“Vivere il Vangelo è vivere sperando sempre nel meglio”

Prima di diventare sacerdote, don Francisco Sojos è stato giornalista

Per un certo periodo ha esercitato questa professione, oltre a insegnare in diverse università. Tuttavia, fin da bambino c’è stata una chiamata di Dio che ha sempre cercato di nascondere o rimandare. Finché un giorno non poté più dire di no e andò a parlare con il vescovo. Grazie all’aiuto della Fondazione CARF, è stato mandato a Roma per diventare sacerdote, dove ha studiato prima per il baccellierato in teologia e poi per la licenza.

Tornato in Ecuador, in particolare nella diocesi di Guayaquil, padre Sojos ha esercitato importanti responsabilità pastorali, sia nel campo della comunicazione che come insegnante in seminario. Oltre a essere stato assegnato a diverse parrocchie, attualmente è rettore della cattedrale diocesana.

Situazione sociale e religiosa in Ecuador

Don Francisco ritiene che la situazione sia complicata, con problemi presenti in tutta l’America Latina e anche a livello globale. Negli ultimi anni, in Ecuador si è registrato un significativo aumento della violenza, che ha raggiunto livelli preoccupanti. Questo fenomeno, che costituisce un profondo problema morale, si intreccia intrinsecamente con la messa in discussione delle fondamenta della società, dando origine a pensieri e ideologie distruttive.

La salute della Chiesa in Ecuador

In Ecuador c’è molta fede. “Guardi, io sto cinque minuti davanti alla porta della cattedrale a qualsiasi ora del giorno e, per me, è un’iniezione di speranza. Perché? Perché la gente non smette mai di entrare. Non entrano per perdere tempo, ma per cercare la cappella del Santissimo Sacramento, che è sempre piena. Vengono a cercare un momento di preghiera, ad aspettare la Santa Messa o a confessarsi.

Il 50% dei cattolici partecipa alla Messa ogni domenica. Una cifra molto alta, nonostante le sfide della secolarizzazione e l’avanzata dei gruppi evangelici. C’è anche un alto tasso di ritorno di persone che, dopo aver aderito a sette, tornano alla Chiesa cattolica quando si rendono conto che qualcosa non va.

Il dono della fede

Don Francisco Sojos sa di essere protetto dal Signore. Il suo più grande dubbio di fede è durato solo pochi secondi, all’età di 15 anni, quando ha letto il libro Il cavallo di Troia. Gli venne il dubbio che la Chiesa non fosse stata fondata da Cristo. Immediatamente si rese conto della “spazzatura” che stava leggendo e lo gettò via. Nella sua famiglia, una famiglia che celebrava la Messa domenicale, non ci sono mai stati dubbi sulla fede e la religiosità era vissuta come una cosa ovvia. Faceva parte della vita quotidiana.

Vocazione al sacerdozio

Per quanto riguarda il sacerdozio, la sua vocazione è sempre stata presente. Ma si è concretizzata solo a 28 anni, quando ha deciso di entrare in seminario. Per sette anni aveva studiato giornalismo e filosofia all’Università di Los Andes, in Cile. Per altri tre anni ha lavorato come docente in diverse università e su progetti di comunicazione propri. “Quando gli è venuto in mente il sacerdozio, ha detto ‘per dopo, per dopo’”.


La chiamata definitiva è arrivata durante un programma televisivo in Cile. Incontrò un compagno di università che stava studiando per diventare sacerdote. Gli chiese se non avrebbe dovuto già entrare in seminario. Tornato in Ecuador, ne parlò con il vescovo, che decise di non mandarlo al seminario di Guayaquil, ma di mandarlo a Roma per fare tutto il seminario al Collegio Internazionale Sedes Sapientiae e per studiare alla Pontificia Università della Santa Croce.

Per don Francisco, l’esperienza a Roma è stata meravigliosa, conoscere la Chiesa, conoscere la sua profondità, Roma, seminaristi e sacerdoti di tutto il mondo, con tanti modi di vivere fedelmente il Vangelo. Apre il cuore e la mente per comprendere più profondamente il Vangelo e la missione di evangelizzazione. La formazione presso la Pontificia Università della Santa Croce gli ha trasmesso un profondo amore per la dottrina e la liturgia, trasmettendogli l’importanza di non deviare dalla dottrina e di rispettare la liturgia come elemento che appartiene alla Chiesa, non al sacerdote.

I momenti più importanti come sacerdote

“Spero che non siano ancora arrivati, ma che debbano ancora arrivare. Vivere nel Vangelo significa vivere sempre sperando nel meglio. Se il meglio è già arrivato, allora verso dove cammino? Sto camminando verso il cielo, quindi il meglio non è ancora arrivato.

Quando tornò da Roma come diacono, il vescovo gli affidò subito la ricostruzione di una parrocchia distrutta. Qualche mese dopo, lo nominò portavoce dell’arcidiocesi di Guayaquil per gestire la comunicazione e i rapporti con la stampa in un momento politico molto conflittuale, in uno scontro tra il governo e la Chiesa sulla nuova costituzione.

Francisco Sojos è stato anche direttore di Radio Católica Nacional, un periodo difficile perché doveva essere responsabile di una parrocchia e recarsi a Quito, nella sede della radio. Si trattava di un viaggio di andata e ritorno nello stesso giorno.

Dopo dieci anni in una parrocchia molto frequentata, è diventato recentemente rettore della cattedrale di Guayaquil.

Di cosa ha bisogno un sacerdote per non soccombere ai pericoli che deve affrontare oggi?

In relazione alle sfide che un sacerdote deve affrontare oggi, sottolinea l’importanza di avere buoni amici sacerdoti per evitare l’isolamento e sottolinea la necessità della prudenza, una virtù che dovrebbe moderare la vita e prevenire i rischi del mondo. Di fronte alla crisi della Chiesa, propone di invertire la situazione attraverso l’amore per Cristo, sottolineando che essere un evangelizzatore implica parlare per amore personale di Dio. Chi è innamorato di Cristo convince di ciò che ama. Parlare dell’amore per Dio, piuttosto che predicare teorie, è la chiave per essere un evangelizzatore convincente.

Fondazione CARF: Aiutateci a formare sacerdoti diocesani dell’Ecuador per servire la Chiesa nel mondo.