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21 Aprile, 2025

3 min

Munilla: ‘Adolescenza cronica’ o ‘maturità in Cristo’

L'immaturità come sintomo di una società senza direzione e la chiamata a una pienezza che può essere raggiunta solo in Cristo

Munilla: ‘Adolescenza cronica’ o ‘maturità in Cristo’

Durante la scorsa Quaresima abbiamo ricevuto molti commenti sulla serie Netflix ADOLESCENCE. Questi sono solo quattro capitoli che mostrano, in tutta la loro crudezza, i rischi a cui vanno incontro gli adolescenti nella nostra cultura occidentale.

I due temi che scatenano la crisi della tredicenne protagonista della serie sono, da un lato, la pressione dei social network, diventati un mondo sotterraneo; e in secondo luogo, la deturpazione della sessualità, causata in gran parte dalla diffusione della pornografia e di altri modelli innaturali su Internet. Al di là della sceneggiatura di questo film, è ovvio che la tensione tra social media e pansessualismo è devastante per gli adolescenti.

Tuttavia, la mia intenzione qui non è quella di discutere del periodo della maturazione umana che chiamiamo adolescenza, bensì del rischio di una “adolescenza cronica”, cioè dell’immaturità come stadio permanente.

Papa Francesco ha affermato che la maturità di una persona si esprime in tre linguaggi: 1. Il linguaggio della “testa”: penso quello che sento e faccio. 2.- Il linguaggio del “cuore”: sento ciò che penso e faccio. 3.- E il linguaggio delle “mani”: faccio quello che sento e penso.

In definitiva, la maturità richiede l’integrazione di ciò che pensiamo, di ciò che sentiamo e di ciò che facciamo. Qualcosa che è sempre più difficile da realizzare nella nostra cultura iperemotivista, che ha rinunciato a rispondere alla domanda sul senso della vita. La maturità si raggiunge solo quando si trova un equilibrio tra la ricerca del piacere, il senso del dovere e il principio di accettazione della realtà.  In definitiva, la maturità richiede di superare la tendenza narcisistica prevalente, imparando a vivere in famiglia e nella società. Implica la capacità di riconoscere che possiamo ferire gli altri e di scoprire che la nostra vocazione sta nel dimenticare noi stessi, nello scoprire che siamo per gli altri.

Trovo significativo che la serie ADOLESCENCE abbia rinunciato a integrare nella sua sceneggiatura il tema del senso della vita e delle necessarie risposte morali, limitandosi a descrivere la situazione. Questo è esattamente ciò che accade nella nostra società, dove ci aggrappiamo al problema dell’aumento esponenziale della crisi adolescenziale, ma non ci rendiamo conto che il problema non finisce a 18 anni, ma riguarda tutti noi. Vale a dire che il grande problema risiede nell’immaturità degli adulti. Non siamo in grado di dare la risposta adeguata, perché nessuno può dare ciò che non ha. Non c’è dubbio che molti adulti soffrano della “sindrome di Peter Pan”: fuga dalle responsabilità, dipendenza affettiva, comportamenti a rischio, scarsa tolleranza alla frustrazione, mancanza di autocritica, ecc. In breve, un’immaturità cronica.

A questo punto dobbiamo porci le seguenti domande: la maturità è alla nostra portata? Siamo condannati all’immaturità? Noi cristiani crediamo fermamente che questa domanda trovi risposta in Cristo risorto, vera immagine della maturità umana. Gesù Cristo non è solo una promessa di vita eterna, ma è il donatore di vita in pienezza. È importante sottolinearlo, poiché l’attuale perdita di speranza ha portato molti a smettere di interrogarsi sull’aldilà, e un film come ADOLESCENCE ci porta a chiederci se esista una vita prima della morte.

Certamente la risposta è in Gesù Cristo, l’uomo nuovo. Non solo abbiamo bisogno di contemplare e imparare dalla sua maturità nel Vangelo, ma abbiamo anche bisogno della sua grazia per realizzarla.  Così afferma un testo emblematico del Concilio Vaticano II: «In realtà, il mistero dell’uomo si chiarisce solo nel mistero del Verbo incarnato. Adamo, infatti, il primo uomo, era figura di quello futuro, cioè di Cristo Signore nostro (…). Egli è l’uomo perfetto, che ha restituito alla discendenza di Adamo la somiglianza divina, deturpata dal primo peccato». (Gaudium et Spes 22).

Vi auguro a tutti una felice Pasqua, che porti con sé la grazia di raggiungere la maturità in Cristo.

+ José Ignacio Munilla, Vescovo di Orihuela-Alicante

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