“Istituire l’inviato speciale per la libertà religiosa”

Richiesta formale al Governo italiano da parte della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre

libertà religiosa
Una chiesa distrutta dagli islamisti a Mosul © Vatican News

In una nota firmata dal presidente di Aiuto alla Chiesa che Soffre Italia, Alfredo Mantovano, e dal direttore, Alessandro Monteduro, la fondazione pontificia chiede al Governo italiano di istituire la figura dell’Inviato Speciale per la libertà religiosa. Una richiesta che scaturisce dalla necessità di difendere un diritto fondamentale dell’uomo, alla luce dei dati allarmanti dell’ultimo rapporto pubblicato poche settimane fa.

Secondo il Rapporto 2021 sulla libertà religiosa nel mondo di Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), infatti, in 62 Paesi su 196 avvengono violazioni molto gravi della libertà religiosa. Il 67% circa della popolazione mondiale, pari a circa 5,2 miliardi di persone, vive in nazioni in cui tale diritto umano è seriamente minacciato.

La rete jihadista

La causa principale è la progressiva radicalizzazione del jihadismo nel continente africano, specie nelle aree sub-sahariana e orientale. Violazioni della libertà religiosa si sono verificate nel 42% delle nazioni africane. Burkina Faso e Mozambico rappresentano due casi eclatanti. Questa radicalizzazione non si limita all’Africa. È infatti in atto un consolidamento di un network islamista transnazionale che si estende dal Mali al Mozambico, dalle Comore nell’Oceano Indiano alle Filippine nel Mar Cinese Meridionale, per creare un sedicente califfato transcontinentale.

La crescita degli autoritarismi

Anche la persecuzione religiosa da parte dei governi autoritari si è intensificata. La promozione della supremazia etnica e religiosa in alcune nazioni asiatiche a maggioranza indù e buddista ha contribuito a intensificare l’oppressione ai danni delle minoranze. Spesso i componenti di tali minoranze sono di fatto cittadini di serie B. L’India rappresenta il caso più eclatante, ma anche Pakistan, Nepal, Sri Lanka e Myanmar applicano tali politiche.


Non si può inoltre sottovalutare il profondo impatto della pandemia da COVID-19 sul diritto alla libertà religiosa. I governi hanno imposto misure straordinarie, applicando in alcuni casi limitazioni sproporzionate al culto religioso, specie se confrontate con quelle imposte alle attività secolari. In alcuni Paesi, come il Pakistan e l’India, le minoranze religiose non hanno avuto aiuti umanitari. La pandemia è stata inoltre utilizzata specie nei social network quale pretesto per stigmatizzare alcuni gruppi religiosi accusati di aver diffuso o addirittura causato la diffusione dell’infezione.

Diritto inviolabile

La reazione delle istituzioni nazionali e internazionali appare esitante e tardiva, anche se vi sono segnali positivi. Il 28 maggio 2019 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione per istituire il 22 agosto come Giornata internazionale di commemorazione delle vittime di atti di violenza basati sul credo religioso. E’ stata la Polonia a formulare la proposta con il sostegno di Stati Uniti, Canada, Brasile, Egitto, Iraq, Giordania, Nigeria e Pakistan. Gli Stati Uniti hanno promosso l’Alleanza Internazionale per la Libertà Religiosa. L’Ungheria ha istituito un Segretariato di Stato per la Persecuzione Cristiana. Infine, molte nazioni, come Danimarca, Paesi Bassi, Stati Uniti, Norvegia, Finlandia, Polonia, Germania e Regno Unito, hanno istituito o riattivato la carica di Ambasciatore per la libertà religiosa e la fede.

La fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre chiede dunque al Governo italiano di istituire la carica di Inviato Speciale per la libertà religiosa. Lo scopo è duplice. Da una parte, assumere un ruolo identificabile e incisivo a livello internazionale. Dall’altra, confermare che il diritto di professare liberamente la fede religiosa, riconosciuto dall’art. 19 della Costituzione italiana, non è circoscritto nell’ambito dei confini nazionali ma, al contrario, deve essere promosso in ogni sede internazionale, nazionale e locale, quale diritto inviolabile di ciascuno.