“Insieme a Benedetto XVI in gita con i panini, come gli scout”

Due libri della San Paolo: il ritratto inedito e la sensibilità di Ratzinger nei ricordi del segretario mons. Xuereb, gli incontri con il vaticanista La Rocca

Benedetto XVI
La presentazione dei libri (C) Acali / Exaudi

“Vorrei che Benedetto XVI fosse ricordato così come è stato nella realtà, senza lasciarsi influenzare da commenti falsati o di chi non si è sforzato di conoscerlo da vicino”. Lo ha detto mons. Alfred Xuereb, segretario particolare di Ratzinger dal 2007 alla rinuncia. L’arcivescovo, attuale nunzio in Corea e Mongolia, dopo essere stato segretario anche di Francesco nei primi anni di pontificato, si è collegato da Seul per la presentazione del suo libro “I miei giorni con Benedetto XVI”. Contemporaneamente, nella sala Marconi della Radio Vaticana è stato presentato anche il libro “Ratzinger. La scelta” del vaticanista di Repubblica Orazio La Rocca. I due libri, editi da San Paolo, sono diversi per stile narrativo ma hanno in comune la cifra dei ricordi personali degli autori, introdotti dal vaticanista di Rai1 Ignazio Ingrao.

Un diario della vita con Benedetto XVI

L’opera dell’arcivescovo maltese è una sorta di diario della vita con Benedetto XVI. “Fin dal primo giorno del mio servizio – ha raccontato mons. Xuereb – il Papa mi ha dimostrato affetto, con uno stile paterno, accogliendomi nel mio nuovo ruolo presso la famiglia pontificia. Voleva farsi raccontare la mia storia, le tradizioni maltesi, soprattutto quelle legate a Natale e Pasqua. Per esempio, apprezzava molto la processione con il Bambinello dei ragazzi del catechismo la notte di Natale. E anche la predica del Bambino che si imparava a memoria e veniva recitata prima della Messa di mezzanotte. Ascoltava compiaciuto quello che gli raccontavo. A sua volta, ci raccontava della sua infanzia, come le visite di San Nicola. ‘Era vestito così bello, dorato – diceva – che non avevamo alcun dubbio che fosse davvero S. Nicola’”.

L’aneddoto dei primi passi da docente

Xuereb ha fatto riferimento al rapporto con il fratello Georg e la sorella Maria a cui era molto legato: “Nei suoi racconti si percepiva il grande affetto reciproco in cui era cresciuto, l’allegria dei concertini dei fratelli”. E poi tanti aneddoti, come quello agli inizi della sua esperienza accademica: “Quando andò dal sarto per farsi fare l’abito da professore, per la sua giovane età non fu creduto, venne rifiutato e scambiato per un alunno”. E Ratzinger non reagì, a dimostrazione della sua umiltà. Ma le confidenze non riguardavano solo il passato: “Spesso a pranzo condivideva particolari delle udienze della mattina, ammirato per le sfide che alcuni vescovi devono affrontare”.

Benedetto XVI inedito

I ricordi di mons. Xuereb sono un’autentica miniera d’oro: “Sono talmente belli che ho sentito la necessità di metterli per iscritto perché non andassero persi. Il libro nasce da qui. Dal profondo affetto filiale e dalla gratitudine verso Benedetto XVI, che non ha mai smesso di essere un ricercatore della verità al servizio della Chiesa. Sulla copertina c’è il mio nome ma il vero autore è Benedetto XVI. Io ho raccolto le parole pronunciate e non coperte da segreto e i racconti da condividere. I particolari delle conversazioni a tavola, l’attenzione delicata per chi lo serviva durante la giornata, il clima natalizio, le sue battute di spirito, l’amore per gli animali, i canti e i ricordi di infanzia aiuteranno a scoprire il profilo umano e spirituale di questo grande uomo”.

Le gite e le barzellette

Nel libro ci sono tanti ricordi: i viaggi, il modo di celebrare la Messa, l’abitudine di confessarsi. “Per noi era un esempio, che anche il Papa sentisse il bisogno di ricorre al perdono di Dio. Come il suo modo di pregare. Il mio ufficio era proprio di fronte alla sua cappella e lasciava la porta aperta. Tra i miei compiti c’era quello di raccogliere le intenzioni di preghiera che arrivavano da tutto il mondo. Gli lasciavo i biglietti sull’inginocchiatoio. Era impressionante vedere il Papa che pregava per tutta la Chiesa”. E poi le gite non programmate, magari ai Castelli: “Un po’ come gli scout, con i panini… era affascinato dalla bellezza della natura e mi chiedeva di raccontare barzellette. Lui era bravissimo a tradurre in tedesco al fratello e anche una delle ultime volte che ci siamo visti mi ha chiesto di raccontargli una barzelletta”.

Un ritratto di Benedetto XVI ben lontano da quello arcigno che hanno dipinto tanti suoi detrattori: “Era riservato ma non severo, per esempio ringraziava sempre. Era ligio al suo dovere ma mai severo con gli altri. Amava sdrammatizzare”.


“Lo scopo principale del libro – ha detto Xuereb – è dire ai lettori ‘questo è l’uomo che ho avuto il privilegio di conoscere’. Non ci troverete nessuna informazione riservata: vorrei solo far scoprire la sensibilità e il tratto, l’animo di un pontefice la cui immagine pubblica è nota in modo parziale o falsata da intenzionali alterazioni”.

La rinuncia

Xuereb racconta anche il capitolo della rinuncia. “Aveva un’ammirevole pace interiore. Non potrò mai dimenticare. Mi chiamò nel suo ufficio, mi fece sedere e già lì capii che si trattava di qualcosa di serio. Me lo comunicò. Era deciso. Pensai: ma perché non riflettere ancora un po’, poi ho capito che ci aveva pensato molto. E ho ricollegato un fatto. La mattina, prima della Messa alle 7, aspettavamo i rintocchi dell’orologio del cortile di S. Damaso. Negli ultimi tempi Benedetto rimaneva raccolto e iniziava la celebrazione con qualche minuto di ritardo. Avevo la sensazione che pregasse per qualcosa di molto importante. Poi ho ricollegato tutto. La decisione della rinuncia deve apparire nella giusta luce. Non fu mancanza di coraggio ma grande amore per la Chiesa. Ho sperimentato la sua audacia e ne do testimonianza”.

“Nel cuore ho il dolce sguardo e l’affetto quando mi ha ricevuto il 12 settembre scorso, seduto in poltrona. Ho vissuto la sua agonia in raccoglimento e preghiera. Dopo la sua morte ho celebrato la Messa in una parrocchia qui a Seul e ho detto che ero certo che in Paradiso c’era una grande festa, che la Madonna lo ha accolto per portarlo da Gesù che lui ha servito tutta la vita. Spero che queste pagine spronino a imitare la sua umanità e le sue virtù cristiane. Il suo pensiero, mai banale, continuerà a essere un riferimento per la Chiesa”.

La Rocca: “I nostri incontri all’alba”

E dai ricordi personali è partito anche Orazio La Rocca: “Gli dovevo questo libro – ha spiegato – perché la mia carriera la devo a lui”. Da cronista di razza, quando a Repubblica, giornale laico, gli chiedevano servizi sul Vaticano, La Rocca decise di intervistare l’allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede.

Dopo inutili tentativi tramite i segretari dell’epoca, si piazzò sotto l’abitazione del cardinale: “Era mattiniero. Alle 6.30 usciva di casa per andare a lavorare. Aveva una grande disponibilità, ricordo le chiacchierate sotto l’obelisco in una piazza S. Pietro deserta. E parlavamo di tutto. Quando fu rivelato il terzo segreto di Fatima, per esempio, gli chiesi se i fedeli erano obbligati a credergli. E mi disse assolutamente no: la fede non è legata al miracolo. In poche parole mi fece capire l’essenza della fede. Altre volte declinava gentilmente. Una volta si alzò ‘tardi’, uscì alle 7 con l’autista e mi disse ‘Oggi non possiamo parlare, ho un forte mal di denti e devo andare dal dentista”.

“Ho avuto con Ratzinger un rapporto grazie al quale ho acquisito meriti, perciò glielo dovevo”. Un libro pensato per il decimo anniversario della rinuncia dal quale traspare l’affetto e la stima per Benedetto XVI. Troppo spesso denigrato senza motivo. Lo stesso La Rocca ha raccontato un aneddoto familiare: “Alcuni parenti a cena mi chiesero a cosa stavo lavorando e gli dissi che stavo scrivendo questo libro su Ratzinger. ‘Ah, non mi piace’, mi rispose uno. Ma hai mai letto cosa scrive? ‘no, ma non mi piace’. E invece resterà un gigante, al di là di ogni pregiudizio”.