Unzione degli infermi

Educare alla fede: Estrema unzione

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Arriviamo al termine del cammino attraverso i sacramenti come mezzo per educare i nostri figli alla fede, dovendo fare riferimento a fatti che la società odierna si ostina a cercare di nascondere e mascherare e pur sapendo che è inevitabile, ci prova anche da evitare: la malattia e la morte.

Entrambi fanno parte della nostra vita, come in ogni famiglia, ma quanto siamo fortunati a vivere con fede la malattia e la morte! E che meraviglia avere il sacramento dell’unzione degli infermi. Che pace ci dà!

I nostri figli ci osserveranno, con molta attenzione, probabilmente più del solito, mentre viviamo la malattia e la morte dei nostri cari. Dobbiamo vivere in modo tale che vedano che anche nel dolore possiamo, sappiamo e vogliamo avvicinarci al Signore. Non sappiamo come farlo in nessun altro modo! Non vogliamo viverlo diversamente!

Inoltre, la Chiesa ha voluto questa meravigliosa trasformazione dall’“estrema unzione”, che sembrava limitare il sacramento agli ultimi istanti, all’“unzione degli infermi”, che apre la grazia santificante a qualunque persona che si trova in una situazione di grave malattia. … anche se non è terminale.

Se guardiamo alle definizioni più recenti dei concetti di salute e malattia, che hanno superato la limitazione del riferimento corporale o fisico e ammettono tutte le dimensioni psicologiche ed emotive, mi chiedo se non dovremmo chiedere l’unzione degli infermi, molti più di chi lo ricevono. Non sentiamo di avere ferite difficili da rimarginare, errori che non possiamo perdonarci, offese che non possiamo superare e che ci mantengono in uno stato di inquietudine, di cattivo sentimento e di scoraggiamento che richiede un profondo processo di guarigione?

Diventa sempre più evidente che la salute più fragile è quella emotiva e che il numero delle vittime nella lotta quotidiana della vita è molto alto. Sono convinto che in questa situazione la grazia santificante del sacramento dell’unzione degli infermi diventa particolarmente opportuna, se non necessaria.

Per quanto riguarda sorella morte (come la chiamava San Francesco d’Assisi), Gesù ci ha aperto le porte del cielo, e quando un nostro caro muore e ne varca la soglia, dobbiamo guardare in alto, e approfittare di quell’opportunità, per provare a vedere attraverso qualche crepa che rimane, la Vita che sta oltre. A volte non riusciamo a vedere nulla in quel momento e questo fa pensare ad alcuni che la nostra fede sia solo un tentativo di placare il dolore. Non dovremmo preoccuparci. È tempo di parlare di Speranza. Il Signore conosce bene la nostra natura, Lui l’ha creata! Sa quanto ci piacciono le sorprese. Come ci svelerà cosa ci aspetta?

Nella morte, sotto lo sguardo attento dei nostri figli, avremo una magnifica opportunità per educare i nostri figli alla coerenza della fede. Non sto parlando solo di tenere insieme le cose in tempi così difficili. In caso contrario, come viviamo uno dei peggiori effetti collaterali della morte: l’eredità.

Chi non ha sofferto la disgregazione della propria famiglia a causa di un’eredità? Ma come è possibile?! È. A giudicare dalla frequenza degli eventi, si può dire che è quasi inevitabile.


La distribuzione dell’eredità mette completamente in discussione la nostra coerenza di figli di Dio. E il risultato e le conversazioni che occuperanno la nostra vita familiare per giorni e mesi saranno un’esposizione molto chiara della nostra fede ai nostri figli.

Fate molta attenzione a buttare al vento tutti i nostri sforzi per vivere ed educare i nostri figli nella fede per una dannata eredità.

Ricorda che poiché siamo genitori viviamo costantemente in una fuga, ma in questi momenti di tanta incertezza per i bambini, l’attenzione è fissa sul nostro comportamento.

Il modo in cui viviamo questi momenti può essere un punto cruciale nel rafforzamento della nostra fede o nel discredito assoluto a causa della nostra incoerenza.

 

EDUCARE NELLA FEDE

UNZIONE DEGLI INFERMI

Malattia e morte
Nacho Calderón Castro – voce