Digiuno e preghiera per l’Afghanistan

A Roma veglia con la testimonianza di padre Scalese, a lungo missionario nel Paese asiatico

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Mons. Palmieri (C) Usmi

Nel giorno in cui la Chiesa fa memoria della Madonna Addolorata, la Diocesi di Roma propone per mercoledì 15 settembre una giornata di digiuno, preghiera e solidarietà per il popolo afghano. Alle 21, nella comunità parrocchiale dei Santi Fabiano e Venanzio, si svolgerà un momento di preghiera che sarà presieduto dall’arcivescovo monsignor Gianpiero Palmieri, vicegerente della diocesi di Roma. Porterà la sua testimonianza padre Giovanni Scalese, barnabita, superiore della Missio sui iuris in Afghanistan. Il religioso è stato a lungo missionario nel Paese asiatico ed è tornato in Italia dopo che i talebani hanno riconquistato il potere. Telepace (canale 73 e 214 in hd; www.telepace.it) trasmetterà in diretta la celebrazione. Diretta streaming anche sulla pagina Facebook della diocesi di Roma.

L’appello di mons. Palmieri

La diocesi accoglie così l’appello lanciato nei giorni scorsi da Papa Francesco. Il vicegerente lo sottolinea nella lettera inviata nei giorni scorsi alla comunità diocesana. «È sotto gli occhi di tutti noi – scrive monsignor Palmieri– il dramma del popolo afghano. La loro storia travagliata, l’abbandono a se stessi, e la mancanza di prospettiva futura ci fa temere per questi fratelli e sorelle. Come avete potuto vedere dai mass media, sono arrivate moltissime famiglie che necessitano di tutto e chiedono accoglienza».

«Invito tutti voi – è l’accorato appello – ad unirci come Popolo di Dio. Lo faremo pregando anzitutto per i nostri fratelli afghani, chiedendo l’intercessione di Maria, in particolare per le donne, e trasformando il digiuno in contributo di carità per l’accoglienza delle famiglie di profughi».


Accogliere in parrocchia o in famiglia

Quindi un auspicio di solidarietà concreta, devolvendo alla Caritas diocesana il frutto del digiuno. «Siamo in contatto con le istituzioni – sottolinea il vicegerente – e attraverso la Caritas diocesana stiamo cercando di contribuire alle accoglienze; per questo, vi suggerisco di devolvere ad essa il frutto del vostro digiuno e delle offerte che potrete raccogliere. Allo stesso tempo, sarebbe un bel segno evangelico se nascesse anche la disponibilità ad accogliere una persona o una famiglia presso la parrocchia, l’istituto religioso o direttamente in famiglia. La loro speranza viene sostenuta se faranno esperienza della nostra solidarietà».