Missione permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite le chiedo: come può la Santa Sede – intesa non come potere politico ma solo spirituale, che comunque esercita un’innegabile influenza – favorire la risoluzione dei conflitti nel mondo?

MONSIGNOR FRANCO: A proposito del nostro lavoro nell’ufficio della Missione della Santa Sede presso le Nazioni Unite, lasciatemi dire chiaramente che noi siamo una delle 193 delegazioni alle Nazioni Unite non come rappresentanti di una religione; siamo presenti all’ONU come rappresentanti di uno stato, lo Stato della Città del Vaticano, ufficialmente “Santa Sede”, pur senza diritto di voto. San Giovanni Paolo II insisteva nel dire che non avremmo dovuto avere diritto di voto, per evitare in definitiva di prendere posizione su questioni molto delicate. I nostri interventi in difesa dei valori più importanti, come i diritti umani, la vita, la pace eccetera sono sempre bene accolti dall’Assemblea ONU. E come menziono nel libro, veramente è stata fatta la storia quando i papi hanno fatto visita all’ONU a New York, ad iniziare da san Paolo VI, 4 ottobre 1965, la prima visita di un papa all’ONU e negli USA, fino alla visita di Papa Francesco il 25 settembre 2015. E tutti, compresi san Giovanni Paolo II che venne due volte e Papa Benedetto XVI, hanno ribadito il messaggio lanciato la prima volta all’Assemblea ONU da San Paolo VI: “mai più la guerra!”.

EXAUDI: Grazie mille per il tempo che ci ha dedicato, monsignor Franco!

Le foto di mons. Franco con i Pontefici e madre Teresa sono state concesse dallo stesso mons. Franco a Exaudi